Suor Lucia era Wojtyla quel vescovo in bianco di Marco Tosatti
Suor Lucia era Wojtyla quel vescovo in bianco Suor Lucia era Wojtyla quel vescovo in bianco Un incontro con l'inviato del Papa prima di svelare il segreto Marco Tosatti CITTA DEL VATICANO Una figura alta, imponente, ha varcato la soglia del monastero di Coìmbra il 27 aprile scorso. Una persona molto speciale, e con un compito ancora più spe�ciale: interrogare, per incarico del Papa, suor Maria Lucia de Jesus, l'unica dei tre veggenti d�Fatima ancora in vita. Non si trattava né di una visita qualsia�si, né di una persona qualsiasi: era l'arcivescovo Tarcisio Berto�ne, segretario della Congregazio�ne per la dottrina della Fede, il }relato che «violava» le tranquile mura della clausura carmeli�tana. Suor Lucia lo attendeva nel parlatorio. Monsignor Berto�ne le consegnò una lettera perso�nale di Giovanni Paolo II. Due settimane più tardi, a Fatima, Francesco e Giacinta, i suoi cugini, e compagni di visioni, morti ancora bambini sarebbe�ro stati beatificati. In quell'occa�sione il Papa avrebbe rivelato il segreto meglio custodito del se�colo scorso. «Monsignor Berto�ne, accompagnato dal vescovo di Leiria scriveva Giovanni Paolo II a suor Lucia viene a mio nome per fare qualche do�manda sull'interpretazione del�la «terza parte» del segreto». Suor Lucia è «lucida e serena riporta monsignor Bertone mollo contenta dell'andata a Fatima del Santo Padre per la beatificazione da lei tanto atte�sa». Rilegge la lettera del Papa, la tiene Ira le mani, la contem�pla. Poi dice di essere pronta a rispondere «francamente» a tut�te le domande. Il vescovo Bertó�ne le porge due buste: quella più piccola contiene quattro paginette di quaderno. Suor Lucia le riconosce al tatto: «è la mia carta», dice; getta uno sguardo sulle righe incise da una calligra�fia un po' antiquata: «è la mia scrittura», conferma. «Il personaggio principale del�la visione, è il Papa?» chiede monsignor Bertone. «Si rispon�de Lucia eravamo molto addo�lorati della sofferenza del Papa. Giacinta ripeteva: poverino il Santo Padre, ho molta pena per i peccatori. Noi non sapevamo il nome del Papa, la Signora non ci ha detto il nome del Papa, non sapevamo se era Benedetto XV o Pio XII o Paolo VI o Giovanni Paolo II. Però era il Papa che soffriva e faceva soffrire anche noi». Ma il «vescovo vestito di bianco», di cui il cardinale Soda�no ha detto che «cade a terra come morto», e che invece il messaggio presenta «ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce», è identificabile con Papa Wojtyla? A domanda precisa, la monaca carmelitana risponde di «condividere piena�mente l'affermazione del Papa: fu una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò sulla soglia della morte». Suor Lucia aggiunse che ai pastorelli «era stata data la visione, ma non l'interpretazione, che appartie�ne alla Chiesa. «Ma non sembra�va superfluo afferma monsi�gnor Bertone verificare ciò che ella aveva sperimentato ed intui�to con gli altri due veggenti. Perfetta concordanza» di inter�pretazioni» è la conclusione. «Nel testo stesso originale sottolinea il prelato risulta che i tre pastorelli hanno intuito subito che si trattava di un Papa, naturalmente non sapeva�no di quale si trattava. L'indivi�duazione è stata possibile dopo l'attentato. Mi sembra che l'indi�viduazione è obbligatoria». Un legame che Papa Wojtyla ha «scoperto» il giorno dopo l'attentato, quando al Policlini�co Gemelli il suo segretario, monsignor Stanislao Dziwisz gli fece notare che il giorno scelto da Agca per colpirlo era proprio il 13 maggio, data delle appari�zioni alla Cova de Irla. Fu allora che Wojtyla chiese il «dossier Fatima» all'ex Sant'Uffizio, e lesse, per la prima volta, il segreto. Ma un amico di Karol Wojtyla, il vescovo slovacco Pavel Hnilica rivela in un libro di Andrea Tomielli, «Fatima, il se�creto svelato» di prossima pubjlicazione, che « a spintarella» implorala da Suor Lucia al Papa per la consacrazione della Rus�sia «si è verificata nel 1981 con rallentato e con la salvezza della vita di Giovanni Paolo 11». Suor Lucia, racconta monsi�gnor Bertone «era molto conten�ta», nell'incontro del 27 aprile E a ragione. Era slata infalli lei a chiedere a Giovanni Paolo II di rivelare il «terzo segreto» di Fatima. Aveva scritto al Papa, sollecitandolo «a fare quel pas�so» che in precedenza non ave�vano compiuto né Giovanni XXIII né Paolo VI. Era una lettera accorala, quella in cui chiedeva che il segreto fosse tolto: «Non si parla abbastanza di Fatima, non si prega abbastanza la Ma�donna. La Vergine è molto scon�tenta perché non si ricorda il suo messaggio del 1917». scrive�va. Suor Lucia ha continuato ad avere visioni, anche dopo il 1917. E custodisce altri misteri. Ma il riserbo più stretto circon�da queste apparizioni, anche se la veggente ha scritto che in una certa occasione, le era «stalo mostrato il mistero della santis�sima Trinila, e ricevetti su que�sto mistero lumi che non mi ó permesso rivelare». In tutto Suor Lucia avrebbe ricevuto una decina di messaggi, nella sua cella di clausura a Coimbra: monsignor Bertone ha parlato di «fatti prodigiosi», ma non ha voluto aggiungere altro. Per preparare la rivelazione monsignor Bertone andò dalla veggente il 27 aprile scorso La monaca rispóse con una lettera «Santità, faccia quel passo, la Madonna mi ha detto che non si parla più di Fatima...» La religiosa ha continuato ad avere visioni nella sua cella di clausura anche dopo il 1917 Il segretario delia Congregazione «Ha ricevuto lumi sul mistero della Santissima Trinità e su altri fatti prodigiosi» Un'immagine del 13 maggio scorso: Giovanni Paolo II incontra suor Lucia a Fatima. In basso a sinistra il cardinale Joseph Ratzinger
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