Cusani: «Le proteste in cella, il mio trionfo»

Cusani: «Le proteste in cella, il mio trionfo» Cusani: «Le proteste in cella, il mio trionfo» «Ma solo il perdono sarebbe irresponsabile nei confronti dei detenuti» intervista rBOM) ItOronnclK) MILANO 0 OTTOR Sergio Cusani. di�ca la verità: ma chi gliel'ha fatto fare di metterai in questo pastic�cio dell'amnistia? Per lei il carcere era solo un brutto ricordo... «E' proprio questo ricordo che mi fa lavorare per il carcere. Ho iniziato a farlo dal primo minu�to in cui sono entrato in cella perchè è una situazione cosi orripilante... E poi fa bene a me. dà un senso alla vita». Alla quale lei per tre anni e mezzo ha dovuto rinuncia�re. Brucia ancora quel�l'esperienza? «E' difficile descrivere cosa si prova quando si sta in un carce�re. Ricordo ancora i detenuti che si tagliavano con le lamette solo per farsi ricoverare in infer�meria e poter parlare con un medico o un assistente sociale. Io forse ho avuto pensieri anche peggiori ma poi ho reagito. E ciò che sto facendo adesso è per aiutare gli altri che sono rimasti dentro a reagire». Se è per questo c'è riuscito. Ci sono rivolte in tutte le carceri. Non si sente un po' responsabile di aver creato un'attesa pericolosa? «Vorrei precisare che non è vero che ci sono rivolte ma proteste civili. E non credo di aver creato aspettative inutili ma di essere riuscito, insieme a Segio, e con tutta umiltà, a portare all'attenzione dell'opinione pubblica il problema delle carce�ri. Mi sembra un buon risultalo che 600 comunità di assistenza oggi si siano dichiarate disponi�bili verso il mondo dei detenuti scuotendo i politici». Che a dire il vero danno la sensazione di avervi usato come scudo per affrontare una questione scottante. «Se hanno voluto farlo non c'importa: quello che conta è il risultalo. Non siamo in carriera politica ma solo impegnali nel sociale». Il procuratore generale Borrelli ha detto che gli sembra surreale che una proposta di amnistia arrivi da due ex detenuti anziché da un ambito istituzionale. E' d'accordo? «Certamente sarebbe stato me�glio che a pensarci fosse stato un ministro o un segretario di partito. Ma siccome nessuno l'ha fatto ci abbiamo pensato noi, sulla base dell'esperienza che abbiamo avuto con le carce�ri. E poi abbiamo introdotto una bella novità; il famoso "collegato" che non affronta sol�tanto l'amnistia o l'indulto co�me panacea, ma si occupa della strutlura, del recupero». Sempre Borrelli dice che un'amnistia senza una ri�forma seria del sistema pe�nale e carcerario non ha senso. «Mi piace questo pensiero nu�mero due di sua eccellenza Borrelli: quando dice che biso�gna ripensare tutto il sistema penale e penitenziario dalle fon damenta al soffitto, mi trova assolutamente d'accordo. 11 pen�siero numero uno, quello su di me e Segio, il corruttore e il terrorista, invece mi aveva la�scialo perplesso, mi era sembra�to piccolo da parte sua...». Intanto, anziché un'amni�stia ((pensata», il rischio è che si metta la solita pezza con un indulto tout-court. Contento? «Bisogna ancora vedere. Co�munque se cos�fosso sarebbe irresponsabile nei confronti dei detenuti, della società civile e di un progetto cho si dica tale per il Paese». Idea di un ex finanziere? «Diciamo che è l'idea di chi professionalmente ha dimesti�chezza con i numeri. Il nostro è il carcere dei poveri, dei tossici, degli ultimi. Il carcere è un macchina che in Italia bnicia 8.000 miliardi all'anno, tritu�rando vile e costruendo cana�glie, di cui \'80\ rientra regolar�mente in cella dopo un periodo in libertà. Il rapporto tra investi�menti, risorse umane ed esiti è deficitario, non c'è corrispon�denza, lo capirebbe anche un bambino». Sergio Cusam. l'ex fìruinziere milanese condannato per Tangentopoli, ha presentato, insieme con Sergio Segio. ex brigatista, un disegno di legge su amnistia e indulto

Persone citate: Borrelli, Cusani, Segio, Sergio Cusam, Sergio Cusani, Sergio Segio

Luoghi citati: Italia, Milano