«In purgatorio, tra la cella e la vita»

«In purgatorio, tra la cella e la vita» IL LENTO RITORNO VERSO LA NORMALITÀ' «In purgatorio, tra la cella e la vita» I semiliberi: la fatica del lavoro ci restituiscefidmia le storie Marco Nelrotti LA nostra giornata incomin�cia alle otto. Qualcuno .arri�va in scooter, qualcuno scendo dal pullman e percorre un trailo a piedi. «Nostra giomata» perché per capire carcere, lavoro, reinserìmento devi di�ventare anche lu un semiliboro, o un «affidalo ai servizi» e chiaccblerare ira un truciolo 0 un pacco di carta. Comincia allo Otto, la nostra giornata, quando si lasciano il carcere o la casa, in giorni cosi d'attpsa, cosi confu�si, alterati da un'eco desolata 0 vìa via più irosa por il dibattilo politico, con un indulto allo porlo che acquieta un poco. Comincia in cooperativa, la «Pie�ro 0 Gianni», costola dol Gruppo Abele, duemila moiri quadrati, 35 penone, 18 che vengono dal disagio, da droga, carcero, Ma non ò un lavoro-rimedio. Onesta è un'azienda: pollelloria (por uziondo come Zegna) e falegna�meria (con enti pubblici e priva�li por clionlil. Hanno taglialo ieri i legni, 0 vomiciuli. Stiamo montando un'altaléna per giardini pubbli�ci. Non sanno, i lumbini, che le mani di chi molte insieme il loro piccolo parco giochi sono mani che si riscattano e si rispetta�no, ora gesto do|Kigesto. Accan�to a me, ad avvitare una vile e poi l'altra, c'è un bandito che non è più «bandito». E' Carlo, ha 48 unni, un ergastolo per omici�di in serio che giura di non aver commesso: «Novo mesi di isola�mento in Liguria, un anno a Pisa, 17 anni a Porto Azzurro», Esce allo setto dal vecchio carce�ro dello Nuovo le non si gioca con le parole! e-rienlra alle 10 di sera. Ha una ragazza, cho è madre. Quando lascia le giostre va da loro, poi torna alla cella: «Ti sembrerà assurdo, ma qui h più duro, per certi versi, cho là dentro. Là ti prendono la vita, qui lo la restituiscono. Ma con regolo legale alla volontà e al rispetto degli aliri e di le». E' difficile immedesimarsi nella fa�tica del rientro serale. Ma è palpabile questa sfida: «La ra�gazza ti dico': ci vediamo doma�ni. E lu rispondi si e pensi: chi lo sa? E se un agente mi fa rappor�to por una puttanata? E so qualcuno mi taglia la strada mentre sono in scooter e vuole litigalo? Si ingoia, si arriva allo vita passo por passo. Fortuna? Si, e fatica». Si avvicina l'ora di pranzo. Mentre Carlo spara via la polve�re di legno dalla camicia con il bocchettone dell'aria compres�sa, ci ritroviamo in cucina, con Attilio, 31 anni. E' il cuoco della mensa, a cucinare ha imparato in cella. Aveva 21 anni. Eurlo. E' tornato per rapina, estorsio�ne: «La prima volta, forse per�ché oro cosi giovane, non mi foce offolto. Anzi, mi sentivo un duro. Quando fossi uscito, avrei avuto una medaglia in più: esse�re sialo alle Nuove». E' la recidi�va, il rieniraro, uscire e rientra�re elio modifica, se non il tomporamonio, l'atteggiamento verso la propria vita: «Ogni volta cre�sceva lu caltivena, perché ti dovi attrezzare. E poi il menefre�ghismo». Il menefreghismo? «SI, ogni volta li sembra cho quello sia il tuo traccialo, reato e carcero e di nuovo gli slessi umici 0 gli slessi reali e, forse, un carcero diverso». Si toma al lavoro. Sono lo 15. Cooperativa «Oltre il muro», cumputor, dati da inserire por enti pubblici, aziende sanitario, privali. Una trentina di perso�ne, duo terzi che vengono dal carcero 0 talora ci tornano a dormire. «Io non sopportovo l'idea di comunità. Sapevo che sarei fuggilo», dico Marco, 45 anni. «Si pensa di ossero forti, di non volere aiuti o regole. E vai avanti, entri in carcere od esci, rientri od esci. Ogni volta più convinto. So