AMATO all'Europa non serve un sovrano di Barbara Spinelli

AMATO all'Europa non serve un sovrano AMATO all'Europa non serve un sovrano intervista Barbara Spinelli QUALCHE impressione di Giuliano Amalo, possibi�le candidalo doll'Ulivo al�la presidenza del Consìglio, possibilo avversario di Berlu�sconi nelle elezioni dol 2001. E' politico di Riandò finezza, abi�tuato allo disputo intollottuali, al ponsioro intonso: chiunque trascorra con lui un tempo non dominato dalla fretta ha modo di constatarlo. E' il motivo por cui vìon chiamato dottor Sotti�le. Questo ò il tontnlivo di capire quale sia la sua soltigljezza, sullo quostioni che ri�guardano l'Europa. Ecco qualChe appunto provvisorio. Sullo Wi.ondè ouropoo. Amato ha un'ambizione preminente: vuo�le ossero un roalista, non un utopista. Al tempo stesso vuole pensare il nuovo, il mondo in mutazione, con spirita non ortodosso, originalo. I.a .sua sotti�gliezza, qui, si Intensifica sino ad aggrovigliarsi o a scindersi in duo: ossa lo induco all'estre�mo pragmatismo, o a l'ormo non mono estremo di astrattez�za. Amalo non intendo parteci�pare a quello che chiama il «festival canoro» dol federali�smo! della Costituziono sovranazionale. Tutti questi proget�ti li considera nobili ma pe. 'en�ti, por il semplice l'alto che l'insiomo dell'Unione non li condivido: nò tutti gli Stati membri, nò i Paesi candidati. Non so so chiamare pragma�tismo o realismo la sua scolla: in questa conversazione, il Pre�sidente fa capire che i progetti possono essere arditi, ma che por superare rI�ostacoli in politica occorro nasconderli, dissimularli. Misogna agire «co�me so», in Europa: come se si volessero poche coso, por oltonorno mollo. Come se gli Stali restassero sovrani, )or convin�cerli a non esser o più. La Commissione di Hruxollos, ad osompio, devo agiro come se l'osso un organo tecnico, per poter operare alla stregua di un governo. E cosi via, dissimu�lando e sottacendo. Più che il festival canoro. Amalo sembra ril'uggire l'arena pubblica, il rischio dollu parola. «Io volo bassO) io faccio proposto mino�ri» ripelo por poi lasciar inlondere che questa è una tattica por meglio passare nitraverso lu «porta stretta». La porta stretta ò la conforonza dol dicembre prossimo a Nizza, dove i capi distato e di gover�no dovrebbero approvare un'avanguardia di Stati che collaborino più strettamente do^li altri. Avanguardia che lui chiama «cuore dell'Unione». Siccome sarà necessaria l'una�nimità per costituirlo, la pru�denza ù di rigore o accanto ad ossa l'astuta prudenza. Fino a quella data bisogna fare «come se». Amato insisto su quello forche caudino: c'ò por lui un prima, e un dopo la «porta stretta». Fino a quel giorno, egli vuole sfruttare lo infinito risorse dei camuffamenti. Ma come abbiamo visto, la sua sottigliezza non si esauri�sce nel realismo tattico. Amato medita in realtà a un mondo mutante, astratto dall'oquilibrio di potenze che governa tuttora I Occidente: medita su un mondo cho chiama post-hobbosiano, post-sovrano, orbo di gerarchie. Ci è sembrato strega�to da questa speculazione men�talo, al punto di divenirne prigioniero. Di qui la sua criti�ca dei federalisti, colpevoli di credere ancora che gli Jtati Uniti d'Europa nasceranno da un trasferimento delle vecchie sovranità a una sovranità supe�riore, sovranazionalo. Secondo Amato simile trasferimento è oggi impensabile: nerché la sovranità che si porae sul pia�no nazionale non passa ad alcun nuovo soggetto. E' affida�ta a entità senza volto: la Nato, l'Orni, infine l'Unione. L'Uniono è all'avanguardia noi mondo mutante: indica un futuro di Prìncipi senza sovranità. Sopravanza in questo senso gli slessi Slati Uniti, legali alla vecchia idea del Principe, inca�paci di abbracciare il nuovo: lo si vede noi loro rapporti con l'Organizzazione intemaziona�le t ol commercio o nel loro rifiuto della Corte penalo inlornazionale. Il nuovo è senza tosta, o chi ha i comandi non è ufforrabile no eleggibile. Que�sta intervista ò la disputa fra chi crede alla vecchia sovrani�tà, e chi non ci crede più. Amato 0 anche questa singola�re mescolanza: di furbizia e di non confessato utopismo, di pessimismo sulle idee foderalisto o di ottimismo sul Nuovo Mondo cho spontaneamente e inoluttubilmonto va verso lidi migliori, togliondo scettri al Principe. Di