GENOMA for president

GENOMA for president GENOMA for president Francis Fukuyama L9 IMPORTANZA dell'an¬ nuncio congiunto, fatto questa settimana, che Ce¬ lerà e lo Human Genome Project hanno completato un ordinamen¬ to sequenziale (approssimativo) del genoma umano può essere tanto sopravvalutata quanto sot¬ tovalutata. L'eccitazione commerciale che circonda la notizia è enorme, arrivando fino a suggerire che i due gruppi hanno svelato le fon¬ damenta genetiche dell'umanità in una maniera che avrà conse¬ guenze immediate per la nostra salute e la nostra felicità. È una grande esagerazione. Ciò che gli scienziati hanno fatto è trascrive¬ re, in una forma che si presta alla ricerca computerizzata, un libro estremamente lungo scritto in una lingua straniera, senza forni¬ re un dizionario. Di questa lingua oggi conoscia¬ mo soltanto un pugno di paro¬ le e di frasi, ol¬ tre al fatto che qualcosa come il 95 per cento del testo è un chiacchieric¬ cio privo di sen¬ so. Un immen¬ so compito di traduzione è ancora davanti a noi. Altre so¬ cietà e ricercatori operanti nel campo della biotecnologia do¬ vranno identificare i geni all'in¬ terno del genoma, spiegare quali proteine producono, e quindi ca¬ pire come queste proteine in¬ fluenzano le cose che contano per noi, come una predisposizio¬ ne al cancro della mammella, l'intelligenza, il morbo di Alzhei¬ mer o la longevità. Le società private che cercano di «brevetta¬ re» i geni non stanno brevettando il genoma in sé preso, ma piutto¬ sto le traduzioni e interpretazio¬ ni che danno di esso. L'annuncio congiunto non segna dunque che l'inizio di uno sforzo di ricerca enormemente lungo e difficile. Eppure nessuno deve sottova¬ lutare la rilevanza della notizia. Molti credono che la decifrazione del genoma umano avrà innanzi¬ tutto l'effetto di far progredire lo sviluppo dei farmaci. Ai loro oc¬ chi, i problemi principali sono rappresentati da questioni come la privacy in campo medico o l'«assicurabilità» di persone nate con certi marcatori genetici. Ma, per quanto importanti, queste preoccupazioni impallidiscono a paragone dei problemi che ci troveremo ad affrontare in futu¬ ro. La rivelazione del genoma umano è una significativa pietra miliare nell'attuazione di quel progetto moderno, in corso da F. Fukuyama cinquecento anni, che cerca, per dirla con Francesco Bacone, di «innalzare la condizione dell'Uo¬ mo» mediante la progressiva con¬ quista della natura. Nel corso di gran parte della storia umana, la natura che ci siamo sforzati di padroneggiare è stata quella del nostro ambiente estemo: inondazioni, pestilenze, siccità, carestie. Ma i vincoli maggiori gravanti sulla libertà dell'uomo sono quelli imposti dal¬ la nostra stessa natura di uomini. Noi siamo mortali, egoisti, irra¬ zionali ed esageratamente emoti¬ vi, limitati nell'intelligenza e nel¬ le capacità percettive, inclini alla violenza e all'aggressività, e cieca¬ mente fedeli alla famiglia e agli amici. La decifrazione del genoma umano ci frutterà conoscenze che contribuiranno a risolvere molte delle questioni del tipo «natura contro cultura» che han¬ no tormentato la filosofia fin dagli antichi greci, e che sono oggi al centro di un numero rilevantissimo di dibattili sulle politiche pubbliche. Sono gli uo¬ mini e le donne realmente diversi in senso psicologico, o è semplice¬ mente una faccenda di condizio¬ namento sociale? L'omosessuali¬ tà è una condizione congenita o acquisita? In quale misura l'intel¬ ligenza è ereditaria, o è invece qualcosa suscettibile di