Berlino, un museo per i «triangoli rosa» di Sergio Trombetta

Berlino, un museo per i «triangoli rosa» Ricostruito il perìodo più tragico nella storia degli omosessuali tedeschi, e ora si guarda alla Ddr Berlino, un museo per i «triangoli rosa» Sergio Trombetta Ol GNI mattina K.iilhrin/ Su-in- lo, 37 anni, lauma in letleralu- m russa a Heidelberg, esce dì casa in Kalzbach Strusse, compio pochi passi, aitnivorsa il Mohrìngdamm e raggiunse l'ufficio dall'altni parte del corso, nel cuore di Kruuzriug, U quartiere un tempo fricchettone dì Berlino. Entra al numero sessanlu- no di Mehrìngdamm. nel cortile ^stta uno sguardo alle palme verdi e al cielo azzurro dipìnti sul muro e cosi strìdenti con il clima borìmeso, sale in ufficio al secondo piano. Karlheìnz lavora allo Schwules Muscum, il musco gay dì Boriino ed è uno dei ouetlro iropiogati stipendiati dallo Stato. dall'Arboitiimi (l'ufficio del lavoro) per la precisione: 2000 marchi al mese, poco meno di duo milioni di lire, contratto di un anno. Fra stipendiali e volontari quindici porsene sono impegnate allo Schwules Muscum. «Qui abbiamo gli uiTìcì, la biblioteca, l'archivio e una sala por lo mostre, fi nostro scopo - spiega Karlheìnz - 6 la ri,-. —.i o la conservazione di lutto il materiale che può servire a ricostruire la vita e la società gav a Berlino e in Germanio». E in quindici anni di vita il museo ha contribuito, un tassello dopo l'altro, a riportare alla luco la storia dimentica¬ la degli omosessuali tedeschi: dallo battaglie di Magnus Hìncnfeld all'inizio del «ecolo contro il famigerato paragra¬ fo 175 del codice penale che condannava lomosessuaiità, nll'aporta e vivace vita nella Berlino degli Anni 20 e 30, B mecca degli omosessuali di tutto il mondo con locali, giornali, associazioni gay. Ora la ricerca sì è concentrata sul periodo più nero e rimosso della storia gay: il martirio dei triangoli rosa. Durante il nazismo gii omosessuali venivano condannati al lavori forzati nei lager ed erano costretti a portare cucilo sul petto un triangolo rosa, cosi rrmegli ebrei portavano la stella gialla. Sino al 30 lugiij la nr^tra, dedicaU alla «Repressione degli omosessuali dinante il terzo Reich», è aperta in due aedi: il museo di Berlino e il lager dì Sachsennausen . E' una raccolta awhiacciante di foto segnaletiche, lettere, testimonianze, disegni, foto di forzati, documenti ufficiali di condnmu. Accanto, altro foto che riprendono gruppi di uomini, ancora ignari e felici, al mare o sulla riva di un fiume. Noi catalogo, odilo dal Verlag rosa Winkol singoli capitoli sono dedicati alla ricostruzione della vita dì personaggi famosi ne^li Anni 20 e 30. Per esempio lo chansonnier Paul O'Monlis. il ballerino Richard Bamack, il pittore Richard Crune. Un capitolo è dedicalo afili homosexuelle Juden, gli ebrei omosessuali. Spaccati di mài' '45. i chi hanno tulli come data finale gli anni fra il '42 o il Ma questa mostre non è che l'ultimo passo di una lunga attività: «Il museo è nato nel 1985 sull'onda del successo dì una mostra dedicata dall'Eldorado, il più famoso locale gay di Berlino do^li Anni 30, un posto die ha visto passare Marlene Dietrich e Set^cj ^jzenshtejn - ricorda Karlheìnz Steinle -. [.'esposizione si tenne allo Sladtsmuseum, ebbe 40 mila visitatori e gli organizzatori, Wolfgang Theis, Andreas Sternweiler, Mnnfred Herzer o ManfredBaumgardt, decise¬ ro di dare vita al nostro museo. La prima sede era al Check Pcint Charlie, il mitico punto di frontiera fra le due Berlino. poi ci siamo irasferiii qui». E D nella sala al piano terreno, Steinle ha realizzalo Is sua prii.ia impresa espositiva, cinque anni fa, intitolata «Deut- sch-Russiche Froundschafb 'l'amicizia franco tedesca) die faceva da ironico controcanto all'altra grande mostra intitolata «Berlin Moskaa» che paragonava ouasì un secolo di arte in Russia e Gennania e, negli stessi mesi, teneva banco al Martin Gropìus Bau. E lì, al lo Schwules Museum, die per la prima vola è stato esposto l'ingiallito certificato H morte ai Sergej Ntbolcov, il fratello gay di Vladimir, l'autore di e Lolita», mano ufficialmente dì enterocolite il IO gennaio del 1345 nel li-ger di Neuengcmme. E' sempre li che è stata esposta una foto dì Klaus Kinsti che redta en travestì «La voce umana» di Cocteau. E' un allestimento del 1948, realizza*^ gra¬ zie ai denari del principe emigrato Sasa Kropotkìn, di cui Kinski era protégé. gMa certamente l'iniziativa più im¬ portante e ambiziosa del museo è stila, nel 1997, l'esposizio¬ ne dedicata ai cento anni dì movimento omosessuale. Allestita presso l'Accademia delle belle arti al Tiergarten. «Goodbye to Berlin» riscrìveva le vicende deUa serietà gay dalla fondazione del Comitato Scìentifico-umanitarìo ad opera dì Magnus Hirschfsld nel 1897 sino ai successi della cultura gay americana di fine '900. Tutte imprese portate a termine con un misto di snobberìa berlinese e precisione teutonica: «Siamo un'azien¬ da privala, non abbiamo aiuti diretti dallo Stato o dalla città, dobbiamo fare fronte a uscite mensili di seimila marchi fra affitto e altre spese. Ci finanziamo con gli ingressi al museo e altre entrate e donazioni», dicono Steinle e ì suoi colleghi. Ora stanno lavorando sull'omosessualità nella Ddr, la Germania orientale: «Abbiamo motto materiale per raccon¬ tare la vita gay nella Germania comunista. Tante cose arrivano dalla collezione privata di Charlotte von Mahls- doif. Chi era? Un uomo che abitava a Badino Est e ha passato l'intera yiu vestito da donna. Dopo la caduta del Muro e la riunificazione ha ricevuto la Bundesverdìen- stkrauz, il più importante riconoscimento dello Stelo tedesco». Una mostra sugli anni del Terzo Reich: foto segnaletiche lettere di forzati e documenti di condanna Accanto, istantanee che riprendono gruppi di uomini al mate ancora ignari e felici ■i