fatto la metamorfo�si ò ei.i fra noi; basteranno alcuni ritocchi, o molta, molta furbizia. Perché i più non sun�no, che il Mondo Nuovo già esisto. Non stupisce in questo qua�dro cho Amato sombri relativa�mente poco interessato alla politica estera, che lascia faro a Dini senza commenti. Cho pur condannando lo vittime civili della guorra in Cecenia prenda por buone le spiegazioni di Putin, o neghi che il Cremlino sia impelagato In un conflitto coloniale. Per eccesso di furbi�zia, o por fiducia nell'universo post-sovrano, Amato rischia non solo l'immobilità del gover�no italiano, ma la sua non-visi�bilità. Sono gli splendori e i vizi dei Sottili, qttando la sottigliez�za si fa quasi troppo furba. Pur dichiarandosi realistica, essa corre il pericolo di perdere il conlatto con la realtà del pote�re. Giudica storicamente sor�passata la sovranità degli Stati Uniti, e finisce di fatto con l'accettare la loro egemonia, immutata da decenni. Ma lui dico che no, non è lui ma sono i federalisti a ignorare il mondo com'è: «Questo ò l'erroro del federa�lismo europeo. Federalismo che senza dubbio ò stato il grande propellente doll'Unio ne, che in cinquant'anni ha realizzato l'essenziale delle proprio finalità, ma che ha finito col dar vita a una creatu�ra assai diversa da quella che aveva concepito alla fine degli Anni 40. Fondamentalmente, la loro idea ora d�togliere agli Stati una sovranità che por secoli era stala usala corno arma in guerre fratricide, e di fondare uno Stato federale che avrebbe garantito la pace. Da questo punto di vista il loro successo è sicuro: irrevorsibilmento ò slata cancellata l'idea cho un conflitto tra Europei possa ossero risolto con lo ar�mi, e perfino che l'Uniono pos�sa usare lo armi contro un altro " se si proscinde dagli intervonti umanitari -. Dalla cultura europea e stata cancellata l'idea della guerra corno moda�lità della politica. La.sovranità nazionale intosa come potere esclusivo dai pensatori dello Sialo assoluto, da Bodin a Bote�rò è stata progrossìvamonte eroso noi vari insiemi dolio vita comunitaria. Ma s�è pro�dotto un evento completamen�te diverso da quello idealo dai federalisti: non c'ò stato il trasferimento dello sovrunita statali u un livello superiore, come noi caso degli Stati Uniti o dolio Germania, e per questo ritengo cho il federalismo sia uno schema del passato, cho si nutro di una cultura politica non più servibile». E vero, l'Unione cos�com'è oggi non somislia airìslìtuzione pensata dal federalismo. Sono troppo esiguo le sovranazionaliD, e ancora predominan�te il diritto di veto esercitato dagli Stati, e il Consiglio dei ministri rimane preponderan�te. Ma se cos�stanno le cose, perché non accelerare il passag�gio alla sovranazionalita, come chiesto da Joschka Fischer e come adombrato sia puro pru�dentemente da Chirac? «Perché tutti costoro da Fischer ai federalisti si muo�vono nella cultura di ieri: la cultura statuale cos�come si è sviluppata negli ultimi tro seco�li. Ancora pensano che denu�dando gli Stati Nazione della sovranità, questa traslochi a un livello superiore. E' qui che sbagliano. La verità è che il potere sovrano, spostandosi, evapora. Scompare. I poteri sono trasforiti a livelli superio�ri senza che questi diventino sovrani, e per questo io parlo d�trasferimento di funzioni e non di poteri. E' un punto sul quale concordo in pieno con il polito�logo Schmitter, le cui analisi cito sempre: quel che sta pren�dendo forma, e che l'Unione europea prefigura alla perfezio�no, è un nuovo ordine post-hobbesiono. post-statuale. In esso non esistono più singoli, identi�ficabili sovrani. Al loro posto osiate una moltitudine d�auto�rità a diversi livelli di aggrega�zione, a ciascuna delle quali fanno capo diversi interessi dogli esseri umani: livelli cho posseggono competenze ambi�gue, condivise con altre autori�tà. Por Hobbes il suvrnno era subito riconoscibile: ora legato a un territorio, accentrava tut�ti i poteri. Oggi nessuno è più sovrano. Al suo posto abbiamo un'Unione europea multilivel�lo, composta di più soggettivi�tà». Questo sovrano che evapora nel nulla non mi convince, né mi convince l'idea di uno spa�zio lasciato vuoto. Nel vuoto politico si instaura sempre un potere, che ambisco a divenire sovrano. E' il motivo per cui non mi sbarazzerei cosi