Uno spettro con gli occhi più grandi del mondo

Uno spettro con gli occhi più grandi del mondo ILTARSIO Uno spettro con gli occhi più grandi del mondo RISCHIA l'estinzione uno de�gli animaletti più bizzarri e fantastici del regno anima�le, il tarsio. Come per le altre specie in pericolo, l'unica speran�za di salvarlo é la riproduzione in cattività. Ma non é solo il motivo ecologico che spinge gli scienzia�ti a occuparsi della bestiola. Que�sta proscimmia dagli occhi im�mensi rappresenterebbe ima tap�pa importante, e controversa, sulla strada dell'evoluzione uma�na. Dire che ha occhi immensi può sembrare un'iperbole, ma non lo é. Quelli del tarsio sono, in proporzione alla mole del corpo, gii occhi più grandi che esistano nel mondo animale. Occhi perfettamente rotondi, lucenti come l'oro quando di giorno la pupilla si restringe fino a diventare un puntolino nero, fosforescenti e spaventosi la not�te, quando la pupilla si dilata talmente che l'iride si riduce a un anello sottile. Il tarsio é in grado di dilatare e restringere la pupilla con la velocità di un fulmine. Quegli occhi favolosi, presi singo�larmente, hanno un volume di xico inferiore a quello del cervelo. Ma sono inespressivi, fissi e immobili. Per guardare di lato, il tarsio deve girare il capo e può farlo grazie all'estrema flessibili�tà del collo, che gli consente di ruotare la testa anche di centottanta gradi. Per meglio localizzare i rumo�ri della notte, lui, animale nottur�no per eccellenza, possiede due '.ruiuii padiglioni auricolari sottii come carta che possono muo�versi l'uno indipendentemente dall'altro. Il nome di "tarsio" é pienamente giustificato. Perché proprio le ossa del tarso sono in questa scimmiotta insoUtamente allungate. Ne risultano due piedi lunghissimi e per di più le dita terminano, cosi come quelle del�la mano, con un disco adesivo che consente all'animale di aderi�re anche a su pedici perfettamen�te levigate. Questi pigmei, che misurano dai dodici ai quindici centimetri, coda esclusa, quando si trovano a terra saltellano su due zampo alla maniera dei topi saltatori. Quando invece sono sugli alberi, si lanciano come siluri da un ramo all'altro, tenen�do le braccia aderenti al corpo e la lunga coda distesa a mo' di timone. In questo modo fanno in una sola volata salti alti anche un metro e mezzo e lunghi due o tre metri. Quando stanno per atterra�re, sollevano perpendicolarmente la coda, allargando al tempo stesso braccia e gambe. Al veder�si davanti .nel buio della notte quegli occhi spiritati e luminosi che si spostano da un albero all'altro come per magìa, é natu�rale che li si consideri spettri, fantasmi malefici. E si può ben capire il timore, la diffidenza, la paura che queste bestiole ispira�no agli indigeni del loro habitat: Bomeo, Giava, Sumatra, Celebes, Filippine. Il nome di "spettro" é rimasto nella denominazione scientifica di una delle tre specie, quella che vive a Celebes (Tarsius spectrum). Le altre due sono il tarsio malese (Tarsius bancanus) e il tarsio delle Filippine (Tarsius syrichta). Sono, queste, le uniche specie superstiti di un vasto grup�po che nel lontano terziario, cioè circa settanta milioni di anni fa, era diffuso anche nell'Europa occidentale e nel Nordamerica con un gran numero di specie. C'è poco da essere ottimisti aulla sorte delle superstiti. Le tre spe�cie sono diventate molto rare. Per milioni di anni queste forme sono sopravvissute a tutte le trasformazioni che ha subito il mondo insulare dell'Asia sudorientale. Ma oggi i mutamenti radicali prodotti dall'uomo nel loro habitat ne minacciano seria�mente la sopravvivenza. Tutto sta cambiando con rapidità verti�ginosa. Le foreste scompaiono per far posto alle colture agrico�le. E anche se s'incontra ancora qualche tarsio nei giardini o nelle piantagioni, non si sa fino a che punto queste strane creature del�la notte potranno adattarsi a un mondo che cambia cos�rapida�mente. Cosa mangiano i tarai? Sono essenzialmente carnivori. Man�giano soprattutto gechi, lucerto�le, cavallette, altri insetti, ma anche piccoli pesci e granchiolini che vanno a catturare nei fiumi e nei torrenti, in prossimità dei quali amano insediarsi. Abituati come sono al caldo umido delle foreste tropicali, i tarsi soffrono il freddo. Diventano proibitive per loro le temperature inferiori ai didotto gradi. Igienisti ad ol�tranza, si leccano continuamen�te il mantello alla maniera dei gatti. La faccia però non se la lavano, se la puliscono sfregando�la contro le foghe, come fanno del resto molte scimmie. Questi ani�maletti hanno un loro linguag�gio. Già sul far dela sera U si sente squittire, come se si dessero la sveglia l'un l'altro dopo il riposo diurno. Ma intense sono soprat�tutto le strida dei maschi nella stagione dogli amori. Ad ogni parto nasce un solo piccolo. An�che nel rapporto madre-tìglio, la voce assume un ruolo importan�te. Se un piccolo si smarrisce, invoca disperatamente la madre con una serie di stridolini acuti, a cui la madre generalmente ri�sponde. Si sono viste femmine accompagnate da quattro o cin�que cuccioli. Dipende da! fatto che non sono in grado di distin�guere il proprio figlio dagli altri e raccolgono indiscriminatamente tutti i cuccioli che sentono squit�tire. Dal punto di vista scientifi�co, molto si discute sulla colloca�zione da dare ai tarsi. Sono pro�scimmie, come i lemuri del Mada�gascar, che rappresentano da soli i tre quarti delle proscimmie viventi? O li si deve considerare piuttosto '.àcini alle scimmie ve�re e proprie? La maggior parte dei testi di zoologia continua a includerli tra le proscimmie. Ma ricerche condotte sulle proprietà immunologiche del loro sangue dimostrerebbero che i tarei sono più affini alla scimmie che non alle proscimmie. * Il biologo Wood Jones ipotizza perfino che l'uomo sarebbe disce�so direttamente dal tarsio, senza passare attraverso uno stadio scimmiesco. Secondo alcuni zoo�logi, nei suoi primi stadi l'albero genealogico dei primati si sareb�be dicotomizzato dando origine da un lato ai lemuri, dall'altri) ai tarsi e alle scimmie. Ma come si può spiegare il fatto che i tarsi sono notturni, mentre le scimmie (tranne una. l'aoto) sono diurne? Si può soltan�to supporre che i tarsi siano discesi da antenati diurni e che si siano adattati solo dopo alla visio�ne notturna. Ma navighiamo a ruota libera nel campo delle ipo�tesi. I dubbi rimangono. Isabetla Lattea Coifmann La rara e minuscola proscimmia, diffijsa dal Borneo alle Filippine, è ormai in pericolo di estinzione Si salverà solo in cattività? A destra un esemplare di Tarsio, specie vecchia di 70 milioni di anni

Persone citate: Coifmann, Jones, Wood

Luoghi citati: Asia, Celebes, Europa, Filippine, Nordamerica