Privatizzazioni, occasione sprecata

Privatizzazioni, occasione sprecata—~ PER IL TESORO LA PRIORITÀ' ERA LA CASSA LA POLITICA INDUSTRIALE Privatizzazioni, occasione sprecata Un obiettivo per la prossima legislatura: vendere la Mi commento N Franco Debensdstti OT wilh a bang but with a whimpcr», non con un botto ma con un sospiro. Il famoso verso di T.S. Eliot ben si addice alla fino dell'lri: venduto quanto era vendibile, passato al Tesoro quanto si continua a considerare strategi�co, rinviato quanto non si è riusato a risolvere, ora inizia la lunghissi�ma dissolvenza della liquidazione. L'Iri è stalo il protagonista auten�tico dell'intervento dello Stalo nelT economia, fame oggi il bilancio equivale a fare il bilancio di quanto di politica pianificaturia s�è fatto nel nostro Paese: �salvataggi nella crisi degli Anni 30, poi la ricostruzio�ne, i grandi interventi strutturali (acciaio, trasporti, telefoni), la fase gloriosa in cui dall'America e dal Giappone venivano a studiare que�sta singolare impresa che sembrava conciliare con successo proprietà statalo e mercaU). Di questo è preve�dibile che molto si parli noi giorni a venire. Llri in parte lia surrogato compili che l'ìndusiria privata non potò 0 non seppe svolgere, in parto ne ha limitato lo svilup(X), sottraen�do ad essa interi seitun d�mercato, condizionando con la sua sola pre�senza i comportamenti diagli opera�tori e influenzato il panorama indu�strialo, fìnanziario e proprietario del nostro capitalismo. Ma poiché sempre quello che conta ò il Anale di partita, chi vuole esprimere un giudizio complessivo sulla vicenda Iri deve farlo sul risultato finale, vale a dire sugli assetti proprietari e di mercato che Uri consegna al Paese con la sua uscita di scena. «Politica industriale» non ò solo intervenire sul mercato, ò anche il percorso inverso, restituire al mer�cato le imprese ed olla concorrenza gli spazi occupati. D'altra parte che uri avesse una funzione limitata nel tempo era nelle intenzioni dei suoi fondatori; assumere questo punto di vista, considerare cioè i 67 anni della sua esistenza una paren�tesi durata troppo a lungo, ò coeren�te con il loro spirito. Per porre la questione in modo esplicto: il modo con cui le aziende iri sono state vendute ha prodotto un aumento di concorrenza sul nostro mercato, ò stata occasione per nuove forze imprenditoriali di entrare nel gioco, ha allargalo il campo delle imprese e degli impren�ditori? La risposta è purtroppo lar�gamente negativa. Nel vendere le aziende Iri, i governi che si sono succeduti hanno seguilo due princi�pi: minimizzare la possibilità di sorpreso per la stabilità dell'azienda e di rischi per il mantenimento dell'occupazione; massimizzare i ri�cavi. Questi obbiettivi sono stati sostanzialmente raggiunti, e con una trasparenza di cui è doveroso dare alto. Ma essersi ridotti ad essi soli finisce per faro torto alla stessa storia dell'lri. Era inevitabile questo esito? Una volta imboccala la strada della «polìtica industriale» non era possi�bile uscirne dandone un'interpreta�zione più alta, assumendo un obbiet�tivo più ambizioso? L'unico tentati�vo di usare l'occasione della vendita a fini di modifica strutturale lo fece Romano Prodi da presidente dell' Iri: vendendo Comit e Credit voleva ìntroduiTe in Italia il modello della public company. Ma questa presup�pone l'esistenza di investitori istitu�zionali, in particolare fondi pensio�ne, a suscitarli non basta mettere limiti al possesso azionario. Sappia�mo come fini, Enrico Cuccia riusc�facilmente a riportare le due ban�che nell'orbita di Mediobanca, l.a strada più coraggiosa sarebbe stata quella di aprire a investitori stranie�ri, ma venne scartala. Emblematico fu il caso Alfa Romeo, che la Fiat riusci ad assicurarsi sul filo di lana, battendo l'ofTerta Ford e respingen�do il suo tentativo di insediarsi nel nostro mercato. Assunto il vincolo del passaporto italiano, e mancando investitori isti�tuzionali, non rimaneva che fare ricorso ai gruppi esistenti. Questi hanno bene 0 male assolto al loro compito. Hanno costosamente me�tabolizzato le situazioni più critiche (acciaio); si sono rafforzati (auto, banche); si sono diversificati (auto�strade, aeroporti). I governi si sono preoccupati della concorrenza non in positivo, favorendo l'ingresso di nuovi operatori, ma in negativo, evitando che si formassero posizio�ni troppo potenti. Può apparire para�dossale, ma nella sua fase terminale Uri ha finito per raflbrzare quel capitalismo privato che Medìobanca aveva difeso negli anni di massi�ma diffusione dello statalismo. So�no due eventi di segni affatto diver�so, anzi opposto, quelli a cui le coincidenza della scomparsa di Cuc�cia e dell'avvio della fase di liquida�zione dell'lri conferisce un impres�sionante valore simbolico: il ban�chiere può uscire di scena, l'antago�nista di sempre chiude i battenti. In questo quadro mancano due importantissimi tasselli: Telecom e Rai. Telecom in realtà venne priva�tizzata sollecitando l'interventonon proprio convinto, dei grandgruppi, quindi seguendo i criteri dsempre. Che poi questa privatizzazione sia la sola ad aver dato luogo alla nascita di un nuovo protagonista finanziario, ò stato un fatto non previsto, e neppure gradito a coloro che l'avevano avviata: è stata invece la conseguenza della legge sullOpa, e della decisione del governo DAlema che ne volle il rispetto. La legge Draghi, la vendita in un solo co pò di Telecom-imposta da Ciamri a tutta la maggioranza •, la ermezza di D'Aloma nel garantire iregolare svolgimento dell'epa: l'insieme di questi fatti costituisce undelle vicende migliori di questa legislatura. E infine la Rai: è vera che solnominalmente è dell'lri, e non ò maentrata in nessun piano di privatizzazione. Ma, al pari di quella delltelecomunicazioni, quella della tv un'industria di vitale importanzper l'economia di un Paese avanzato. Ora bisogna evitare die per lRai si realizzino gli schemi più meno mascherati ai proprietà statale di cui si paria: la Rai è l'ultimoccasione per far si che la vicendIri, l'esperienza dell'intervento delo Stato nell'economia nel nostrPaese, si chiuda con qualcosa di pidi una dignitosa sistemazione depassato. Questa legislatura ha privatizzato Telecom. Privatizzare la Raè il compito che essa consegna allprossima. senatore D In tutti questi anni i nostri governi non sono riusciti ad allargare il mercato né a promuovere nuovi soggetti industriali

Persone citate: Enrico Cuccia, Franco Debensdstti, Romano Prodi

Luoghi citati: America, Giappone, Italia