IO anni fa mi avessero offerto opportunità, avrei dolio di non rompermi le palle o lo avrei prese per comodi�tà. Adesso capisco i neutri evita�bili». Seduli al computer con Anto�nio, 30 anni. Ha incominciato a drogarsi a 17 e a 18 si ò preso cinque anni e mezzo; «Fumavo mollo, fuori, e avevo provalo l'eroina, ma (niello slare "fuori di lesta' non lo capivo. Invece, dentro, dove circolava comò le suponetlo al suponnercato, l'ho apprezzata. Stavo alle Nuove, con altri solle dolonuli. Quello sballo li faceva passare la gior�nata. Mirincoglionivo». Quando sei arrivalo qui? «Due anni fa. Ho visto la mia spavalderia che si sfaldava. Ero ima persona. Mi guardavo nei vetri delle porto: non sei in carcero». Non siamo in carcero, salvo rientrarci alle IO di questa sera. Siamo al «Progetto Cartesio», in fondo alla città. Un centinaio di persone, una sessantina legate alla droga o al carcere o a tutti e due. Si va per aziende e per condomini, a raccogliere carta da riciclare. Tulli con la maglia verde con le scritte gialle. Assas�sini, eslorsori, rapinatori, ladri. E gente senza fedina penale. Chi bussa alla tua porta? Neanche Lombroso può dirlo Francesco, 55 unni, si 6 preso un ergastolo «porche sono slato gentile con amici». I nomi dogli amici evoca�no storio forti. «Sapere che esci, che torni uomo, è rinascere. Ma con la tua vita e la tua fortuna di semilibero li misuri la sera quan�do rientri. Dopo tre anni per me è come la prima sera. Pensi: no, non vado. Ma ci vai. E' una fatica più forte della giornata di lavoro. Se per il mondo fuori siamo dei non liberi, per il carcere siamo dei non detenuti. Senza identità, purgatorio». E le proteste? «Si fanno quan�do servono. Questa rischia di essere, un autogol, allontana la gente dalle nostre ragioni». E' d'accordo Aldo, 40 anni, appena tornato con il camion. La sua storia è opposta: «Ero un hippy, avevo 18 anni, andavo ad Am�sterdam, compravo roba, la vendevoas mi pagavo il viaggiti e quella cha usavo io. Il carcere non mi spaventava, quando en�trai la prima volta pensavo che poteva capitarmi a tre 54 vòlte e sarei sempre stato un giovano dujto. Poi, 1 ultima volta che mi presi sei anni, mi vidi invecchia�re là dentro, andare all'ora d'aria con il bastone cui appog�giarmi e non potevo accettarlo. Non voglio ingannare: possibili�tà me ne hanno offerte tante e li ho sempre presi per il culo, senza sapere che loro lo sapeva�no e che stavo prendendo per il culo me slesso». Tutti concordano: serve il lavoro fin da subilo nel carcere. Come dice don Luigi Ciotti, la leggo Smuraglia apre una via: defìscalìzzaztone alle aziende che danno lavoro ai detenuti, quelli elio comunque devono rimanere dentro. Investa lo Sta�to, e risparmierà. E ricordi la storia di Marco: «Ho lavoralo sei mesi con una borsa di lavoro, poi altri sei, poi la cooperativa mi ha assunto. Un anno e mezzo dopo il mio reinserìmento, mi hanno annunciato un residuo di iena di 30 giorni: arresti domiciiari. Il Gruppo Abele mi ha portato a casa computer e fogli. Chiedo a le, a tutti, a giudici e politici, che cosa sarebbe slato, dopo 20 anni di viaggi tra strade e carceri, se avessilavorato in una grande azienda, se fossi tornato in carcere 0 rimasto a sbattenni per un mese, fallito e frustrato a casa mia. Mi sarei fottuto due anni di sforzi e conquiste». HERGASTOUUIO «Qui è più difficile si è costretti a subire si arriva alla società passo dopo passo» IL RAPINATORE «La prima volti mi sentivo un duro avevo una medaglia il carcere» IL SICARIO «Tornare in prigione la sera è l'impegno più difficile della giornata»

Persone citate: Lombroso, Novo, Smuraglia, Tulli, Zegna

Luoghi citati: Liguria, Pisa, Porto Azzurro