Le Borse saltano sul carro della «biotech » di Ugo Bertone

Le Borse saltano sul carro della «biotech » Le Borse saltano sul carro della «biotech » Dagli Usa all'Europa un nuovo boom dopo Internet Ugo Bertone MILANO Il iìUjIo c eloquente: «La strada per il mercatot. Più sotto, si loffie: «Mettere a punto una nuova medicina è una scommes�sa lunga, costosa e difficile. Ma in caso di successo, il riuimo economico è favolo�so...». Comincia cosi l'ultimo capitolo (li un ricco opuscolo, fresco di stampa dedicato all'industria «biotech» alla vigilia della Krande rivoluzione del genoma. Uno dei tanti, l'orfie il piii aggiornato. L'editore? il Nasdaq che lo allegato alla sua rivista mensile, distribuita presso banche e finan�ziarie di tuUo il mondo. Il messaggio è chiaro: la Borsa dell'alta tecnologia, culla dei successi di Microsoft, Cisco, Intel o degli altri campioni di Internet ha deciso di puntare forte sull'ultima frontiera della «niiw economy»: la biotecnologia. D lega�mo tra lo vario sforo dol nuovo mondo, del resto, è ben Kiretto: comò Immaginare la sequenza del genoma senza i supercoinputer o la possibfiità di far marciare la ricorca tra i vari contri collegati via Internet? K cosi dojjo aver fallo da balia ai vari Hill Gates, John Chambors o Andy Crovo, il primo mercato elettronico dol mondo ha deciso da tempo d�puntare sui nuovi eroi dell'economia della conoscenza: tipo Craig Venler, l'ex marine che ha pilotalo la Celerà ella sfida por la sequenza del genoma, uno che ha avuto il coraggio, davanti al Congresso degli Usa, di «sgrida�re» Clinton e Blair per l'annuncio del 14 marzo («il genoma avevano detto i due leader è un patrimonio dell'umanità e va messo a disposizione di tutti»). «Una dichia�razione cosi ha dotto Venter ha fatto perdere al nostro settore 70 miliardi di dollari in Borsa. Ma il progresso e la scienza hanno bisogno di quattrini». Ben detto, hanno ripetuto in coro a Wall Street banchieri e gestori dei fondi a caccia di nuove miniere d'oro in questa fase di slanca por il mondo Internet. In corsa, del resto, o già cominciata: al 31 mar/o erano già 54 lo aziende biotech quotate la Na�sdaq che vantavano un valore di mercato superiore al miliardo di dollari (più di 2 mila miliardi di lire ciascuna). In tuUo, lo sodolà quotate erano 327 contro le 68 trattate noi listini europei (Inghilterra e Connania in tosta). Il fatturalo, intanto, cresce in maniera geometrica: dai 14 miliardi di dollari del 1994 si ò passati ai 60 circa di quest'anno, una cifra destinata a salire fino a 150 miliardi nel 2005. Ma e facile prevedere che questi numeri, alme�no por quel ijhè riguarda lo Borse, saranno rivisti noi giro di settimane. Nessuno si spaventa troppo, infatti, per la volatilità di un settore che fa tremare i polsi anche ai gestori più prudenti. Basti seguire l'andamento di Jan us Global Life o Ficlelity Select Biotech, due colossi del risparmio gestito che, nel solo mese di gennaio, hanno raccolto più di due miliar�di di dollari a testa: in soli tre mesi, a inizio 2000, l'investimento è cresciuto del lOCX poi una doccia fredda ha spazzato via un terzo dei quattrini in un solo mese. Non è la prima volta che si verificano crack del genere. All'inizio degli Anni 90 il biotech sembrava far faville poi, nel '92, ci si rese conto che era troppo presto per tradurre la ricerca scientifica in tannaci o altri brevet�ti spendibili. «Ma adesso è diverso spiega�no al Franklin Discovery Fund -. Negli ultimi 20 anni sono nate solo 14 compa�gnie che hanno fatto profitti con il biotech. Quest'anno saranno venti e l'aruio prossi�mo almeno il doppio». Come già accade nel mondo Inlemet, è facile prevedere che molli saranno i parte�cipanti alla grande corsa, ma pochi i premiali. Stavolta, però, il premio può essere davvero incalcolabile: quanto gua�dagnerà l'azienda che per prima brevette�rà un farmaco capace di sconfiggere il diabete o altre malattie di larga diffusione? «Il biotech è il Santo Ornai del mercato» commenta David Armstrong di «Fox Marketwire». Certo, contro il biotech gio�ca la diffidenza delle masse, lo spirito di Seattle. Ma questo vale per l'agroalimentare (eppure, fino a pochi anni fa sembrava il campo più promettente...) non per la far�macologia. «Certo obietta Emily Hall, analista tra i più affermati del settore c'è molto ottimismo in giro sulla possibilità di far quattrini con le ricadute del progetto genoma. Ma è assai più difiicile capire quando si comincerà a guadagnare...». Ma i maghi del Nasdaq non si spaventa�no per cosi poco: dietro i centri ai ricerca che sviluppano le nuove molecole si molti�plicano i «ventures capital» stimolati dai colossi della farmaceutica che finanziano i capitani d�ventura alla scoperta del Nuo�vo Mondo. Gente tosta, come quelli della deCODE (socio di maggioranza l'elvetica Hoffman La Roche) che hanno deciso di creare (e brevettare) una gigantesca banca dati con l'intero patrimonio genetico di un popolo, quello dell'Islanda. Un'impresa titanica, contrastata dall'opposizione di una larga parte dei medici dell'isola, e che ha comportalo 23 milioni di perdite (in dollari) nel '99 dopo soli 16 milioni di ricavi. Ma poco importa: a giugno, deCO�DE ha collocalo titoli per 128 milioni di dollari. L'avventura è appena cominciata. In America già 54 società del settore vantano ciascuna una capitalizzazione oltre il miliardo di dollari Dar94 a oggi il fatturato è salito da 14 a 60 miliardi di dollari. La previsione perii 2005 è di 150 miliardi, ma ci saranno anche dei fallimenti

Persone citate: Andy Crovo, Cisco, Clinton, David Armstrong, Emily Hall, Gates, Hoffman, John Chambors, Roche, Venter

Luoghi citati: America, Europa, Inghilterra, Islanda, Milano, Seattle, Usa