rapida�mente di Hobbes. E nemmeno di Schmitt, con le sue idee sul sovrano che in casi di emergen�za decide in solitudine. Sch�mitt giustificò cosi l'avvento del nazismo, ma Schmitter mi pare non realìstico. «Ma questa e una visione antiquata, legata agli Stati Na�zione cho i federalisti tanto criticavano o che generarono appunto i dispotismi del seco�lo. Cerchiamo di evitare, per l'Europa, il totalitarismo di un dèmos unico, compatto! Non esisto nel continente, un dè�mos di questo tipo: tanto mono nell'epoca globale in cui si moltiplicano poderose passioni identitarie. Anche qui assistia�mo infatti al tramonto delle identità nazionali esclusive, co�s�come le concep�la Francia della Rivoluzione: la quale Francia si inventò tutti i riti, pur di frantumare le identità subr.azionali. Operazione a suo U'mpo molto assonnata, perché da essa scatur�il concetto della cittadinanza che prescindo dal�ie radici etniche. Ma operazio�ne anacronìstica nell'Europa odierna, dove le identità sono multiplo e un unico dèmos è assente. E' quello che spinge alcuni analisti come Whiler a dire, sbagliando: non ci può essere l'Europa finché non esi�sterà il dèmos. L'identità euro�pea accompagna le identità na�zionali, ma non le elimina. Di un nuovo dèmos totalitario non abbiamo bisogno nel nostro con�tinente, e anche la cultura euro�pea come pensarla, oggi? Di che è fatta?». Capisco bene la critica dello Stato Nazione e delle vecchie sovranità. Ma né l'uno né le altre hanno prodotto solo totali�tarismi: hanno crealo anche la democrazia rappresentativa. Quanto alla cultura europea, meglio passare ad altro: la cultu�ra europea o è universale o non è grande cultura, come già dice�va Goethe. Qui si tratta di fondare istituzioni civili, non cultura o identità. «E' vero, la democrazia è figlia anche dello Stato Nazione e la cultura non può essere che mondiale. Ma lo Stato classico esprimeva prìncipi dotati di poteri esclusivi. Sono questi poteri che oggi si disperdono, senza tuttavia dar vita a una nuova figura sovrana come pen�savano i federalisti». E' il motivo per cui lei sostie�ne che gli Stati trasferiscono non già poteri, ma solo funzio�ni. E' il motivo per cui ritiene che la Commissione deve far politica, ma senza proclamarlo. Di fatto, nel suo disegno i poteri restano in mano degli Stati. «Non è vero. Ripeto che Schmitter ha ragione: spostan�dosi, il potere sovrano cui eravamo avvezzi scompare. Co�s�peraltro si è fatta 1 Europa: creando organismi comunitari senza che gli organi dove sono presenti gli Stati avessero l'im�pressione che si imponesse lo�ro un potere superiore. La Corte di giustizia come organo sovranazionale nacque per que�sta via: fu una sorta di atomica non vista, che Schuman e Monnet infilarono nei negoziati sulla Comunità del carbone e dell'acciaio. La stessa Ceca fu questo: una casuale miscela di egoismi nazionali diventati co�munitari. Non mi sembra op�portuno sostituire questo meto�do lento ed efficace che dà agli Stati una tranquillità non ansiogena nel momento in cui li spoglia di poteri con i grandi salti istituzionali cari a Fischer e ai federalisti. Dice Fischer che Jean Monnet è sorpassato, ma in realtà si fraintende Monnet: egli era un federalista convinto, ma riten�ne prudente nascondere il pre�mo federalismo sotto il federaismo funzionale applicato progressivamente per settori teorizzato da Harold Lasky. Quanto alla Commissione, vor�rei essere chiaro. Per me il ruolo politico doll'esocutivo è indiscutibile. Sono solo convin�to cho lo eserciti al meglio usando i poteri tecnici cho il Trattato le attribuisco in quan�to organo esecutivo. Cos�fece Delors negli anni del massimo sviluppo politico della Commis�siono, tra l'86 e il '92. Quando Delors volle agire esplicitamen�te come governo dell'Unione, dopo il '92, la crisi in Europa fu immediata». «Fischer e i federalisti si muovono in uno schema del passato che si nutre di una cultura vecchia, ormai inservibile» «L'ingresso dei Paesi dell'Est che facevano parte dell'ex impero sovietico e sono oggi regimi democratici è previsto nel 2004? Tra due anni si può già avviare una fase di transizione» «Sta nascendo un nuovo ordine post-hobbesiano dove il potere è in mano a una moltitudine di autorità a diversi livelli di aggregazione» Il presidente del Consiglio Giuliano Amato .