Duello d'amore per la vita

Duello d'amore per la vita «Anna dei miracoli» a Borgio Verezzi rinnova la vicenda Anni 50 Duello d'amore per la vita ElaD 'Abbraccio è spietata con affetto OsvaldoGuerrlerl Inviato a B3RGI0 VEREZZI | Ogni volta che «Anna ibi miraco�li» arri\ia in sce�na, ci li chiede: ancora? Come se questo dramma oell'anericano Williarr Gibson, scritto alla fine degli AnniCinquanta con l'occhio juntatQ sul�l'istrionismo del�le primedonne, non uscisse mai dai repertori e affollassei cartello�ni. Invece, Io sape�te, non è cosi. Le sue rappresenta�zioni tono rare. L'ultima, salvo er�rore, ri,.ile a una deema d'anni fa, ciffidau a Marian�gela Melato. Ma esiste questa cu�riosa sensazione, c'è questo curioso senso d'invaden�za e d'insopporta�bilità. Quasi aves�simo a che fare con un ospite mo�lesto. Però accade che, incontran�dolo nuovamente, l'espile, per qualche motivo o forse sempre per Io stesso motivo, d sorpren�da. La conférma? Cercatela nella piazza S. Agostino di Verezzi, dove «Anna dei miracoli» ha aper�to il 34' Festival teatrale. L'opera è una specie di duello d'amore per la vita. Una bambi�na divenuta cieca, sorda e muta cresce come un animale selvati�co. Incapaci di domarla, i genito�ri assumono una giovane istitutr�ce, il cui compito consiste nell'educare la piccola Helen alle Simona BiancalNsordomuun camf buone maniere, al rispetto di sé e degli ali ri. Lo spettacolo esibisce proprio questo. Al di là di qual�che diversivo li genitori che sem�brano poco soddisfatti dei risulta�ti, il contrasto tra il padre e il figlio di primo letto, i fantasmi dcU'istilutrice Anna) Gibson ci costringe ad assistere a una lun�ga seduta terapeutica, oscillante tra successi e insuccessi, tra vio�lenza e dolcezza, tra speranze e rimorsi. Ed è questa sorta di giallo terapeutico che finisce p t impa�dronirsi della nostra partecipa�zione. Vediamo Helen sedere fi�nalmente a tavola, mangiare nel proprio piatto e non più in quello altrui, ripiegare il Uivagliolo. Ma Anna ci dice che non basta. Fin�ché la bambina non sarà in grado di dare un nome alle coso e di mettersi in rapporto mentale con il mondo, il suo lavoro sarà stalo srivo di senso. E' chiaro che l'obiettivo sarà raggiunto, ma a prezzo altissimo: isolamento, so�praffazione, violenza fisica, cru�deltà psicologica. Dinanzi a questo campionario di sentimenti forti ed elementari, il regista Francesco Tavassi pro�cede per una strada a sua volta forte ed elementare. Assume «An�na dei miracoli» nella nuda lette�ra e ce la restiuisco in un duna abbastanza selvaggio, in cui la fisicità, il sudore, le viscere san�no fare a meno di ogni altro elemento. Sulla scena di Alessan�dro Chiti, che alterna vari am�bienti con l'uso delle piattaforme girevoli, dà via libera all'erompe�re di una teatralità diretta, velo�ce, sostenuta in massima parte da Mariangela D'Abbraccio e da Simona Biancalana. La D'Abbracdo ha il fisica e il temperamento giusti per il ruolo dell'istitutrice spietata per amore. La piccala Biancalana è soprendente nel ruolo di Helen: selvatica, violen�ta, «sgradevole» nel parossismo psicotico. A volte il gioco imboc�ca la via dell'eccesso, ma le due protagoniste tengono la corda tesa e fanno perdonare, con il loro slancio, la disuguaglianza degli altri. Intanto, come ogni anno, è stato assegnalo il premio «Vcrelium» all'attore che si sia particolarmente distinto nell'ulti�ma stagione di prosa. II riconosdmenlo e andato a Milena Vukolic perle su? irterpretazioni in «Pri�ma della pensione! di Thomas Bernhard e per «Notte di grazia scendi*, tre monologhi di Samuel Beckelt. Nella storia della bimba sordomuta e della sua maestra un campionario di sentimenti forti, elementari, chiari Simona Biancalana e Mariangela D'Abbraccio a Borgio

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