GUTENBERG Confessioni del mastro stampatore

GUTENBERG Confessioni del mastro stampatore In anteprima il romanzo di Blàke Morrison che uscirà in autunno GUTENBERG Confessioni del mastro stampatore BLAKE MORRISON (I PUNTATA) QUALCOSA di mo come so�no. Ho capelli sulla tosta, che si diradano, ma niente barba. Sono alto. Cinque piedi e mozzo. Ho la pollo bianca corno porgamona, ma mono dura. Ho superato la sessantina, uno dei I)ochi, da queste parti, a essere vissuto tanto a lungo. Parlo todosco, leggo il latino e il greco, a lotto con l'inglese. Non ho figli, che io sappia. Non devo donaro a nessu�no a Magonza, anche so a Strasbur�go c'ò qualcuno che mi perseguito por dei prestiti o mi ha scatenato contro il tribunale imperialo di Rottwoil. Mi manten�go sano mangian�do orbo in abbon�danza: salvia, ru�ta, tanaceto, mag�giorana, abrotano, molìasa, menta, fi�nocchio e prezzomolo. Non mi fido del mio modico, che per guarire il mal di denti pre�scrive una mistura di grasso di monlono ed oringio. Ho ridotto il lavoro a non più di tre o quattro giorni la settimana. Ho la vista dubolo e sto pogginrandu, Non ho paura dolla morte. Ciò di cui ho paura 6 chi* la morto cancelli quello che ho fatto, finche d�me non resti sulla terra nemmeno una traccia. • •« Ecco perché sono seduto qui: porche io, Johann Gutonborg, altrimonti noto Como Gonsfloiscli, ma�stro stampatore e cittadino di Magonza, noi milloqualtrocontosessuntatiualtrosimo anno dalla nasci�ta di nostro Signore, possa provvodore a questa mia gmstificaziono, una storia di Amoro, lavoro, l'ode. Orgoglio, Inganno, Devozione e Arte, cho comincio qui a liltvillo, nella casa dol mio defunto fratello Hriolo, di cui la vedova mi ha gonorosamonto concosso un piano affacciato sul Reno, o dunque nella migliore sistemazioni) possibile, da�to che noi coreo di tutta la mia vita. nonostante i viaggi, di rado mi sono avventurato lonUino dal suo corso, e benché molto sia mutato nello fortune degli uomini cho si affollano sullo suo rivo, il Rono mostra la stessa corrente marrono di sompro, unti corrente che il vostro autore, dulcomonte venen�do mono comò il suo polso, osserva con una corta commozione, il fiu�me essendo emblema di Dio. nella cui rapidità noi siamo trascinati comò fuscolli; un'immagine que�sta, mo ne accorgo adesso cho mi si presenta, cho non può cho solleva�re dubbi sul proposito di questo testamento quanta arroganza! di corto ogni cosa prodotui dagli uo�mini viene spazzata via! ma quo! dubbi devono essere mossi da par�te, perché breve è il temix) rimasto e ardente il bisogno di giustificar�mi davanti al Signore mio Croato re, la cui bontà mi colma talmente di speranza da convìncermi che, so mi sgraverò del mio fardello, mi sentirò alla fino più leggero di quando ho cominciato. In altre prole, ho intenzione di aprire il mio cuore. Di raccontare tutto. Di lavare i miei panni spor�chi d'inchiostro in pubblico. • •e Quando due anni fa Magonza fu conquistata e saccheggiata, e gii uomini della mia vecchia stampe�ria si dispersero per 0 mondo, speravo che il mio nome si diffon�desse insieme a loro. Nsl momenti d'odo, ho sognato un fiume di visitaUiri accorsi a cercarmi, dosiderosi d�vedere Gutenberg, l'uo�mo che coniava bibbie, lo storco da cui nacque; il fioro. Molte volto mi sono ripotuto nollu monto quella scena. Uno straniero si annuncia alla mia fidata domestica, Hrau Hoìldeck. È qui, domanda, cho abi�ta l'Uomo della Stampa, il mastro tipografo, colui cho ha inventato la scrittura artificialo? Proprio cosi. Prau Beìldeck lo fa salire d�sopra dove sono seduto in mozzo ai mio�libri. Cappello in mano, il visitato�re sembra pronto a baciarmi i piedi ma s�limita a inchinarsi. È dispia�ciuta per l'oro tarda, ma ha latto un lungo viaggio, e non ò stato facile trovarmi .Alprincipìoè mido, finché non gli offro una brocca di Rheìngauer, che Prau Beìldeck va a prendere in cantina, o allora gli si scioglie la lingua. Ha appena impiantato unn stani joria, dice, ma 6 tormentato dallo difficoltà. So potessi dedicare un'ora del mìo tonijK) a parlare di questioni tecni�che come fissare blocchi di carattori alla casso