E se a uccidere Marilyn fosse stato il suo psicoanalista?
E se a uccidere Marilyn fosse stato il suo psicoanalista? E se a uccidere Marilyn fosse stato il suo psicoanalista? DIVERTENTE, stimolante e discutibile il nuovo il nuovo libro di Luciano Mecacci, Il coso Marilyn M., edito da Laterza. Mecacci, docente di psicologia a Firenze, è anche il prolifico autore di una serie di volumi, pubblicati negli ultimi anni, che hanno rivolto particolare attenzione al rappor�to tra la psicologìa e gli altri aspetti della cultura novecente�sca. A questa indagine non pote�va sfuggire, naturabnente, la preda più ghiotta, la psìcoanalisì, scandalo del secolo, da quan�do venne pubblicata, con la data 1900, L'interpretazione dei so�gni di Sigmund Freud. Il caso Marilyn Al, e un libro singolare, nettamente diviso in due parti, la prima delle truaU dedicata ad una revisione dogli avvenimenti degli ultimi anni d�vita di Marilyn Monroe. Poco sfugge all'attenzione di Mecac�ci, dalle abitudini igieniche della diva alle sue frequentazioni ero�tiche, con un'impietosa attenzio�ne ai particolari, come quando veniamo informati sulla bian�cheria intima e sulle consuetudi�ni mensili dell'ex Nomia Jean. Ma la parte più interessante e corposa del libro inizia dopo, con una serie di capitoli dedicati agli «altri disastri della psìcoanalisi». L'autore mette qui le mani in una materia densa e ribollen�te, degna senza dubbio di spieta�ta attenzione, quale il comporta�mento professionale e privato dei grandi nomi della psìcoanahsi. Apprendiamo co�s�fatti di straordina�ria gravità, che van�no dal possibile omi�cidio della Monroe stessa ad opera del suo ex analista, im�pegnato nella causa comunista in Usa, fi�no alla supposta arbitraria co�struzione di casi clinici ad opera dello stesso Freud. Il libro di Mecacci si inserisce cos�in quel dibattito, sempre più acceso, sulla morte della psìcoanalisi, portandolo alla sua estrema conseguenza e cioè al fatto che l'analisi, lungi dall'esse�re inutile, sarebbe dannosa, se CENAlessDéf non mortale, por coloro che vi si sottopongono. A questo proposito la messe di notizie raccolte dall'autore è veramente notevole. Le relazio�ni tra psicoanalisti, pazienti, amanti, parenti e quant'altri sono rappresentate visivamente in costellazioni grafiche, che mo�strano l'inquietante serie d�in�tricati rapporti che s�vennero a stabilire, soprattutto nei tempi storici della psìcoanalisi, tra gli analisti ed il loro entourage. A lode dell'outoro va notata la considerevole ed intelligente scolta bibliografica operata. E' noto che sovente le opere IONE ndro ppi dogli uomini sono migliori dei loro auton e non si vede perché a questo as�sioma debba sfuggi�re la discussa prati�ca psìcoana itica. Ciò che colpisce in questo libro è peral�tro la differente valutazione del�le testimonianze degli analisti rispetto a quelle dei loro critici. Queste ultime vengono in ogni caso considerate da Mecac�ci come più attendibili delle altre, fino alla costruzione di una sorta di controstoria della psìcoanalisi. Un'operazione si�mile è stala effettuata nel 1975 da Paul Roazen nel suo fonda�mentale e documentatìssimo .FVeud e i suoi seguaci. Roazen, basandosi su decine di intervi�ste effettuate personalmente, portò, con il suo libro, una nuova luce sulla nascita della teoria e della tecnica analitica. Colpiscono, ad un confronto, le sotlUi ma importanti discrepan�ze tra l'opera di Roazen e il libro di Mecacci. Un esempio a caso. Di Ruth Mack Brunswick in II caso Marilyn M, ci viene detto che «aveva la passione dei barbi�turici e piano piano era passata alla morfina». Allo stesso tempo, pur dopo averci avvertito che si tratta d�«voci», la morte della Brunswick viene inserita in un capìtolo dedicato al suicidio de�gli analisti e dei loro pazienti. Sullo stesso argomento il pur non tenero Roazen ci informa (pag.506 e segg.) che la Brun�swick tper farfronte a terribili dolori... ricorreva alla morfina», fino a che non «scivolò gradual�mente in una seria assuefazione alla droga», che la condusse Drobabilmente ad una caduta in lagno che ne causò la morte. Differenze mìnime ad una lettu�ra distratta ma in realtà profon�de, come quella che esiste tra una «passione» per le droghe e la morfina assunta per sedare atro�ci dolori. E' noto che la storia della psìcoanalisi sìa un susseguirsi di successi e di orrori, talora tragici, spesso imputabili al�l'umana debolezza d�quelli che furono �suoi creatori. Allo stes�so modo è evidente come oggi vada ripensato il fondamento epistemologico della psìcoanali�si: scienza, metascìenza, narra�zione... Altrettanto evidente è come la nascita della psicologìa dinamica si sìa intrecciata con alcuni dei più profondi bisogni dell'uomo e come essa sia stata un tentativo coerente di offrire risposte non puramente mecca�nicìstiche ad interrogativi com�plessi. Di ouesto e di altri aspetti mi pure che il libro d�Mecacci, pur gradevole ed interessante, non tenga affatto conto, rischiando invece d�scivolare talora in quel sensazionalismo dal quale l'au�tore nella premessa affenna di volersi toner lontano. LA MONROE COME CASO ESEMPLARE PER DIMOSTRARE I «DISASTRI» DEI SEGUACI DI FREUD, UN'INQUIETANTE SERIE DI RELAZIONI LETALI TRA TERAPEUTI E PAZIENTI Un saggio interessante e discutibile di Mecacci, una controstoria polemica che rischia di scivolare nel sensazionalismo: per ripensare i fondamenti scientifici dell'analisi non è necessario ridurre tutto a errori e debolezze umane dei suoi protagonisti Marilyn Monroe, nella foto a sinistra con i fratelli Bob e John Kennedy: il saggio di Luciano Mecacci, edito da Laterza, ne fa un caso emblematico dei «disastri della psicoanalisi» Luciano Mecacci II coso Marilyn M. e altri disastri della psicoanalisi Laterza, pp. 208. L 24.000 SAGGIO CENSIONE Alessandro Défllippi
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