«Share economy? Sì, ma con misura» di Marina Cassi

«Share economy? Sì, ma con misura» IL PRESIDENTE DELL'UNIONE INDUSTRIALE DI TORINO «COINVOLGERE I LAVORATORI EVITANDO I PASTICCI» «Share economy? Sì, ma con misura» Pininfarìna: niente cogestione intervista Marina Cassi TORINO Il presidente della Federmeccanica, Andrea Pininfarìna, è da ieri alla guida dell'Unione Indu�striale di Torìno, la seconda in Italia. Da questa città dove l'industria è fatta di settori forti e di nicchie prestigiose della nuova economia, e dove lo scon�tro capitale-lavoro ha storica�mente conosciuto le sue asprez�ze maggiori riflette su competi�tività, immigrazione. Europa, contratti cercando una fisiono�mia per la sua associazione in una realtà che cambia veloce�mente. Dice: «Dobbiamo rappresen�tare tutte le imprese anche quelle della net economy, un problema che condividiamo con il sindacatoi. Ingegnere, a proposito di novità, che cosa pensa del�la proposta del Governato�re della Banca d'Italia, An�tonio Fazio, di legare sti�pendi e orari ai cicli azien�dali e economici? Alcuni sindacalisti replicano che in quel caso i lavoratori dovrebbero poter contare di più nelle scelte delle imprese. «Credo che la decontribuzione sulla parte variabile di salario, già oggi legato al risultato azien�dale, debba crescere. Quella di Fazio è una proposta interessan�te che non può che portare a un maggior coinvolgimento del la�voratore. Ma c'è un però». Dica. «Non penso, e in questo sono d'accordo con Cofferati, che ci si possa spingere fino alla coge�stione; ingarbuglierebbe il go�verno delle imprese e non tutele�rebbe comunque il lavoratore il cui rappresentante nei consigli di amministrazione sarebbe sempre minoranza. Sono invece d'accordo con le stock option che però, come dice la parola, devono essere assolutamente su base volontaria». Lei appena può parla di crisi di competitività delle imprese. Perché? «Guardi che non lo faccio, come dice qualcuno, per scopi stru�mentali. C'è una vera e propria emergenza competitività che le imprese sentono a ogni contrat�to, a ogni offerta che fanno. I margini si riducono rispetto ai competitori europei. E non mi voglio sentir dire che i salari italiani sono bassi rispetto a altri; è la dinamica del costo del lavoro che induce, oltre a altri elementi quali le infrastruttu�re, perdita d�competitività». A proposito: la stagione contrattuale integrativa, tranne rare eccezioni, non va avanti e a fine anno si ridiscuterà il biennio eco�nomico di parecchi contrat�ti tra cui quello dei me�talmeccanici. Anche alcu�ni sindacalisti, come il se�gretario Uil Angeletti, so�stengono che questo pas�saggio si potrebbe saltare. Lei che cosa ne pensa? «Non serve se chi lo propone pensa di contrattare ogni quat�tro anni invece di due una cifra doppia, cosi si litigherebbe solo un po' meno di frequente. Serve se si fanno anche altre cose per evitare le sovrapposizioni di livelli contrattuali». Lei è contrario ai due livel�li di contrattazione? «In questo momento sono le richieste del sindacato negli integrativi a mettere in crisi in modo automatico i due livelli. Ripeto se si pensa di fare verten�ze che esulano dallo spirilo del premio di risultalo legato all'an�damento delle aziende si mette in crisi il sistema contrattuale; se invece si rimane legati al fatto che il contratto nazionale recupera l'inflazione e l'azien�dale è variabile allora l'attuale sistema contrattuale può anche andare avanti». Gli imprenditori, soprat�tutto quelli del Nord-Est, si lamentano di non trova�re manodopera; la soluzio�ne è l'immigrazione? «L'immigrazione è un fenome�no naturale e necessario soprat�tutto in un Paese come l'Italia dove la natalità è mollo bassa, e credo che se vogliamo far torna�re le nostre aziende al medio evo possiamo decidere di chiu�dere le frontiere e organizzare le ronde ami immigrati. Ma attenzione: l'immigrazione non va confusa, come si sta facendo, con la sicurezza: sono due que�stioni distinte e come tali vanno trattate». E' un problema comune al�l'Europa nella quale si sta molto dibattenao del futu�ro dell'Unione. Lei quale posizione ha sull'allarga�mento a Est? «Credo che prima si debbano uniformare le regole tra i 15 e poi aprire a altri: ina la pressio�ne politica capovolgerà le cose. Sono molti i temi su cui lo stesso Monti solitala noi im�prenditori a dire la nostra. Ne elenco solo alcuni: se e come eleggere la Commissione, quale ruolo ha la Bce, come si rappor�ta al governo dell'economia eu�ropea». C'è un tema che il presiden�te della Confindustria D'Amato ritiene molto im�portante, quello citila lotta al lavoro nero. Lei è d'accor�do con le sue proposte? «Si perché si tratta di una sleale concorrenza tra imprese od è già più che sufficiente quella leale. Però credo che si debba evitare un rischio: creare una situazione in cui il condono diviene l'unica soluzione. Uno si condona, poi rientra nel som�merso, si ricondona e cosi via». Come si evita questa spira�le? «Rendendo tollerabile per le imprese il livello dei contributi e della pressione fiscale». «Ora i due livelli di contrattazione li mette in crisi il sindacato stesso» Andrea Pininfarìna

Persone citate: Andrea Pininfarìna, Cofferati, Ingegnere

Luoghi citati: Europa, Italia, Torino