della stanipatrico, quale densità devo avere l inchio�stro, che carta usare o cos�vìa lu�sarebbe felice d�pagarmi. Forse dovrei davvero chiedere un com�penso pi-r i consigli cho cUstribuìsco. Ho passato anni e anni della mìa vita di lavoro in mozzo ai debiti, e adesso gli uomini vogliono lo ricchezze dol mìo riposo. Ma invoco mi dono liboramonte, e un'ora diventano due o tre, e men�tre il visitatore ò tropjK) t'elico por ireoccuparsi di andare via, tiro uori un altra brocca, offro un letto por lu notte o chiedo a Frau Beìlde�ck d�prepararci custolotto coi crau�ti. Noi corso dolla cena vorrà fuori lo vera ragione della visita del pellegrino, che ha mono a cho fare con lo suo presenti ambizioni cho col mio passato: desidera sapore corno ho cominciato, da dove ò venuta l'idea, chi mi ha aiutato, quali diiTicoltà ho incontrato e cosi via. È sullo difficoltà die insisto: il sermone è intitolato *La mia lotta". Porlo come un vecchio battelliere del Rono cho ricorda i banchi di ghiaccio del '38, la tempesta del 44. il disastro delle rapiae del '56. La memoria ò la follia dei vecchi. Ma mo no sono guadagnato il diritto. Ho i capelli bianchi come piuma d'oca e il viso solcato di rughe come la terra d'estate. Sono vocchio. Cosi il visitatore mi sta ad ascol�tare, e la mattina, illuminato, se ne va prima dell'arrivo del viandante seguente, al quale racconto di nuo�vo la mia storia... Ahimè: questi visitatori sono solo fantasmi. Stan�co di aspettare, li ho sognati. Ades�so che sono vicino alla morte la valle da cui nessuno toma i fantasmi sono i miei unici ospiti. La settimana scorsa è venuto a trovarmi in giardino il mio vecchio amico Nicolo da Cusa, benché sìa morto sei mesi fa. Devo ossero stato il mìo dolore a far uscire la sua immagino da un raggio d�sole, quello e i mio�occhi, cos�deboli ormai che potrei scambiare un angolo por un maialo. Sì, sono assediato dai fantasmi. Ma non sono queste le visite cho bra�mo. Preferirei la com�pagnia di uomini in come e ossa. Mi crederete vanitoso, ma sono sicuro che alcuni pollogrini della stampa devono almeno esser�si messi in viaggio. Forse sono arrivati fino a Magonza. È solo perché mi sono trasferito qui a Ellville, qualche lega a vallo, che non mi hanno trovato. Anche così, potrebbero raggiungermi se non fosse por le menzogne sparse dai miei nemici. La mia vecchia stam�peria nello Humbrechthof è adesso un nido di vipere. E chi arriva a chiedere dell'Uomo della Stampa si sonte dire che non deve più cercare. È stata imposta una rego�la, e perfino il più umile garzone na giurato di rispettarla: per nessuna ragione devo essere tatto il mio nomo; se un visitatore dovesse pronunciarlo, quel nome deve esse�re biasimato o negato; dopo un generoso girò del laboratòrio, il pellegrino in partenza deve riceve�re una pergamena che riporta la "storia" delle opere, con il colophon dei miei usurpatori (quel refuso menzognero). Cosi chi cerca la verità finisce contro un muro di silenzio. Cos�vengo privato degli onori che mi spettano. Non che gli onori in sé corone di alloro, citazioni, cerimonie contino più di un fico secco. Ma quando un uomo è stato il primo, il mondo dovrebbe venirlo a sapere. Sono gli atti, non le parole, per i quali gli uomini vengono giudicati. Ma se un altro sostiene che i mioi atti sono suoi, se me ne deruba, allora devo ricorrere alle parole per riapproprìarmene. Ecco la ra�gione di questa mia confessione, • ee Se ne avessi la possibilità, la scriverei da solo. Ma poiché mi tremano le mani e gli occhi sono quasi inutili, ho assunto uno scri�vano che lo faccia per me. Anton è il suo nome, ed è un ragazzo di quindici anni. Il suo defunto padre era carbonaio, e la madre, una donna splendida e vistosa, è famo�sa qui a Eltville per aver cresciuto da sola tredici figli. Quando Frau Beìldeck ha sparso la voce che il padrone cercava un ragazzo come scrivano, la madre di Anton è venuta a portarmelo, proclaman�do a lungo e ad alta voce che nonostante la sua occupazione pa�storale sei giorni la settimana ara e zappa nelfeudo ha imparato a leggere e a scrivere. Poiché la famiglia ha bisogno di denaro, potrebbe, ha detto, venire da me a scrivere la domenica, non aveva importanza quello che dicevano i preti. Chiocciando, la madre se l'è tirato fuori da sotto l'ala. L'ho fissato negli occhi, e lui è arrossi�to. Capelli biondi, spalle muscolo�se, occhi castani: mi piaceva il suo aspetto, ma avevo qualche dubbio sulle sue doti di scrivano, dato che cinque altri ragazzi di Eltville lo avevano preceduto e nessuno si era dimostrato adatto a reggere la penna. Ma Anton si è messo subito all'opera e mi ha dimostrato che mi sbagliavo, copiando s^nza erro�ri la pagina di Sant'AfcCStino che gli ave .