Timbuctu, la vecchia regina delle sabbie e della fantasia

Timbuctu, la vecchia regina delle sabbie e della fantasia AVVENTURA NEL CENTRO DELLA SOLITUDINE DEL MONDO Timbuctu, la vecchia regina delle sabbie e della fantasia REPORTAGI Marcò Aime. NON credo che Calvino aves�se in mente Timbuclu, ma la doppia immagine di Despina (vedi riquadra) sembra fatta su misura per quella che un tempo era la mitica 'regina delle sabbie". Esistono infatti due Timbuctu: una mentale e una reale. La prima vive in uno dei tanti miti di cm si nutre la nostra carenza di immaginazione. Non importa se già nel 1828 René Calile, per inseguire un mito non solo suo, dopo avere sofferto le arsure del Sahara, le fatiche del viaggiare a piedi su spine e sabbia e i sospetti aelle popolazioni locali, rimase deluso da una città sbriciola�la. La storia ha tempi più rapidi della mitologia. Cosi, mentre Tim�buctu andava inaridendosi sotto le frustale del sole, �suoi campi si ammantavano di sabbia e le sue carovane di cammelli venivano su�perale in corsa dai camion, in Euro3a si continuava a soiTiarc sulle jraci di un fuoco acceso in epoca medievale, quando l'atlante catala�no redatto per Carlo V nel 1375 riportava ben chiara una pista che attraversava il Sahara per raggiun�gere il paese del "Rex Molli", come veniva chiamato allora il Mali e Mahmud al-Kali, autore del celebre Tarikh al-Faltash (1520-1599) scri�veva: "Abbiamo sentito dalla mag�gior parte dei nostri contemporanei che al mondo vi sono quattro sulta�ni, a parte il sultano supremo (impe�ratore di Costantinopoli), e cioè i sultani di Baghdad, del Cairo, del Bormio del Mali". Forse era giunta anche in Euro�pa l'eco del pellegfinaggio alla Mec�ca, compiuto nel 1324 dal sovrano Kanka Musa, che lasciò la città con la sua carovana di 8.000 o forse più portatori e centinaia di cammelli schiacciati da due tonnellate e mez�zo di ora. Al-Omari. cronista arabo dell'epoca, racconta cos�l'eco susci�talo da quel viaggio: "Quest'uomo ha riversalo sul Cairo i torrenti della sua generosità. Non vi è stato alcuno, né funzionario di corte né titolare di una carica sultanica qual�siasi, che da lui non abbia ricevuto una somma in oro. Che nobile porta�mento aveva questo sultano, quale dignità e quale lealtà!'. Tanto fu l'oro immesso sul mercato, che il suo valore in Egitto scese del 12,)ii. Ma Timbuctu non era solo una miniera luccicante, mela di avidi mercanti, Timbuctu era un centro culturale da fare invidia all'Europa dell'epoca. Racconta Leone Africa�no, letterato musulmano discenden�te di una famiglia di Granada fuggi�ta a Fez attorno al 1500, che: "In Tombutlo sono molti giudici, dotto�ri e sacerdoti, tutti lien dal Re salariati: e il Re grandemente honora i letterati huomini. Vendunsi anchora molli libri, scritti a mano, che vengono di Barberia: e di quelli si fa più guadagno, che del rimanen�te delle mercanlie". Cosi è nato il mito di Timbuclu. Lo slesso che animò una serie di esploratori come Gordon Laing, Rerté Caillé e'Heinrich Barth che pagarono con malattie e sofferenze l'ansia di raggiungerla. Lo stesso mito che fece scrivere a René Caillé: "La città di Timbuctu divenne il continuo oggetto dei miei pensieri, lo scopo di ogni mio sforzo. Presi allora una irrevocabile decisione: riuscire o morire". Non morì, lui. Camuffato da arabo arrivò a Tim�buctu per trovarvi una città ormai avviata alla decadenza. Caillé tomo a casa carico di gloria, ma con un mito in meno. Il mito però resiste. Ad alimentarlo sono i nuovi carova�nieri, mercanti di avventure da catalogo, che ogni anno si mettono in viaggio per raggiungere un so�gno. Come Caillé molti però riman�gono delusi, perché quella che si mostra al viaggiatore non è una capitale da Eldorado, ma un dedalo di strade invase dalla sabbia su cui si getta l'ombra di case in terra eternamente in riparazione. C'è po�co da sognare. Niente di visibile eccita la fantasia. Come in un gioco di specchi bisogna lasciarsi prende�re dal mito per apprezzarne il fasci�no. Ricordo un bambino sul piazza�le di Sankorè che si era fermato a chiacchierare