Zonin: l' Italia investa sui suoi grandi territori

Zonin: l' Italia investa sui suoi grandi territori Zonin: l' Italia investa sui suoi grandi territori Intervista Vanni Cornerò GIANNI Zonin, avvocato e banchiere, è il capo di una delle maggiori aziende vitinicole private europee, terza dopo «Les Salins du Midi», fran�cese, e la «Torres», spagnola. Le sue produzioni di qualità copro�no, in migliaia di ettari, l'Italia e si estendono Oltreoceano nello Stato americano della Virginia. Può indicarci un percorso ideale attraverso l'Italia del vino, con i principali punti di riferimento e d'eccellenza? Da Morgex, in Val d'Aosta, dove si fa il vino bianco olire i mille metri sul livello del mare, alla maggior altitudine d'Europa, fino a Pantel�leria. In tutte le regioni italiane, nessuna esclusa, vi sono zone dove si producono vini eccellenti. E allora quali sono le zone fondamentali nella mappa enologica italiana? Mi piacerebbe dirle il Veneto, anzi Gambellara, dove la casa vinicola Zonin ha la sua sede centrale, ma dopo questa premessa non sareb�be giusto. Per vedere l'essenziale, non si può fare a meno di visitare innanzitutto le due regioni più vocale al vino rosso, e cioè il Piemonte e la Toscana, e intendo per la prima le colline cuneesi e astigiane, e per la seconda il Chianti Classico. Ma io credo che oggi sia altrettanto importante conoscere pure le zone emergenti, quelle dove si giocherà una parto importante dei destini del vino italiano nel futuro prossimo ven�turo, e cioè la Maremma e la Sicilia. Noi in tutte queste aree siamo presenti. Quali sono i vini italiani che hanno maggiori potenzialità nel futuro mercato globale? Secondo me, sono quelli ottenuti dai vitigni autoctoni, soprattutto i rossi: Sangiovese in Toscana, Neb�biolo in Piemonte, Nero d'Avola in Sicilia. Refosco in Friuli. Certo, puntare sulle varietà cosiddetto internazionali, tipo Cabernet Sauvignon, sarebbe più facile perché le conoscono tutu. Ma i vini che se ne ottengono sono replicabili in qualunque parte del mondo, e si troverà sempre chi li farà meglio e chi li farà più a buon mercato. Ottenere invece dai vitigni au�toctoni vini di caratura intemazio�nale impone studio, ricerca, dena�ro e sudore. Ma permette di fare vini originali, irripetibili, con una identità riconoscibile, che raccon�tano la storia del territorio in cui sono nati. E questi territori sono il Piemonte, la Toscana, la Sicilia, cioè regioni cariche di storia, ric�che di un fascino immenso.Il mon do, è vero sta correndo verso la globalizzazione ma teme l'omolo�gazione delle culture, perciò cerca vini non banali, E sul mercato nazionale, che ha più tradizione ed esperien�za? Anche qui sono convinto che pun�tare sui vini derivanti da vitigni autocloni sia una scelta vincente. Però non trascurerei quei vini tratti da varietà internazionali che meglio si esprimono nei micro�climi italiani: Merlot, Cabernet e Syrah, tra i rossi, mentre per i bianchi vedo ancora molto bene il Pinot Grigio ed il Sauvignon Blanc. Se nella sua cantina potesse tenere solo dieci vini, quali sceglierebbe? Sette rossi e tra bianchi mi sembra la proporzione giusta. Terrei un grande Amaronc, un Chianti clas�sico, un Barolo, un Brunello di Montalcino, un Nero d'Avola, una Bonarda, un Refosco, tutti vini tradizionali, ma terrei anche un Supertuscan, e cioè l'Acciaiolo, prodotto dal Castello d'Albo'.a Sul versante dei bianchi sceglierei in�vece un Pinot Grìgio, un Sauvi�gnon, e poi un vino della mia terra, il Gambellara classico. «Un vino di gusto intemazionale si può fare ovunque e si troverà sempre chi lo fa meglio» Gianni Zonin

Persone citate: Blanc, Gianni Zonin, Merlot, Pinot, Refosco, Torres, Zonin