Morire a Baghdad, capitale dell' embargo di Antonella Rampino

Morire a Baghdad, capitale dell' embargo Morire a Baghdad, capitale dell' embargo Non ci sono medicine per i bambini, mancano cibo e acqua reportage Antonella Rampino 11 inviata a BAGMOAlJ N lungo deserto senza cammelli, e il kamsin, la tempesta di sabbia che si alza a folate corni! nebbia bollente, e poi ricade e svani�sce lasciando sul terreno un miraggio. In fondo ai mille chilometri di strada da Am�man che sono 1' unico collega�mento consentito col resto del mondo, questa è Baghdad, l'il�lusione con cui la natura mo�stra come potrebbe essere quello che non 6, l'orche que�sta e una vera capitale araba moderna, catechizzata anche a forza di eloquenza architetto�nica e monumentale, l'orche questa invoco è Saddam-city, e le lucido architetture, archi, fontane, luci e strade larghe quanto hiiiliways sono solo lo scheletro delle sanzioni, il tea�tro pomposo nel (pialo o si muore di faine o ci h�arricchi�sce senza freni, all'ombra dell'ubiqultò iconografica di un presidente che non si vede mai e che proprio por questo è dappertutto, Baghdad, la capi�talo di dieci anni di embargo. L'embargo sono lo sigarette véndute una ad una conto noli'Italia della guerra Q del fascismo. L'embargo è noter leggere solo quotidiani cuturollati dal governo, o riviste in cui Mory Streop avrà sempre ironl'anni. L'ombarpo ù avare duo lauree, storia aèll'arte e architettura, conio Omar Abdui Karim, ritrovarsi a dover laro come lutti un doppio e un triplo lavoro, audio il lassista por sopravvivere, e non ricono�scere Shehorazade In un monu�mento della citta in cui si o nati «perché nella mia mente rum ce più niente, da sette anni solo un pensiero, ce la farò a trovare del cibo, oggi?». L'embargo ò la benzina a cìnquanta lire al litro, e l'acqua minoralo a cim uoconto a botti�glia, nell'Iraq e cui riservo di petrolio Mini) stimato in 112 miliardi di barili, e in cui lutto t uello che c'è b l'acqua maleoi orante del Tigri, un f'iumo di bacilli che escono dal rubinel io col contagocce perché la Turchia ha cosi ruito dighe pur doviamo il corso noi proprio tisrtitorio Baghdad, In fondo a quel lungo deserto senza cammelli ma con una notturna, inlorminabilo teoria di tir, camion e container, Che trasportano le morii concesse dall'Onu, voi ci dato il petrolio, noi lo vondiamo, in cambio un po' ripa�ghiamo i danni di guerra, un po' lo usiamo per lo nostro missioni di controllo. Solo il 30 por coniu del controvalore doi 3 milioni di barili di polio liu che l'Opec consente di OStrarre al giorno torna in medicinali e ossistenza ii);li iracheni, iQuesto e l'oiJ /or food, questo è l'embargo, i boni riall'lrriq congelati nel conto dulia Banque National de Paris a New York. Ma intorno a quoi tir polverosi e assordanti c'è ancho il merca�to nero, che prospera conio in tutti i dopoguerra. «Contrab�bando? Corcano di screditar�ci», taglia corti) Al Marrawi, il vicoproMth.nto del Parlamento (camera unica, 270 deputati, 20 donne, 61 curili). «Mercato nero? Ma quello è solo horder tradì'. Noccioline, so si pensa ai 7 miliardi di dollari congela�ti a New York, quelli sono soldi dei bambini iracheni che muoiono di fame» dice l'ex ministrò Abdel Al Ashimi. 11 lungo deserto verso Ba�ghdad n percorso pervicace�mente anche da politici italia�ni. Achille Occhello, poi il COSsighiano Guido Folloni as�sieme al cossultiano Tullio Grimaldi, in futuro il finiano Alborto Simeone, e in mezzo Rocco Buitiglionc, da solo ma con due jeep, «non si sa mai». Perché? Per ragioni umanita�rio e politiclie, certo. E perché se finisse l'embargo, opla, si aprirebbe un mercato nuovo, Hgli iracheni sono i tedeschi di questa parte del mondo» dico uno che con loro lavora, l'inge�gner Rino Boldrini dell'omoni�ma ditta. A Baghdad c'è la fila delle improse, Francia in te�sta, ancho perché la