«o dato, e perfino con note�vole grazia e rapidità. Dove aveva imparato il latino? gli ho chiesto. Dal cappellano, mi ha risposto. Si era anche fatto prestara dei libri. Se fosse riuscito a mettere da parte abbastanza soldi, desidera�va andare a studiare a Erfurt o a Colonia. Un ragazzo come Anton è sprecato nei campi, ho pensato, e ho detto alla madre aie l'avrei assunto. Abbiamo fissato 0 com�penso. Lei mi ha abbracciato e mi ha dato tutta allegra una botta sul sedere. Eccoci qui. una settimana do�po: Anton siede accanto a me e trascrive le mie impressioni non appena mi escono dalla bocca. Gli è stato ordinato di' méttere per iscritto ogni parola che dico, perfi�no quelle appena dette di lui. Anche se vedere il suo nome po�trebbe turbarlo, queste parole non si scrivono da sole. È lo scrivano che regge la penna, bisogna ricono�scere un merito quando c'è. L'umil�tà può essere ima virtù, ma essere cancellati, come so bene io, è una ferita dolorosa. Non giocherò a quel gioco, Anton. Senza di te, il manoscritto non può esistere. Sen�za di te, non ho speranza di farlo diventare un libro. (E un vecchio non avrebbe il piacere di sedere acconto a un bel giovane.) Che la tua presenza venga ammessa qui, allora: tu sei Anton, non Anon. Sta' attento, allora, non distrar�ti e non addormentarti. Non salta�re le parole, e non scriverle due volte, come usano fare gli scriva�ni. La mia invenzione ha cercato di correggere quell'errore: fusi nel metallo, i libri dovrebbero essere letti secondo la volontà di Dio. Ma per stendere questo testamento ripongo la mia fiducia nel tuo orecchio e nella tua mano. Bada, allora, di copiarmi in buona fede. • •e Tu hai perso tuo padre, Anton, e io non ho mai avuto un figlio. Forse, seduti uno accanto all'altro, potremo consolarci a vicenda. Ho sempre desiderato un figlio, un maschio o una femmina da curare e dai quali verrei curato adesso. Allo Humbrechthof, quando corre�va vóce che la moglie di uno stampatore aveva partorito, usava�mo battere i piedi e far tintinnare i ceselli, e poi portavamo il fortuna�to genitore alla taverna. In tali occasioni, nel mio cuore c'era sem�pre una punta d'invidia. 1 miei amici hanno figli. E anche i miei nemici. Quanta ingiustizia in que�sto mondo! Non è abbastanza che i nemid mi abbiano derubato, de vo�lto pure ricevere il dono dei figli. Le parole sono i miei unici figli, gli unici eredi in cui posso confidare per preservare il mio nome. Ho speso la vita a generarle, ad allevar�le, a indurirle, a rafforzarle, a vederle crescere. Adesso, finché c'è tempo, chiedo in cambio il loro aiuto. Un'ultima gentilezza, ed è tutto. Un favore dovuto a me e afantasmi a cui mi rivòlgo: voi lettori, fratelli e sorelle nelle tribo�lazioni, i visiiutori invisibili detempi futuri. Vorrei essera cono�sciuto per dò che ho fatto. Veniteparole, e rivendicate i miei diritti per me. Traduzione di Massimo Birattari HO INTENZIONF DI LAVARE IN PUBBLICO I MIEI PANNI SPORCHI DI INCHIOSTRO IO HO SEMPRE DESIDERATO UN FIGLIO DA CURARE E DA CUI VERREI CURATO ADESSO sceva a rg, onò la na vita ici, vertà, e i luzione azione ho uo o In anteCde sono queste le visite cho bra� Pfrii lfosse por le menzogne sparse dai miei nemici. La mia vecchia stam�rill Hbhhf è dgeneroso girò del laboratòrio, il pellegrino in partenza deve riceve�h ri lè stato ordinato di' méttere per iscritto ogni parola che dico, perfi�ll d d li

Persone citate: Ades, Cusa, Frau Beìlde, Frau Beìldeck, Gutenberg, Johann Gutonborg, Massimo Birattari, Nicolo, Rono

Luoghi citati: Como, Magonza