IL DISPERATO GRIDO DI ARAFAT

IL DISPERATO GRIDO DI ARAFAT IL DISPERATO GRIDO DI ARAFAT Igor Man PROCLAMERÒ' lo Stato pa�lestinese: entro qualche setti�mana», ha gridato ieri Arafat. Non è una «sparata demagogi�ca» bens�un grido d'allarme. Forse l'ultimo, disperato appello a Clinton, il garante degli accor�di di Oslo, per salvare il processo di pace. Quest'ultimo, tuttavia, è praticamente imploso e non si vede come un Clinton prossimo alla quiescenza possa ricompor�lo. Ho visto Arafat, a Ruma, neanche un mese fa, dopo la «partita del cuore» allo stadio Olimpico. II fatto che atleti israeliani e palestinesi, insieme con nostri cantanti in debito d'ossigeno e, giustamente, vo�gliosi di buoni ingaggi estivi, prendano a calci un pallone e ad ogni fallo si stringano la mano, si abbraccino eccetera non può non essere uno spettacolo edifi�cante ancorché folcloristico, ma oltre non si va. Ceno, Arafat e Percs, ce l'han�no messa tutta per non offuscare il clima di infantile euforia creato da cantanti e ingenui uomini di buona volontà (mi riferisco al facondo Nunzio apostolico in Gerusalemme), ma come dicono gli inglesi faets are sluhbom: la realtà è testarda. E la realtà mediorientale oggi è testarda�mente tragica. Quella sera Arafat mi disse: «Non l�reggo più». I ragazzi dell'lntifadai', chiesi. «1 loro nipo�ti», rispose. «Non li tengo più: mi toccherà proclamare unilate�ralmente lo Stato con imprevedi�bili conseguenze per tutti». Volutamente ambiguo, Ara�fat, ieri non ha esposto datepossibili: «Entro qualche setti�mana», ha detto. Per placare la sua gente, per tirare la giacca a Barak, allo stesso Clinton. Ma costui sogna una nuova Camp David, l'altro è pure lui nei guai: il suo governo h sotto ricatto politico, la Destra lo sta demoniz�zando cosi come fece Nctanyahu con Rabin. (Sappiamo com'è finita). Occupiamoci pure della Corea ma preoccupiamoci della più prossima Palestina. Una vici�nissima bomba ad orologeria. Non è più tempo di giuocare al pallone.

Luoghi citati: Gerusalemme, Oslo, Palestina