con Cina e Russia non ha votato le sanzio�ni, gli italiani in tre anni hanno venduto qui per 680 milioni di dollari, su un totale di 3.497. «Occupatevi delle vostre aziende, queste hanno i contratti bloccali dal veto po�sto da altre nazioni nel comita�to che applica la risoluzione eeidell'Onu» ha dette il mini�stro dell'Industria consegnan�do il tabulato a Folloni e Grimaldi, che a Roma lo gire�ranno al governo.Missioni im�possibili, quelle politiche e umanitarie, poiché nella nuo�va questione irachena è diffìci�le tenere insieme i timori del�l'Occidente e le ragioni d�un Paese che l'embargo ha ridotto al prodotto interno lordo del Lesotho. Diffìcile scegliere, tra il Washington Post che ha documentalo come a Toq AlGhazalal, nel Sud nel paese, i pastori muoiano sotto bombardamenti anglo-americam non autorizzati dall'Onu, e il New York Times secondo il quale l'Iraq continua sperimentare missili con armi chimiche e batteriologiche, l'ultimo pro�prio marted�scorso, si chiama�va Al Samoud. Difficile ripren�dere in mano una scacchiera geopolitica impazzita, tenere insieme la stabilità in Medioriente e il controllo del merca�to del petrolio con un Paese disposto a veder morire i pro�pri bambini al ritmo di 250 al giorno, secondo lo organizza�zioni umanitarie, pur di resta�re l'ultimo grande produttore di petrolio a non allinearsi agli Stati Uniti. «Saddam è amato dal popolo né più né meno di quanto capila a un premier occidentale» ci dice un alto rappresentante delle istituzio�ni irachene. «Ma il punto è che l'Iraq ha le risorse, potrebbe non essere più un Paese del Terzo, oggi Ouarto Mondo: noi spendevamo in un anno in medicinali il doppio d�quello che ci è arrivato dalle Nazioni Unite tra il '96 e il '99. E'colpa di Saddam, che ha voluto la juerra con l'Iran prima e poi 'invasione del Kuwait. Ma l'Occidente, Stali Uniti e Inghilterró hanno colto l'occasio�ne al volo, vogliono il nostro petrolio, e per averlo debbono controllare la nostra politica, e affamare la nostra gente». E la prova, a delta della classe dirigente irachena, starebbe nella gestione delle Provincie del Nord, ricche perché arriva�no aiuti senza il controllo di Baghdad, il 13 per cento del totale, e dove ogni città avreb�be un doppio governo, uno dei talebani, e uno sostenuto dagli americani. Intanto, a Baghdad un mae�stro elementare guadagna in un mese quanto basta a com�prare due lattine d�Coca Cola, e un bambino come Wassem Jassim, sei anni ridotti a sche�letro dalla leucemia, letto nu�mero 7 dei 36 nel reparto detto «braccio della morte» del�l'ospedale pediatrico Saddam, «morirà come tutti gli altri, noi non abbiamo medicine, solo panacee», dice il dottor Amir Al Anbari. Ma se andate sulla Karrada, la strada in cui tutto si vende e lutto si com�pra, trovate anche il whisky che va d�moda a New York, basta pagarlo lo stipendio d�un parlamentare, 110 dollari. Dalla banca centrale irachena la carta moneta esce trasporta�la nei grandi sacchi di plastica neri che in tutto il mondo servono per la spazzatura. Pri�ma della guerra del Golfo un dinaro valeva tre dollari ameri�cani e mezzo, oggi con mille dinari si prende il controvalo�re d�un euro, por vivere ce ne vorrebbe un intero sacco ogni mese. Non un miraggio ma una tragedia quotidiana, in fondo a quel lungo deserto in cui vivono ventise�milioni di iracheni. Soltanto il trenta per cento dei proventi del petrolio venduto attraverso l'Onu torna in farmaci e in assistenza Si lamenta un funzionario: Usa e Inghilterra vogliono il nostro greggio e per questo ci tengono alla fame i ; Un mercato di Baghdad, la i popolazione civile sta pagando ; duramente il prezzo dell'embargo internazionale al feroce regime di Saddam (nella foto piccola)

Persone citate: Abdel Al Ashimi, Achille Occhello, Amir Al Anbari, Grimaldi, Guido Folloni, Jassim, Rino Boldrini, Tullio Grimaldi