FRASSATI il sorriso della fede

FRASSATI il sorriso della fedeOggi i 75 anni dalla morte. Dal 15 al 20 agosto il beato torinese sarà venerato a Roma dal Giubileo dei giovani FRAATI il sorris della fedeo Carlo Maria Martini L5 URNA contenente le spo¬ glie mortali di Pier Giorgio Frassati, il giovane torine¬ se morto durante l'Anno Santo 1925, il 4 luglio, e beatificato da Papa Giovanni Paolo n proprio dieci anni fa, il 20 maggio 1990, sta percorrendo le parrocchie del¬ la diocesi ambrosiana, in cammi¬ no verso Roma, dove sarà occasio¬ ne di preghiera e di meditazione per tutti i giovani pellegrini. Questo viag¬ gio m'interro¬ ga: un giovane morto settanta¬ cinque anni fa cosa può dire og¬ gi? L Italia allo¬ ra era molto di¬ versa da quella odierna; altret¬ tanto diversa era Torino, la città della mia infanzia e della mia adolescenza: perché fame me¬ moria, allora? Trovo la risposta in un passo della Lettera, Operosam diem, che il Pupa ha scritto alla mia diocesi di Milano, per ricordare i miUesei- cento anni dalla morte di Sant'Am¬ brogio: «E' proprio dei Santi restar misteriosamente contemporanei di ogni generazione: è la conse¬ guenza del loro profondo radicarsi nell'eterno presente di Dio». Penso si possa applicare anche a Pier Giorgio Frassati. Nei santi c'è una misteriosa, perenne attualità. Noi facciamo memoria di loro proprio per questo, quasi per intrattenere con loro un dialogo, per instaurare un confronto, per riceverne imo stimolo e una provocazione. Cosa li fece capaci di segnare la loro epoca? Cosa li rende capaci di attraversare i decenni (e i secoli), attirando l'interesse delle genera¬ zioni che si succedono? Che cosa possono dire a noi, perché anche noi possiamo essere incisivi per la nostra epoca, per l'alba di questo nuovo Millennio? Mi sembra di individuare quat¬ tro momenti, quasi quattro flash del mio sogno per i giovani del nostro tempo, ben sapendo che i sogni non esauriscono la totalità del reale, ma ne fanno intuire alcuni aspetti, provocando al desi¬ derio di conoscenv gli altri. IL DONO DELL'AMORE. Anzitut¬ to la famiglia di Pier Giorgio. Suo padre, Alfredo, era un uomo aper¬ to alle novità ed al progresso; politicamente un liberale, vicino a Giovanni Giolitti; convinto della necessità di modernizzare l'Italia, adeguandola al passo delle grandi Nazioni europee; un manager, che intuì l'importanza dei mezzi di comunicazione e riuscì a portare il suo quotidiano La Stampa a cento¬ mila copie di vendita. Le sue con¬ vinzioni liberali si esprimevano anche nel campo della fede: crede¬ va a modo suo. Sua figlia Luciana affermò che era: isemplice, tena¬ ce, dittatore come molti cosiddetti liberali piemontesi». Eppure Alfre¬ do Frassati aveva forti convinzio¬ ni e credeva nei valori che fanno grande l'uomo: l'onestà, il senso del dovere, la sobrietà, la coerenza delle proprie convinzioni, fusa con il rigoroso rispetto di quelle altrui. La madre, Adelaide Ametis, pittri¬ ce di una certa notorietà, era uno «spirito vivace, volitiva». Anche lei era religiosamente/brmoiista; il battesimo per i figu, la prima comunione, la cresima, tutto se¬ condo le «buone tradizioni», la partecipazione alle funzioni reli¬ giose solo nelle grandi solennità Natale, Pasqua, ecc.). Insieme a dò «era crìticissima contro i pre¬ ti». Il loro fu un rapporto matrimo¬ niale difficile, che stava in piedi «perché c'erano i figli». Lo stesso doppio nome fu un compromesso; Pietro lo volle il papà in ricordo del nonno, morto da due anni; Giorgio lo volle la mamma, perché sogna¬ va un figlio «guerriero». Eppure da questa coppia un po' sempre sul- 1 orlo della crisi è venuto fiiori un santo, un uomo che il Papa ha proposto come modello ai giovani. Non giudichiamo perciò troppo pessimisticamente la famiglia odierna. Anche nel deserto dei valori può crescere il fiore della bellezza, dell'amore. Più tenace e solido del gelo dell'egoismo è il mistero dell amore, che ogni fami¬ glia custodisce. Poiché 1 amore è da Dio, il quale - ben oltre la coscienza dei protagonisti - abita ogni casa, ogni focolare, e li proteg¬ ge. Se guardiamo con occhi colmi di questa fiducia, non vedremo solo ombre nelle famiglie d'oggi, ma intuiremo quella luce di Dio che tutte le abita e le custodisce e continuamente le rianima. Se gli sposi, i genitori, i figli lo ricordasse¬ ro, forse, avrebbe¬ ro meno paura, mi¬ nore angoscia, mi¬ nore tentazione di scoraggiamento, maggiore forza nei momenti di fatica, che l'amore sem¬ pre comporta. L'amore, infatti, ri¬ chiede la tenacia della salita in mon¬ tagna; solo chi non se ne spaventa, giunge a contemplare la bellezza dell'orizzonte. AMORE PER LA VITA. Pier Gior¬ gio era un giovane amante della vita e delle cose belle: amava scalare le montagne; sciare; di¬ vertirsi in compagnia degli ami¬ ci; essere sempre in movimento. Lo definirei un giovane «norma¬ le», come molti giovani di ieri e di sempre. Era testardo, come possono esserlo i