«La lotta armata non può tornare» di Guido Ruotolo

«La lotta armata non può tornare» jj^^fl^l^NTER^ ANCHE CHJ^A STRUM^^ «La lotta armata non può tornare» Bianco: ma quella rivendicazione ci preoccupa intervista Guido Ruotolo ROMA LA vicenda di Milano non ci coglie impreparati, ma è un episodio obiettiva�mente preoccupante. Non pen�so alla natura e alle caratteri�stiche degli ordigni incendiari ritrovati nella sede provincia�le della Cisl, che, a un primo esame, non appaiono partico�larmente pericolosi. No. Ci preoccupano il documento di rivendicazione, che dimostra una analisi che pone molta attenzione verso tematiche del mondo del lavoro e sinda�cale, e le modalità della sua diffusione». Il ministro dell'Interno En�zo Bianco ha appena incontra�to il capo della Polizia, Gianni De Gennaro, e i vertici del Dipartimento Sicurezza del mi�nistero degli Interni. Un incon�tro per fare una prima valuta�zione sull'episodio, per cerca�re di dare una prima interpre�tazione al documento di riven�dicazione. Bianco ha appena chiesto al prefetto di Milano, Bruno Ferrante, di convocare immediatamente la riunione dol Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza. E pri�ma di iniziare l'intervista chie�de alla sua segretaria di portar�gli un documento. Il ministro, finito di legger�lo, mostra la data: «Ecco, e del primo luglio. E' una e ire ola rodirettiva che ho inviato ai prefetti, ai questori, ai Coman�di generali dei Carabinieri e della Guardia di finanza. In quella circolare esprìmevo la mia preoccupazione per il rì�schio, anzi direi per i rìschi terrorismo in Italia, invitan�doli, senza allarmismi, a con�vocare i Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza». Signor ministro, dopo gli ultimi fatti di Milano, dob�biamo temere una escala�tion terroristica nel nostro Paese? cC'é qualcuno che oggi crede che sia possibile, nel nostro Paese, l'avvio della lotta arma�ta. Voglio rassicurare l'opinio�ne pubblica: non esistono, nel modo più assoluto, le condizio�ni perché questo avvenga. Lo Stato è attrezzato, non si farà trovare impreparato. Nel no�stro Paese la democrazìa fun�ziona, le istituzioni democrati�che sono fortissime. Certo, un perìcolo c'è quando qualcuno crede che si poesa dare vita à una stagione di lotta armata. Ma, ripeto, non siamo impre�parati».' I sindacati milanesi, rife�rendosi agli ordigni incen�diari alla sede della Cisl, parlano di min attentato alla vita democratica del Paese», di «una escalation preoccupante». Nei giorni scorsi, del resto, erano stati trovati, sempre a Milano, altri volantini nel�le fabbriche, nelle azien�de. E prima, il 28 giugno scorso, altri ordigni esplo�sivi furono individuati al�la basilica di Sant'Ambro�gio. Insomma, Milano è al centro di una offensiva terroristica? eintanto vorrei riflettere su quello che è accaduto ieri. E' evidente che la cosa più grave, obiettivamente, è il documen�to di rivendicazione, t suoi contenuti, le sue analisi, le modalità della sua divulgazió�ne. Per la prima volta viene utilizzato lo strumento della posta elettronica. Oggettiva�mente questo segnala elemen�ti di novità». Signor ministro, lei ha appena incontrato il capo della Polizia, Gianni De Gennaro, e i vertici dol Dipartimento della Sicu�rezza. Un primo scambio di informazioni, di analisi sul documento di rivendi�cazione. Cosa ci può dire, quel è la valutazione del Viminale? «Intanto, cho questo documen�to presenta foni analogie con quello ritrovalo nei giorni scorsi a Roma, in vìa Po. Abbiamo la consapevolezza che questi nuclei terroristici rivolgono la loro primaria at�tenzione al mondo dol lavoro. Del resto anche il docuinonto d�rivendicazione dell'omici�dio del professor D'Antona affrontava la stessa