ITALIA CHE BEFFA

ITALIA CHE BEFFA ITALIA CHE BEFFA Golden gol di Trézéguet e l'Europa se ne va Roberto Beccantinl inviato a ROHERDAM Partite così, ti prendono il cuo¬ re e te lo strizzano. La Francia butta giù l'Italia dal sogno ouando ormai sembra che il destino abbia compiuto la sua scelta, di cuore e di campo, commosso dalla nostra, irridu¬ cibile, generosità. E' il 93' e 20" allorché Wiltord ci strozza l'ur¬ lo in gola, costringendoci a una lenta agonia, che David Trézé¬ guet lacererà con la prepotenza del suo giovanile arsenale al 12' del primo tempo supplemen¬ tare. Ima volta, la chiamavano «morte improvvisa», oggi «gol- don gol». Dettagli. E così la Francia si laurea campione d'Europa a duo anni dal titolo mondiale, realizzando una stre¬ pitosa doppietta riuscita in pas¬ sato soltanto ai tedeschi, fra il 1972 e, il 1974 (ma o trofei Invertiti). Dall'eroica semifinale con l'Olanda a questa finale caro¬ gna, è come se ci avessero rovesciato l'uni- verso addosso. Non si può aver tutto dalla vita, o la Nazionale di Dino Zoff, che esce a testa alta, fra gli applausi, molto aveva già avuto. L'unico, enorme rimpian¬ to restano lo due occasioni con le quali Alessandro Del Piero avreb¬ be potuto mette¬ re in banca il risultato e regalar¬ ci un'altra notte magica. Ma Del Fioro non è più un attaccan¬ te, è un terzino. Ha smarrito il fiuto, si accosta alla porta come una pecora sazia, non più come un lupo affamato. A Delvecchio, scelta felice, roplicano gli squilli di Wiltord e Trézéguet, Juventino di fresca nomina. Duo panchinari, come Pires, l'ispiratore del raddop¬ pio: Lemerro ha azzeccato i cambi. Parlare di beffa ha un senso so pensiamo alla succea- siono cronologica o tombureg- gianto degli episodi, non, poro, so paragoniamo il nostro Euro¬ peo a quello di Zidano e dalla Francia. Tutti noi, la sera di Oslo, avremmo firmoto per il secondo posto, sempre che qual¬ che anima pia avesse avuto il coraggio di offrircelo. La partita, adesco. A scacchi por un tempo, e poi croccante, tumultuosa. Zon ha proferito Fossotto a Di Livio, Totti a Del Piero, Dolvocchio a Inzaghi. L'ItaUa, in bianco scaramanti¬ co, si alza dai blocchi come meglio non potrebbe. Tosta e compatta, disinvolta e aggressi¬ va. Produce poco, ma ancora meno concedo (un palo casuale a Henry, il più pericoloso). Zida¬ no viene controllato a settore, e non già a uomo. Il rodaggio di Zizou è laborioso. I /rancesi ci attaccano soprattutto lungo il fianco destro. Prima parata di Toldo, al 38' (su DjurkaofO. Al 43', una gomitata di Desailly a Cannavaro, in mischia, sfugge al rodar dui tollerante Prisk. Alla ripresa, la musica cam¬ bia. L'Italia si scuote, guada¬ gna metri, fa circolare la palla o firma, al 10', un gol semplice¬ mente straordinario: tacco di Totti, cross al bacio di Fossotto, zampata di Delvecchio. Fanta¬ sia, precisione, ardimento. In precedenza, al 7', Del Piero aveva avvicendato un orna¬ mentale Fiore. Del Piero. A suo modo, lo strumento del fato. Se è vero che dalla loro caotica pressione gli avversari ricava In vancon Defino al 93raggiunti e poi sno un pugno di bolge dantescho e due nitide occasioni, con Wil¬ tord e Henry, sventate da Tol- aggio vecchio , azzurri a Wiltord onfìtti do, è altrettanto vero che pro¬ prio Del Piero, al 14' e al 39', si mangia duo gol fatti, il primo su invito di Totti, il secondo su servizio di Ambrosini, a sua volta sguinzagliato dall'ispira- tissimo «popone»: in un caso, la mira risulta troppo angolata, nell'altro la traiettoria si smor¬ za sul corpo di Barthez. Maci¬ gni, non errori. Henry e Wiltord, entrato al posto di Dugarry, creano pro¬ blemi a Nosta, Cannavaro e luliano. Zidano orchestra il gio¬ co. Abbiamo nello gambe un giorno in meno di riposo, e una simile zavorra comincia a con¬ dizionare la lucidità e a produr¬ re un ossessivo arretramento. Non che la Francia cucini piatti memorabili ma preme, e pre¬ mondo, accentua la nostra ten¬ sione. Ci sono momenti che non finiscono mai. Ci sono palle che mai dovresti perdere, in attac¬ co, come succede a Totti, in un attimo di bullesca stravaganza. E' di lì che parte l'estrema, disperante para¬ bola dei campio¬ ni del Mondo, da area ad area. Wil¬ tord scivola via a Cannavaro e la doma: il diagona¬ le non perdona Toldo. Ci vuole poco a capire che è finita, per noi, ed è vinta, per loro. I supplementari, altro non rappre¬ sentano che una dolorosa appendice, sfregiata dall'esplosivo di Trézéguet su invito di Pires. Trezoguet ave¬ va rilevato Djoralceff, Pires ave¬ va rimpiazzato Lizarazu. L'ulti¬ mo fla&h: Albertini che perde palla, Pires che la addomestica e la lavora come un orafo, Trézéguet che la sbatte dentro di sinistro. Il reato sono delirio o lacri¬ me, genio che si abbraccia e gente che crolla, c'è sempre un pianto a unire le nostro storie di calcio, il Vieri di Parigi dopo il Baresi di Pasadena, e adesso l'Albertini di Rotterdam. Fran¬ cia due, Italia uno, golden gol: quel diavolo di Platini, mannag¬ gia a lui, aveva capito tutto. In vantaggio con Delvecchio fino al 93', azzurri raggiunti da Wiltord e poi sconfìtti C'è tutta l'amarezza di Dino Zoff in questa espressione: «Non ab blnmo nulla da rimproverarci, la squadra si è fatta onore e non meritavamo una sconfitta cosi» (4-3-2-1) BAR1HE2 THURAM 6,5 BLANC 6 KSAIILY 6 UZAMZU 6 (41'l.inm) l.V. V1BRA 6,5 WSCHAHPS 7 DUGAflRY 6,5 (imWUlORf) 7,5 mmm 5,5 OlstTftrtgiict) 7 ZIDANe 7 HtNflY 7 AI.UMEHRE 7 (3-5-2) 10L00 7 CANNAVARO 6 HESIA 7 IULIAN0 6,5 ressono 7 ALBtmiNI 6,5 WBIAGIO 6 (21 s tAmUMW) 6 mi 5,5 (mMPiero) AS MALOM 7 TOTTI 7 KLVECCHK) 7 |4Vi.tMotitolla) ov, AlZOff 7 Arbitro; ffilSK(Swa) 5.5 fltll: IO' t.t. Ddvecthio. 49' il WMard, 12' pii. Trbtguet Ammoniti: Di Biiglo. Cmranro, Ttwnm. Tool. 8p««»torl:«tniU