torinesi, disper¬ sivo nell'uso de) tempo e poco ordinato, forse un po' lento nelle cose (la mamma spesso lo riten¬ ne un indifferente); certamente non era un «superdotato»: per due volte non superò l'esame d'ammissione al ginnasio-liceo. laanpuò nasc Nella scuola dei Gesuiti di Tori¬ no che egli frequentò, e che fu anche la mia, era ancora viva la memoria di questo giovane esemplare, ma si diceva anche che intellettualmente «non era un'aquila». In lui vedo l'esempio che può stimolare molti giovani del no¬ stro tempo, cosi facilmente ten¬ tati dalla rassegnazione, così fragili di fronte agli insuccessi, che tocca a noi trasformare in esperienze positive. Pier Giorgio non si scoraggiò mai; affrontò con coraggio i suoi stessi limiti, e li superò. Ad un amico che gli chiedeva il segreto del suo co¬ stante sorriso, rispose: «Tu mi domandi se sono allegro. E come potrei non esserlo? Finché la fede mi darà la forza, sarò sempre allegro. Il dolore non è tristezza». E' una frase prezio¬ sa: Pier Giorgio seppe custodire il sorriso anche nella fatica, perché credeva che non bisogna ripiegarsi su se stessi; che la gioia non consiste nel cercare il sorriso del nostro volto, ma nel farlo sorgere sul volto dell'altro. Ilsorriso è come l'amore: illumi¬ na il volto di chi lo dona ed apre il cuore di chi lo riceve. E oggi il mondo ha un estremo bisogno di gioia, quella che sa superare le ombre della mediocrità. LA FORZA DELL'IMPEGNO. Pi"r Gioqjio fu, in effetti, un giova¬ ne «impegnato». Basterebbe rileg- gere la cronaca dei suoi funerali, quando giunse inattesa una folla dì poveri, quelli che lui aveva visitato negli abbaini o nelle case di ringhiera della Torino industria¬ lizzata, opulenta e povera insie¬ me. Era lo spìrito delle Conferenze di San Vincenzo, dell'Azione Catto¬ lica, della Fuci, le gloriose associa¬ zioni cattoliche che seppero dare volto ad un cristianesimo che sa di non essere destinato alle sacrestie, ma vuole essere come il sale die dà sapore all'esistonza degli uomi¬ ni e fa lievitare la società a forme di solidarietà e dì condì visione. Pier Gioirlo può essere esempio per i milioni dì persone impegnate oggi nel volontariato, La molla del suo impegno era la fede: «Vivere senza una fede... non è vìvere ma vivacchiare». Una fede, nutrita con la Comunione quotidiana: «Cristo viene in me ogni giorno. Io gli restituisco la visita, andando a servire i poveri». Quando si hanno queste motivazioni, si ha la forza per sopportare le fatiche e le in- comprensioni ; si vìnce la tentazio¬ ne di delegare ad altri (istituzioni o persone) il compilo del bene che ognuno può fare; se ognuno di noi portasse il proprio mattone, co¬ struiremmo la grande casa, capa¬ ce dì molla accoglienza. Pier Giorgio seppe pagare di persona, anche quando leslìmo- niare la propria fede comportava il rischio di subire il manganello o l'olio dì ricino. Il mondo avrà sempre bisogno di giovani cosi, per garantire la libertà sociale e polìtica, IL SEGRETO STA NELL'AMO¬ RE. Pier Giorgio fu capace d'ama¬ re. Oggi c'è un grande deside- i i di amore e ne siamo forse meno capaci. Amore ha spesso ceduto il passo a Narciso; Agapi; è stala tradita da Eros. L'amore di Pier Giorgio per Laura, seppur sfortu¬ nato, gli ispirò parole dolcissime, il desiderio dì «custodirne l'amici¬ zia», di «rispcltame le virtù», di «imitarne le doti». Forse Pier Gior¬ gio potrebbe stimolare i nostri giovani, ricordando loro che vale la pena amare: che l'amore è l'essenza stessa dell'essere uma¬ no, perché è ciò che lo fa simile a Dio. L'amore, che riscalda il cuore dell'uomo, è epifania di Dìo. il ouale abita nel cuore stesso dei- 1 uomo. Da questa sua intima di¬ mora Dio chiama l'uomo all'amo¬ re. Per questo sogno giovani per i quali l'amore sia «vocazione»; per i quali l'amore sia come quello di Dio, fonie di vita perenne, forte e fedele, rispettoso e delicato, capa¬ ce dell'unico avverbio di tempo che l'amore conosce: «per sem¬ pre». «Non giudichiamo male la famiglia dei nostri tempi anche nel deserto dei valori può nascere il fiore della bellezza» DAI 15 al 20 agosto, in occasione di un grande appuntamento dei cattolici, le Giornate mondiali della gioventù organizza¬ te a Roma per il Giubileo, le spoglie del beato Pier Giorgio Frassati, custodite nel Duomo di Torino, saranno esposte nella chiesa romana di San Lorenzo in Lucina. Figlio del grande editore e direttore della Stampa Alfredo Frassati, dirigente dell'Azione Cattolica torinese, antifascista militante, Pier Giorgio è diventato un simbolo dell'impegno della gioventù cattoUca. Sulla sua affascinante figura e sulla sua eredità spirituale pubblichiamo questo articolo del cardinale Martini, arcivescovo di Milano. «Il mondo ha estremo bisogno della gioia che sa superare le ombre della mediocrità» Un'immqglne di Pier Giorgio Frassati. A sinistra il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano

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