Valentino, schiaffi da Parigi di Antonella Amapane

Valentino, schiaffi da Parigi Valentino, schiaffi da Parigi «Italiani provinciali, non sfilo più» Antonella Amapane inviata a PARIGI «L'Italia è troppo provinciale, snobba la moda, se ne vergogna, la appiattisce. Io tornerei a sfilare a Roma perchè è una dttà che adoro, la più bella del mondo, ma non ci sono i presupposti...» Valentino, a Parigi, Fa un bilancio dei suoi 40 anni di carriera e accusa il suo Paese di non valorizzare, come accade all'estero, un settore florido e vincente come l'abbigliamento, secondo nei bilanci attivi nazionali. Italiani ingrati? E' curioso che siano stati gli americani, 15 giorni fa, a celebrare l'anniversario professio�nale dello stilista consegnandogli l'Oscar della moda a New York, il famoso premio Cfda, accogliendolo come un reuccio al Lincoln Center. E i festeggiamenti s�concluderanno a Los Angeles il 17 novembre con una grande festa dove parteciperà tutta Hollywood. L'indifferenza del suo Paese scatena quindi nello stilista la polemica di un'Italia «nemica della moda». Chi potrebbe raccogliere la sfida? «Frequento Ciampi, persona delizio�sa, grande amico, mi invita al Quiri�nale, mi stima. Ma poi tutto si ferma lì. Non c'è seguito. E questo settore finisce per non avere la dignità che si merita. Guardate anche il cinema, da noi i premi sembrano i parenti poveri dei grandi oscar americani, abbiamo giusto i gattini con i baffi (il Telegatto ndr). Non possiamo volare più alto? Bisogna incentivare gli stilisti a tor�nare tjui con una cornice diversa, tappeti rossi e fanfare. Come a New York. E invece no, ci accontentiamo di trasmissioni modeste come quelle da Capri o Positano, con tre costumi da bagno, oppure ci stupiamo dei lifting che si vedono in tivù. Tutto è minimalista, low-prufile, guai a fare vedere che si spende. Ma perchè nel '68 i Rothschild venivano 2 volte l'anno a Roma e adesso non c'è più nessuno? Una signora straniera in vacanza nella capitale dove va dopo le 5? Certi vestiti li può sfoggiare solo all'estero». Lei accetterebbe un ruolo per rilanciare la moda in Italia? «Perchè no? Bisognerebbe inventar�lo, mi piacerebbe. Sono innamorato di questo lavoro e dell'Italia. Mi piange il cuore quando torno a casa sulTAppia Pignatelli e vedo cicche e bottiglie vuote. Che peccato non esal�tare quel che abbiamo. L'ho detto a Rutelli e lui ha fatto pulire il giorno dopo. Poi tutto è tornato come pri�ma». Dal '74 lei sfila a Parigi, all'Ita�lia che cosa offre? «Un museo che sto cercando di aprire a Roma con il Comune e l'Agenzia per la Moda. Con 3500 vestii i del mio archivio, più altrettanti video. Siamo in trattaUve» confida Valentino che Parigi accolse quando aveva 17 anni anni e mezzo, prima nell'atelier di Jean Dessès e poi in quello di Guy Laroche. «Anni belli, dove ho impara�to tutto per poi tornare a Roma e aprire il mio atelier». «E' stato un successo d�squadra», ammette lo stilista che nel '60 incontrò Giancar�lo Giammetti, suo braccio destro: «Grandi litigate, ma mai una crisi. Siamo cresciuti insieme dice Valen�tino abbiamo imparato a fidarci l'uno dell'altro». Già. ma quando volavano i piatti...; «Uno pieno di spaghetti è finito in testa alla top model Dalma. Valentino ed io discute�vamo di scemenze. Dieci minuti do�po era passato tutto. Dalma, invece, con gli spaghetti per cappello rimase interdetta», ricorda divertito Giam�metti mentre porge allo stilista un libro sui suoi giardini. Sulla prima pagina la dedica che sottolinea ammi�razione, coraggio e affetto. Por ever. Lo stilista Valentino festeggia quest'anno quarant'ann�di attività

Persone citate: Ciampi, Giammetti, Guy Laroche, Jean Dessès, Pignatelli, Rothschild, Rutelli