Cerano, il pittore lombardo che non languiva in sacrestia
Cerano, il pittore lombardo che non languiva in sacrestia Cerano, il pittore lombardo che non languiva in sacrestia C'È un genere di monografla d'artista elio mostra ormai qualche ruga. Erode di una concezione ottocentesca del�l'arte, consisto nel rilegare insie�me sedicesimi del calalo io a sche�de con sedicesimi, di so ito mono numerosi, di saggio Introduttivo, gli uni o gli altri seguili dagli apparali di rito, Noriiialinonlo il catalogo ì! il luogo della destrezza fisiologica, cioè doU'aggiungoro e dell'espungere, del rettifìcare e dol precisare e, tutto sommato, del riordinare. Il fatto che talvolta aggiunte, espunzioni, rettifiche e precisazioni siano di modesto rilie�vo, e cosi ancho il riordino coni plessivo, non infirma il successo della monografia che, almeno in quanto edizione d'aite bene illu�strata, conserverà la sua dignitosa collocazione nel mercato librario od anche nel mercato dell'arte, Il saggio Introduttivo Ò invoco, di solito, il luogo delle aperture stori�che e motooologicho: lu ragnuiola dui rapporti e lo «stemma» delle asconuonzo o delle discendenze si allarga dalla cerchia dell'artista a un intero cantinente; inoltro, quando l'autore vuole prevenire i rimproveri di formalismo, lu spie�gazione della personalità tonde u svolgersi anche fuori dei confini deU'arto, in un contesto cosi am�pio da coinvolgere con intrecci spesso molto ardui società, politi�ca, religione, cultura. Sìa l'introduziunu. sia le schedo del catalogo, spesso sviluppate come saggi, so�no poi ancho il luogo della sensibilità. Oli autori in genere vi im�pegnano la loro capa�cita di lettura delle opere ricorrendo a un linguaggiocho vuol es�sere il più possibile accostante e connota�tivo. Dunque, ancho una scelta mo�nografica, consolidata da tanti proceaenti o da veri e propri moaelll, può riservare dei trabocchetti. Leggendo il libro che Marco Rosei ha dedicato al Corano, occorro subito (Uro elio egli li ha sapiontomonti; evitali. Corto, negli studi di Rosei l'argomento ha goduto di una lunga e felice stagionatura so ria l'introduzione al catalogo dola mostra di Novara, del 1964, qui opportunamente ripubblicala, traKiCENBrTos diva chi sa mai quante veglie ccranescho. Mu è anche da avverti�re che si tratta di un argomento tutt'altro che tranquillo. Anzi, la sua storia critica, a partire dalla riscoperta dovuta al Voss ( 1912) e al bonghi ( 1917), lo rivola particolarmnnte ricco di insidio. Credo che uno dei frutti del suo lavoro a cui Rosei tiene di più sia di aver dato una battuta d'arresto a una tendenza iiilcrprelativa che ha fatto propria, polarizzandola. rpi ol.i SIONÈ no ano la celebre definizione longhiana dei pittori milanesi di orimo Sei�cento («schermidori di sagrestia. Langui�dezze e livori. Fiori, muscoli e lostilonzo»), Leggem o il libro di Hosci si ha l'impres�sione che la gamma espressivo della pittura lombarda acquisti un'estensione inedita e si arricchi�sca di toni e di valori finora non abbastanza emersi. Si gode del follo che il tasto del cattolicesimo Imbevuto sempre degli stessi suc�chi e aromi, fra il patetico, il morboso e il funorario, non sia più l'unico ad essere pigiato; e anche del fallo che di tulio ciò fino a un certo punto si possa irovurc una qualche spiegazione nel clima in�staurato du S. Curio nello sua diocesi. Dopo lutto, il iu^ar cor�pòreo di S. Ignazio, cosi presente anche nella sensibilità religiosa del Horromeo, non può essere ridotto solo a sfinimenti, gemiti e rantoli. Rosei osserva che nella sua prima fuse Cerano si rivela «dispo�nibile a fornire ai nobili conunittcnti allreltanli sudori di morte quanto flagellazioni di Cristo tra�sformate in ballotto». Anche dai documenti che permettono di anti�cipare la dota di nascita del pillore al 1567, nove unni prima eh quella in precedenza stabilita, lo studioso ii indotto ad attribuire maggiore importanza alla componenta lardomanioristicu della sua formazione, in un'accezione euro�pea, Inoltre, per la fase matura, o(jli sottolinea la «densità formale e intimamente umana e drammati�ca delle opere fra il secondo e il terzo decennio del Seicento» e soprattutto «una sempre più ricca e complessa elaborazione della materia e del tessuto di luce o colore». Anche queste, o forse innanzitutto questo, orano qualità «lombarde» e senza di esse sareb�be difficile spiegarsi la profonda ammirazione di Vouet, nel 1621, per il quadrone di San Marco. «Roma non basta più al suo zelo» aveva dello il Caro della «stella» Borromeo quando Carlo antepose la guida pastorale in una diocesi di frontiera alla Curia. Tutt'altro che ignaro delle grandi novità romano, come Rosei dimo�stra. Corano tuttavia non conobbe cosi a fondo Roma com'era tocca�to a S. Carlo. Ma questo libro fa risaltare che uno degli esili più alti del Corano fu uno «stilo di comunità» che a Roma non poteva sbocciare in cui confluiro�no appassionale letture di grandi stili del passato e di anni recenti, da Correggio ai Veneziani, da Gau�denzio ai campioni del manieri�smo ncerlandese, da Ludovico Car�nicci a Rubens. In sostanza, uno smagUante stile insieme «intema�zionale» e «lombardo», di cui la tenace ricerca di Rosei reintegra con ammirevole equilibrio la com�plessa identità. Marco Rosei raccoglie i suoi studi sull'artista del '500: nato sotto la protezione del cardinal Borromeo superò la dimensione ocale e acquis�uno stile internazionale FORNIVA Al SUOI COMMITTENTI ALTRETTANTI SUDORI DI MORTE QUANTE FLAGELLAZIONI DI CRISTO TRASFORMATE IN BALLETTO: IMPARO' LA LEZIONE MANIERISTA, DA CORREGGIO A RUBENS KiCENSIONÈ Bruno Toscano Marco Kusci II Cerano Electa, pp. 432. ili. SOacolori, 200inb.n.. L 240.000 OPERA COMPLETA
Persone citate: Borromeo, Bruno Toscano, Di Cristo, Erode, Ludovico Car, Marco Rosei, Rosei, Voss, Vouet
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