Quando il Parlamento diventa uno stadio

Quando il Parlamento diventa uno stadio Mussolini per primo intuì le potenzialità del calcio e sfruttò i successi di Pozzo Quando il Parlamento diventa uno stadio Filippo Ceccarelii Pancm et circensos, recita un'aurea regola del potere. Mu che cosa succede quan - do i circensi, intesi come giochi, svaghi, sport, calcio e tifo pren¬ dono decisamente il sopravven¬ to - non solo sul pane - e un'intera classe politica se va nel pallone? Sia ben chiaro: da tempo regimi, partiti e leader tentano con successo di influenzare e condizionare al loro fini il mon¬ do del calcio. In pratica, la politicizzazione del football cnincidtt con l'avvento della so¬ cietà di massa. Mussolini fu probabilmente il primo a intuir¬ ne le potenzialità mettendo il calcio in camicia nera: italianiz¬ zò infatti i nomi dello squadre, utilizzò le vittorie del 1934 e del 1938 (il ct della nazionale Vitto¬ rio Pozzo era un patriota, un alpino), fece inventare il «girone unico», favorì la fusione delle squadre capitoline per dare a Roma imperiale una degna for¬ mazione, arrivando a far pressio¬ ni sui Bologna (che era la squa¬ dra del gerarca Arpinati) perché cedesse un certo terzino... Anche Andreotti, anni e anni dopo, nel pieno della Prima Repubblica, s'interessò al con¬ tratto che il brasiliano Falcao stentava a firmare con la Roma. Lo fece con proverbiale furbizia democristiana, da un lato pro¬ mettendo al procuratore (che si chiamava Cristoforo Colombo) una risorsa pubblicitaria ag¬ giuntiva e dall'altro telefonan¬ do di persona all'anziana mam¬ ma del giocatore, cui sussurrò che anche il Santo Padre avreb¬ be gradito, eccetera... «Non era una vera bugia - ha poi garanti¬ to Andreotti- poiché ricevendo in quei giorni la squadra giallo- rossa. Giovanni Paolo II aveva chiesto: 'Falcao rimane?*. E Falcao rimase». Questo per dire come da sempre la politica - dittatura o democrazia non fa molta diffe¬ renza - abbia girato intorno agli stadi. Sindaco di Napoli e presi¬ dente del Napoli, Achille Lauro comprava 11 centrattacco Jepp- son (105 milioni nel 1953) e la domenica prima delle elezioni entrava addirittura in campo preannunciando, con gesti au¬ gurali, un indimenticabile spet¬ tacolo pirotecnico. Era - molto a suo modo - il riscatto del Sud. tCummandà - gli gridavano dagli spalti - voi non dovete morire mail». Tra il 1945 e il 1954. del resto, la Triestina fu compresa nel campionato italiano di serie A anche se il Libero Territorio non faceva formalmente parte dello Stato italiano. Non solo, ma quando la squadra degli alabardati venne spedita in B, fu salvata a tavolino «per supe¬ riori interessi nazionali». Cosi, tra impulsi elnico-triba- li ed esigenze patrìottico-diplo- matiche, si può dire che il potere visse il suo proficuo rapporto con il calcio. I democristiani, naturalmen¬ te, lo perfezionarono articolan¬ dolo a livello locale. Il senatore Guglielmone divenne presiden¬ te nel Torino, l'onorevole Mo- razzoni del Milan, l'onorevole Pont elio della Fiorentina. A Ro¬ ma, lungo la frontiera mobile dell'andraottismo (ma Andreot¬ ti, ecumenicamente, si preoccu¬ pò a un certo punto anche delle sorti della Lazio facendo inter¬ venire il costruttore amico Boc¬ chi) si alternarono Franco Evan¬ gelisti, Dino Viola e Poppino Ciarrapico. A suo modo, Pettini che alzava le braccia allo stadio di Madrid e giocava a scopone con Zoff e Causio sull'aereo: così come Spadolini che benedi¬ ceva la folla assiepata sotto palazzo Chigi dopo le vittorie del Mundial, erano risposte laiche. Ma intanto Matarrese, storico presidente della federa¬ zione (e altrettanto storico re- cordman dell'assenteismo par¬ lamentare), riusciva a portare a Bari la coppa dei Campioni. E per sintomatica coincidenza l'Avellino restò in serie A l'esat¬ ta durata del settennato demi- tiano. Perfino l'arbitro Concet¬ to Lo Bello divenne onorevole democristiano, a riprova della perdurante politicizzazione del calcio. Ma ora? Ora non più; ora, a poco a poco, comunque secondo una inesorabile contaminazio¬ ne di cui Berlusconi appare protagonista risolutivo, sembra Siuttosto la politica ad essersi itegralmente calcisticizzata. Di onesta trasformazione, che per la verità assomiglia a un'in¬ versione senza ritomo, il Un- guaggio - «Forza Italia», gli «azzurri», «scendo in campo» - era la spia più evidente. Poi seguirono gli indispensabili riti, i simboli sostitutivi, i protagoni¬ smi compulsivi i le nuove appar¬ tenenze, il nemico assoluto da battere. Il ceto politico nazionale, ol¬ tretutto, litiga sempre di più e conta sempre di meno. E anda¬ re nel pallone, in fondo, può anche essere una via di scampo. Andreotti si preoccupò per il futuro di Falcao Lauro in tribuna annunciò il riscatto del Sud A sinistra II senatore a vita Giulio Andreotti e, qui accanto. Achille Lauro

Luoghi citati: Bari, Bologna, Lazio, Madrid, Napoli, Roma