E la polizia scatenò il finimondo
E la polizia scatenò il finimondo La rivolta del I960 a Genova nel ricordo di un testimone E la polizia scatenò il finimondo Mario Fazio /-f-fESTIMONE oculare dei «fatti di Genova», 30 giuJL gno 1960, aggiungo qual�che ricordo da cronista alle testi�monianze citate nell'articolo di Alberto Papuzzi («Luglio '60. Compagni, sia ben chiaro...», gio�ved�22, in queste pagine). Mi limito alle cose viste quel giorno, senza la pretesa di dar^ risposta alla domanda che percorre l'arti�colo: quel giorno di lolla era stato preparato, da chi? Ero in via XX Settembre, d�fronte alla sede del Ms�che aveva decìso di tenere il suo congresso nel�la città medaglia d'oro della Resi�stenza. Il corteo antifascista sali�va lentamente verso piazza De Ferrari, tra due cordoni del servi�zio d'ordine. Al�l'altezza del por�tone del Msì, proletto dai carabi�nieri, fischi altissimi e incitamen�ti alla calma, gridati con megafo�ni. Ricordo persino qualche pla�teale manifestazione d�simpatìa per i carabinieri. Il corteo sostò a lungo. Lo precedetti per vedere che cosa si preparava in piazza De Ferrari, e notai dietro il palaz�zo della Borsa una fila d�camio�nette della polizia. Gli agenti mi sembrarono giovanissimi e im�pauriti. Altre camionette erano disposte sotto �portici. Attraversai la strada al suo sbocco nella piazza mentre sta�va arrivando il corteo, sempre controllato dal servizio d'ordine. Improvvisamente l'urlo delle si�rene, le camionette lanciale alla carica, anche sotto �portici. Do�vetti balzare dietro una colonna per non essere travolto. La poli�zia non era slata attaccata in alcun modo, ma gli agenti carica�vano e picchiavano con furia. In pochi minuti la situazione si capovolse: migliaia d�dimo�stranti (non ricordo le famose magliette a righe ma �massicci scaricatori del porto in prima fila) reagirono con violenza ìmpressionante. Rivedo le jeep ro�vesciate nella fontana al centro della piazza, la pioggia di cubetti di porfido estratti aa un vicino cantiere. La polizia tentò di di�sperdere gli avversari con le bombe lacrimogene, lanciate senza badare troppo alla mira. Cercai scampo in un albergo vicino, insieme agli inviati di altri quotidiani. Labatlaglia si spostò gradual�mente nei vìcoli, dove i dimo�stranti esperti dei luoghi ebbero la meglio sugli agenti. Non ricor�do di aver udito sparatorie, non vidi armi. Nessuno mi ha mai parlato di un cannone da 120 millimetri piazzato sulle alture di Genova per tenere la città sotto controllo. Il particolare mi suona tuttora alquanto strano, sembrandomi impossibile che i «rivoltosi» potessero tranquilla�mente disporre addirittura di un cannone messo io bella evidenza mentre la città era sotto control�lo militare. Verso sera la città era deserta e silenziosa. L'indo�mani i dirigenti del Ms�furono accompagnati dai carabinieri (ri�masti estranei agli scontri) al treno per Roma, Uno di loro gridò: «Questo è un nuovo 25 aprile». Resta la domanda: per�ché la polizia scatenò il finimon�do quando la manifestazione sembrava avviata a un pacifico epilogo? Pura illusione dello spet�tatore? Indubbiamente i miei ricordi non coincidono affatto con le versioni ufficiali dei cosid�detti «moti di Genova» che poi si allargarono con conseguenze drammatiche a Reggio Emilia e altre città italiane. tÉ/mutmmaÉmmmmmmm I primi «contri in piazza a Genova, il 30 giugno 1960. A lato Mario Fazio CUCCIA non diede mai interviste e rimase un miste�ro, perché lo volle, come Mina, Battisti e Michael Jackson, Chi vuole può restare in ombra. I media trovano chi li cerca.
Persone citate: Alberto Papuzzi, Battisti, Mario Fazio, Michael Jackson
Luoghi citati: Genova, Reggio Emilia, Roma
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