tematica. Questi nuclei terroristici di�mostrano una adeguala cono�scenza delle problematiche del mondo del lavoro, mutuan�do un linguaggio prettamente sindacale». Lei accennava a rischi terrorismo. Insomma, non c'è solo il fronte delle 1 Nuove Brigate Rosse o di quelle sigle che ad esse guardano? «No. Non c'è solo il filone terrorìstico di matrice brigati�sta che, oggi, ha incentrato la sua attenzione verso il mondo del lavoro e del sindacato. Ve se sono altri tre che ci preoc�cupano: quello anarchico-insurrezionalista. quello dei set�tori ultra di matrice di estre�ma destra, di carattere eversi�vo e non terrorista, e quello dell'integralismo radicale isla�mico». , Ministro, il 28 giugno, sempre a Milano, nella basilica di Sant'AmbroÈlo, al termine della celerazione della festa della polizia penitenziaria, fu�rono trovati altri ordigni esplosivi. E nella rivendi�cazione di questo attenta�to, «Solidarietà interna�zionale», esprimeva soste�gno ai detenuti. Dunque, sono il mondo del lavoro e le carceri al centro del�l'iniziativa terroristica? «Nel caso degli ordigni ritrova�li nella basìlica di Sant'Ambro�gio, è evìdenle che il motivo scatenante dei terroristi è il Giubileo. Dietro questa sigla 'Solidarietà internazionale" vi sono anarchici-insurrezionalisli che esprimono forti sentimenti anticlericali. Più che rivolto al mondo delle carceri, il documento d�riven�dicazione sembra segnalare un tentativo d�saldatura, di costruzione di alleanze con altre organizzazioni terrorìsti�che internazionali». Il rischio terrorismo è solo di matrice brigatista e anarchico-insurreziona�le? «C'è una terza area a rìschio. Direi, più che a rìschio terrori�smo a rischio eversione. Mi riferisco ai tentativi di infil�trazione nelle tifoserie degli ultra di gruppi con una accen�tuala matrice di estrema de�stra. Non è un caso che nel corso della riunione dell'altro giorno con tutti i questori, abbiamo dato lu tlirottìva a tutte le Digos d�porre atten�zione a quest'area a rìschio. Stiamo lavorando por essere pronti ullu ripresa del campio�nato di calcio». In tema di Giubileo, nei mesi scorsi più volte è sta�to lanciato l'allarme per possibili attentati degli in�tegralisti islamici. E' un pericolo ancora attualo? «Non c'è dubbio cho il Giubileo rappresenta un evento straordi�nario, e che Roma è un palcosce�nico intemazionale. E, dunque, non possiamo non tener conto dell'integralismo radicale isla�mico. E' solo uno eventualità di cui noi, comuntiuo, dobbiamo tener conto». Il 20 maggio del 1999, a Roma, fu ucciso il profes�sor Massimo D'Antona. Un anno dopo, e dopo una fuga di notizie, la Procura della capitale ottenne l'arresto del "presunto" telefonista, Alessandro Geri. Gerì, do�po due settimane, fu scar�cerato dalla magistratura. Lei, signor ministro, ha sempre sottolineato che l'impegno prioritario della magistratura o delle forze di polizia rosta quello di individuare gli assassini del professor D'Antona. Ma oggi questa possibilità sem�bra sfumata.... L'inchiesta D'Antona dove anda�re avanti. Posso ribadire che è massimo l'impegno dello forze di polizia, della magistratura per arrivare all'individuazione degli assassini del professore D'Antona. Massima èVattenzione verso quel filone dell'area eversiva, terroristica, brigati�sta». a m Non bisogna dimenticare che ci sono anche altri tre filoni: gli anarchici insurrezionalisti, gli ultra di estrema destra e l'integralismo radicale islamico m u ta Ì 7/ documento ha forti analogie con quello ritrovato nei giorni scorsi a Roma. Sotto tiro ancora il mondo del lavoro, come nell'omicidio D'Antona mm Il ministro dell'Interno Enzo Bianco «In una circolare del primo luglio ho appena espresso preoccupazione per i rischi di terrorismo»