per spiegarci che quel�la che stava davanti a noi era la moschea più antica d'Africa. Poi, serio, conclusi»: "Timbuclu c'est lourde d'histoire'.Le magliette die i venditori ambulanti offrono ai turi�sti portano la scritta Timbuclu Ja nìkterieuse. la stessa che compare sul timbro die le poste locali metto�no sui francobolli. Anche le autorità locali devono essersi convinte di vivere in una città davvero appesan�tila dalla sua storia. Una storia quotidianamente negata dal presen�te, da un deserto sempre più arro�gante e da un isolamento che nelPera delle comunicazioni diventa pesante. In tutta la città si vedono scritte che denunciano l'enclavement, che chiedono la costruzione di una strada [jermanente che colleghi la città a Bamako. L'attuale pista è praticabile solamente duran�te la stagione secca. Il fiume nel I)eriodo ini febbraio e maggio non è navigabile si? non con piccole imlwrcazioniEsistono ire voli aerei setti�manali, ma costano troppo per la maggior parte della gente del postoBasla osservare i volli della gen�te per strada per comprendere il cosmopolitismo del passato, eppu�re, paradossalmente, oggi Timbuc�tu, la città dove ognuno è straniero, dove un tempo si incontravano quelli che navigavano in piroga con quelli che viaggiavano in cammello, soffre del male peggiore die potesse capitarle: l'isolamento. Ma è l'isola�mento elio dà fascino al viiiggio del turista' e lo trasforma da semplice spostamento nello spazio in espe�rienza. E Timbuctu vive ancora oggi nella strada che si percorre per raggiungerla e nell'idea di andarci. Una volta il viaggio iniziava in qualche piazzale polveroso del Maghreb, tra i bramili dei cammelli e il loro ruminare sordo. Tra l'ondeggia�re lento dei caffetani dei mercanti che caricavano gli animali di merci e otri piene d'acqua. Poi il cammi�no, lungo, lunghissimo. Timbuctu 52 giorni" c'è scritto su un cartello a Zagora, nel Sahara marocchino. Og�gi per andare a Timbuctu si parte dal caos polveroso e intossicante di Bamako, a poche ore di aereo dal caos lucido e freddo dell'EuropaPoi una lunga strada asfaltata con�duce a Mopli, il porto sul Niger e di (jui ci si imbarca su una delle tante piroghe che trasportano genti e merci verso est. Se la celebre risali�ta del fiume Congo, magistralmente narrata da Conrad, significava ad�dentrarsi nel "cuore di tenebra dell'Africa, peicorrere le acque col�lose del Niger è come andare verso un nulla sempre più luminosoQuo ste rive non lasciano spazio a monili misteriosi, popolati da selvaggi fero�ci, dediti a culti pagani. Il Congo di Conrad creava (laura, il Niger ango�scia per il vuoto che li circonda. Due giorni e mezzo per arrivare a Tim�buctu, città apparentemente morta, dove anche i monumenti più ami�chi, come la moschea di Sankore sembrano jhjco più che capanne di un villaggioSe si entra però al Centra Anmed Babà si scoprono o lare di valore inestimabile, come a ami antichissimi corani miniali in oro, oppure trattati di ottica, fisica e alcune opere di Avicenna e la raccolta di 15000 manoscritti, la piii grande d'Africa, conservatisi intatti grazie al clima del deserto. Basta osservare i volti della gente per comprendere il cosmopolitismo del passato. Eppure, paradossalmente, oggi la città che mescolava chi arrivava in piroga con quelli scesi dal cammello, soffre del male peggiore che potesse capitarle: 'isolamento 52 GIORNI CE SCRITTO SU UN CARTELLO A ZAGORA NEL SAHARA MAROCCHINO. MA OGGI SI PARTE DAL CAOS INTOSSICANTE DI BAMAKO, A POCHE ORE DI AEREO DAL CAOS LUCIDO DELL'EUROPA Timbuctu era un centro culturale da fare invidia all'Europa. Racconta Leone Africano: «In Tombutto sono molti giudici, dottori e sacerdoti, tutti ben dal Re salariati: e il Re grandemente honora i letterati huomini». Racconta-ca-lvi no u II ca m melli ere, stremato dal deserto, vede spuntare all'orizzonte una selva di pinnacoli, antenne e fumaioli che gli ricordano una nave. Ai marinaio, nella foschia della costa, pare invece di scorgere la forma di una gobba di cammello. Cos�Calvino racconta Despina, una delle sue città invisibili.