«Che presuntuosi, questi francesi»

«Che presuntuosi, questi francesi» II. LEADER DI FORZA ITALIA IN VÌSITA ALL'EX PRESIDENTE «Che presuntuosi, questi francesi» Dal Cavaliere sos a Cossiga: «Chirac non mi riceve» retroscena ■■^■■■i I ROMA MA come sono sussiegosi, questi francesi, quante arie che si danno... Chi si credono d'essere?». Nemmeno in presenza di un illustre infer¬ mo come Cossiga, ancora ricove¬ rato a Varese per l'operozione al femore, il Cavaliere è riuscito a mascherare lo choc per la scon¬ fitta azzurra. GU brucia tanto. che se l'è presa perfino coi nostri vicini d'Oltralpe, accusa¬ ti di eccedere ingrandèur.cald- stica. E poiché dagli stadi alla politica il passo è breve, Berlu¬ sconi s'è lamentato assai di come lo tratta il presidente fran¬ cese Chirac: «Sono mesi che cerco di avere un appuntamen¬ to, ma lui non mi riceve». Come mai?, gli ha chiesto Cossiga aggrottando la fronte. «Ce l'ha con me perché io avevo cercato di creare in Fran¬ cia una grande tivù privata con l'aiuto dei suol nemici sociali¬ sti...». Allora è una cosa seria, si è allarmalo il senatore a vita. «La è», ha annuito il Cavaliere, rievocando tutti i messaggi mi¬ nacciosi che l'allora sindaco di Parigi, poi eletto all'Eliseo, gli aveva fatto recapitare. Inascol¬ tati, purtroppo. E così, dopo l'antipasto calci¬ stico culminato nella stretta di mano con Paolo Cherubino, chi¬ mico di Varese mai troppo rin¬ graziato per aver rimesso a nuo¬ vo Maldini e Albertini, dopo la distribuzione dei dolcetti acqui¬ stali espressamente per Cossiga dai figli piccoli del Cavaliere, dopo le immancabili foto ricor¬ do (l'ex presidente in pantofole, pigiama a righine e foulard al collo, Berlusconi seduto com¬ punto sul letto}, dopo tutti que¬ sti convenevoli insomma, nella stanza d'ospedale sono rimasti loro due e il senatore Antonio Tomassini, amico di entrambi. La condizione ideale per scam¬ biare due confidenze. Cossiga: «Sii prudente. Non dimenticare che e stata la Francia a sollevare il caso Haider...». Berlusconi: «Lo so, lo so bene che su quello mi attaccheranno. Non per via di An, ma della Lega. Tanto che con Bossi ne abbiamo parlato (lo sapevi che d vediamo ogni lune¬ dì sera a cena?). Ci stiamo con¬ vincendo che, se vinceremo le elezioni, nessun ministro di se¬ rie A dovrà essere leghista». A proposito, indaga Cossiga, com'è la storia dei dodici mini¬ stri che avresti già scelto per il tuo futuro governo? «Dodici sa¬ ranno quelli di prima fascia. Devo ancora sceglierli, e non posso permettermi di sbaglia¬ re...». Berlusconi osserva per un attimo la gamba malata di Cossi¬ ga, poi spara la domanda: «Quando pensi di guarire? Hai già piogrammato dei viaggi in Europa e nel mondo?». No, pro¬ grammi non ne ho fatti, si sot¬ trae scaramantico l'ex Presiden¬ te. «Perché sai, io di te avrei bisogno per un problema dì immagine all'estero... Prendia¬ mo gli Stali Uniti», esemplifica il Cavaliere, «quello è il Paese dove sono messo meglio, visto lutti i film e le soap opera che ho importato di là». Cossiga lo inter¬ rompe: se le credenziali son queste, non mi paiono franca¬ mente gran roba. «Appunto per questo mi rivolgo a le, che sei amerikano col kappa. Hai garan¬ tito D'Alema agli occhi degli Usa sul Kosovo e sul resto. Non pensi di poter fare qualcosa anche per il sottoscritto?». Devo prima guarire, si schermisce Cossiga. «Devi farlo anche per mia moglie Veronica», insiste super-affettuoso Berlusconi, «avevi promesso di portarla a visitare quei luoghi della Sarde¬ gna dove le ho vietato di andare Cr r via dei rapimenti. A settem- ro ti andrebbe bene? Prima no. in agosto devo fare una vacanza con la famiglia proprio negli Stati Uniti...». Entra la caposala, annuncia che è ora di pranzo proprio quando il discorso è appena scivolato sulle carceri. Berlusco¬ ni fa in tempo a dire che «Amato mostra dì imparare il mestiere e sta rubando argomenti tipici del centro-destra», Cossiga a ricor¬ dare che sull'«Amato abusivo» non è mai stato d'accordo, il Cavaliere a rispondere col sorri¬ so sulle labbra che «è un bene dissentire ogni tanto, altrimenti uno di noi due sarebbe inutile». Poi Berlusconi si alza, sfila l'oro¬ logio d'oro dal polso, lo porge a Cossiga: «Tieni, è un'edizione numerata per il centenario del Milan. Dallo a un infermiere rossonero. A proposito, devo correre a Mìlanello...». Sistema¬ to Chirac, tocca a Zoff. Cr r