» «Wojtyla non chiede né indulto né amnistia
» «Wojtyla non chiede né indulto né amnistia IL CONSIGLIERE DEL PAPA ILLUSTRA LE INDICAZIONI DELLA CHIESA » «Wojtyla non chiede né indulto né amnistia jtMonsignor Cheli: bisogna migliorare il sistema penitenziario intervista MarcoTosaBI CITTA DEL VATICANO IL cardinale Giovanni Cheli, Presidente Emerito del Ponti¬ ficio Consiglio per i Migranti, ha ricoperto per molti anni l'in- caricc dì rappresentante della Santa Sede alle Nazioni Unite, e in virtù della grande esperienza accumulata, è uno dei cardinali de! cui consiglio il Pontefice sì avvale. Specialmente su temi come quello della giustizia e dei diritti umani, che travalicano le frontiere. Secondo il cardinale, il Pontefice in realtà non ha voluto riferirsi né all'amnistia né all'in¬ dulto, ma ha semplicemente vo¬ luto chiedere ai governanti di tutto il mondo un gesto di buona volontà, di carattere umano e morale. Eminenza, il Pontefice ha reso pubblico il suo messag¬ gio tento atteso. Quale n- flessione le suscita? «È un messaggio molto bello. Questo documento del Pontefice sul Giubileo nelle carceri tocca un problema che è di triste attualità, ma non solo in Italia. Anzi, io direi un po' dovunque. La situazione nelle carceri è nota: sovrafTollamento, condi¬ zioni Oi vita precarie e a volte addirittura indegno della perso¬ na umana e di un paese civile. Il Papa richiamandosi al fatto che l'Anno Santo è slato sempre l'occasione per la Chiesa e anche per la società civile di fare qual¬ cosa per la giustizia nell'ottica del Vangelo, non chiede in con¬ creto un indulto o un'amnistia, ma un segno di clemenza. È significativo. Chiede soprattutto poi delle iniziative che possano servire davvero a risolvere a monte i problemi lamentati». Quali sarebbero i beneficia¬ ri nel nostro paese soprat¬ tutto, di questo eventuale gesto di clemenza? «Credo che di questo alto usu¬ fruirebbero molti immigrali de¬ tenuti, se è vero che essi rappre¬ sentano ben il 25 percento della popolazione carceraria italiana. Ora c'è da chiedersi il perché di un numero cosi elevato di extra- comunitari nelle carceri». E quale risposta si può da¬ re? «Io credo che la spiegazione, almeno una spiegazione, sia que¬ sta. Un numero ingente di immi¬ grati è in situazione irregolare. Non può avere un lavoro, o perlomeno non può avere un lavoro normale, che sìa giusta¬ mente retribuito. Ora per soprav¬ vivere, gli illegali, non lutti fan¬ no i lavavetri o i venditori ambu¬ lanti. Molli finiscono per cadere nelle maglie del crimine, il che significa droga, prostituzione; e quindi facilmente incappano, Crosto o lardi, nei rigon dello sgge». E in che modo il messaggio ne tiene conto? «Anche per loro sono necessarie misure di carattere educativo, di preparazione al lavoro, a un lavoro onesto. Di riammissione alia legalità, se l'hanno perduta dopo averla ottenuta». i Si ò parlato ne! giorni scorsi di possibili interferenze di questo messaggio nell'ambi¬ to politico... «È chiaro invece che il Papa non ha voluto interferire in nessuna manieni. Lascia ai politici, ai poteri dello stalo quale sia, qua¬ le possa essere questa misura di clemenza. Con la raccomanda¬ zione anche che non ci si dilun¬ ghi troppo in cavilli, che si cerchi di arrivare a qualcosa di concrete. Qui si rischia di disqui¬ sire tanto e di concludere poco. E quel poco di concluderlo an¬ che tardi». La Chiesa percepisce un sen¬ so di urgenza? j «Vediamo che tanti detenuti commettono degli atti di vera disperazione. Ma nel messaggio io sottolineerei oltre alla richie¬ sta di un segno di clemenza, ia parte propositiva che è molto ampia». Che cosa si attende la Chio¬ sa dall'Italia in risposta a questo appello? «Senz'altro misure che tendano. o tentino di migliorare il sistema carcerario. Direi che l'indulto e l'amnistia siano cose da esclude¬ re, perché sembra che nessuna delle forze politiche li vogliano. Però un atto di clemenza, alme¬ no... un qualcosa. Diceva monsi¬ gnor Sepe: uno deve fare sei anni in prigione, anche se gli tolgono sei mesi, per lui è qualche cosa. Un segno di clemenza». L'assenza di un riferimento esplicito alla pena di morie ò voluto affinché il messag¬ gio sia accolte ovunque sen¬ za preclusioni? «Mi sembra che questa conside¬ razione sìa giusta». Il problema deU'immigrazio- ne clandestina è veramente così grave? «È un problema che sotto certi aspetti appare irrisolvibile. Non si riesce a fermarla. Sono troppe le maglie rotte attraverso cui filtra. Credo ci vorrebbe un po' di fermezze. Quelli che arrivano in situazione irregolare, e si sa da dove vengono bisognerebbe rimandarli a casa, a meno che sia gente che è fuggila da una situazione di persecuzione. Ma non c'è diritto all'invasione, e nrn c'è un diritto assoluto al¬ l'emigrazione. L'uomo ha un di¬ ritto mitigato a emigrare. Tutti hanno il diritto di emigrare pur¬ ché ciò non vada a detrimento del bene comune del paese verso cui avviene l'emigrazione». Il cardinale Giovanni Cheli. Presidente Emerito del Pontificio Consiglio per I Migranti, ha ricoperto per molti anni l'incarico di rappresentante dell:. Santa Sede alle Nazioni Unite e oggi è una delle persone più vicine al Pontefice
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