progredi¬ re grazie a un ambiente migliore? Esistono differenze significative, al di là della pelle e del colore dei capelli, tra i gruppi razziali ed etnici? Ciascuna di queste posi¬ zioni ha accesi fautori, ma nel! impossibilità di collegare geni specifici a specifiche condizioni o comportamenti i discorsi riman- gono in buona parte speculativi. La risposta a queste domande non è mai un semplice «o/o», ma piuttosto un enuncialo concer¬ nente l'effetto di certi fattori sulla «varianza» del comporta¬ mento umano. A metà del Nove¬ cento gli scienziati sociali crede¬ vano che la cultura e l'ambiente contassero per quasi il 100 per cento della varianza, e che l'inci¬ denza della biologia fosse prossi¬ ma a zero. Con l'emergere di discipline come la genetica com¬ portamentale (basata in buona latte sullo studio dei gemelli), equilibrio è andato costante¬ mente modificandosi in favore dei fattori genetici. La capacità di collegare concretamente compor¬ tamento e geni a livello molecola¬ re accelererà questa tendenza, e accrescerà la precisione delle no¬ stre risultanze. È probabile che le risposte non ci piaceranno, per¬ ché rischiamo di scoprire che siamo molto meno liberi di sce¬ gliere il nostro destino di quanto ameremmo credere. Poiché quella che Marx chia¬ mava la «sfera della Natura» grava massicciamente con i suoi vincoli sulle aspirazioni degli uo¬ mini, sembra pressoché inevitabi¬ le che finiremo col cercare di usare le conoscenze genetiche per riplasmare attivamente la natura umana. Ciò potrebbe assu¬ mere molte fonne. dal caso dei genitori ricchi che si creano dei figli «griffati», con doti superiori di spetto e d'intelligenza, a quel¬ lo ai uno Stato egualitario che cerca di porre rimedio alle dise¬ guaglianze naturali attraverso un'eugenetica di nuova specie. Quando avremo compreso me¬ glio le fonti genetiche del compor¬ tamento, saremo in grado di svi¬ luppare nuovi, potenti strumenti per controllarlo con nuiggiore efficacia. Sarà allora aperta la via alla sostituzione della razza uma¬ na da parte di qualcosa di diver¬ so. Di fronte ad affennazioni co¬ me queste, jjli uomini delle pub¬ bliche relazioni aziendali comin¬ ciano a innervosirsi: la loro retori¬ ca, dicono, viene presa troppo sul serio. Essi ricordano che la biotec¬ nologia non si propone di re-inge- gnenzzare gli esseri umani, ma di curare le malattie e di aiutarci a vivere una vita più felice e più sana. Bisogna usarla per sconi terapeutici: non per violare la natura, ma per aiutare gli uommi a vivere meglio in armonia con essa. Ad ogni modo, dicono, il comportamento umano è molto complesso, e le probabilità di essere in grado di modificarlo sono decisamente bassissime. Ma, come ha sottolineato lo studioso di bioelica Leon Kass, la distinzione tra terapia e «miglio¬ ramento» non terrà. Quando sono in ballo stali che etichelliamo come «patologici», non esiste alcu¬ na linea di demarcazione rigoro¬ sa tra salute e malattia. Uno slato che un medico diagnostica come una «patologica ipereccitabilità che produce un deficit di attenzio¬ ne», a un altro sembrerà magari una normale esuberanza giovani¬ le. Supponiamo, dice Kass, che la biotecnologia ci dia i mezzi per modificare l'altezza, e quindi per curare il nanismo. Tenendo conto dei netti vantaggi procurati da una statura più alla, chi dira ai genitori di un figlio situalo nel quinto percenlile che non si deve permettergli di aumentare la sta¬ tura del ioro ragazzo? E se non si sollevano obiezioni alla sommini¬ strazione della terapia a qualcu¬ no che sta nel quinto percenlile. perché non somministrarla a un altro che sta nel cinquantesimo? Ci si potrebbe domandare |)er- ché mai non dovremmo usare la biotecnologia a fini di migliora¬ mento. I genitori vogliono il me¬ glio per i loro figli, si tratti dell al¬ tezza, dell intelligenza, di un beli aspetto o dell'integrazione socia¬ le. Chi gli dirà che quest'atteggia¬ mento è sbaglialo? l'otremmo so¬ stenere che la biotecnologia aiute¬ rà la razza umana a diventare migliore. Può darsi che non ci sia nulla di sbagliato nella speranza che la biotecnologia ci offra un futuro più ricco di promesse di qualun¬ que utopia abbiamo finora sogna¬ to. Ma ci sono inquietanti molivi per dubitare della saggezza di questa via, specialmente se ne consideriamo le potenziali conse¬ guenze sul terreno politico. Le istituzioni del nostro attualo ordi¬ namento liberaldemocratico, dal¬ la famiglia al mercato alla demo¬ crazia stessa, poggiano sul fatto che la natura umana è costituita in un certo modo e non in un altro. Invece tutti i movimenti rivoluzionari radicali degli ultimi tre secoli (dalla Rivoluzione fran¬ cese ai rivolgimenti bolscevico, cinese e cambogiano) si basavano sulla credenza che la natura uma¬ na fosse altamente plastica, e che fosse possibile modificarla me¬ diante la politica sociale. Se gli esseri umani non si conformava¬ no ai presupposti dei rivoluziona¬ ri, si poteva costringerveli impie¬ gando gli strumenti del lavoro jrzalo, della propaganda e della rieducazione. La convinzione che il compor¬ tamento umano potesse essere plasmato dall'ingegneria sociale ha avuto conseguenze spavente¬ voli, e la diffusione alla fine del Novecento della democrazia libe¬ rale a spese del socialismo in vaste porzioni del mondo riflette inJarga misura il riconoscimento che la cosa non poteva funziona¬ re. In un certo senso, il sociali¬ smo è naufragato sugli scogli di una natura umana che non ha permesso ai pianificatori utopi¬ sti di fare e disfare a loro piaci¬ mento. La questione posta dai risulta¬ ti ottenuti da Celerà e dal Human Genome Project è dunque la se¬ guente: quale tipo di politica una presunta futura conoscenza del genoma renderà possibile? Non potrebbe essere chi; le tecnologie d'ingegneria sociale inaugurate nel corso del Novecento non hanno funzionato soltanto per¬ che erano troppo rozze, mentre in fut uro disiwiremo della biotec¬ nologia per fare un lavoro miglio¬ re? L'eugenetica si è riaffacciata alla riballa fin dal momento in cui l'amniocentesi ha reso possi¬ bile abortire feti afflitti da gravi difetti congeniti. Recentemente Charles Murray ha suggerito che in futuro sarà la sinistra invece della destra a farsi paladina dell eugenetica, nel quadro di uno sforzo volto a porre rimedio alle diseguaglianze naturali. Quando la posta in gioco sarà il futuro genetico di una società, quali passioni si scateneranno? In mezzo ai festeggiamenti di Wall Street e della comunità scientifica dopo l'annuncio con¬ giunto, ecco qualcosa su cui ri¬ flettore. The Wall StreetJoutnai (Traduzione a cura del Groppo Logos) Rinascerà il contrasto natura contro cultura Potremo ridisegnare razze, etnie e menti Ma sarà un beneficio? Migliorare l'uomo è dominarlo. Perciò potrebbe essere il primo passo per modellare le decisioni collettive F. Fukuyama ina grande scoperà migliorerà la condizione umana, ma potrebbe diventare m'ama di controllo politico ina grande scoperà GENOMA

Persone citate: Charles Murray, Francesco Bacone, Francis Fukuyama, Fukuyama, Kass, Leon Kass, Marx