Due liberali, così vicini così lontani di Alberto Papuzzi
Due liberali, cos�vicini cos�lontani Quando il filosofo e il dirigente del Pei discutevano del rapporto fra comunismo e democrazia Due liberali, cos�vicini cos�lontani Alberto Papuzzi GIORGIO Amendola e Nor�berto Bobbio, due liberali che avevano preso strade diverse, l'uno nel piu grande partilo comunista occidentale, l'altro nel piccolo Partito d'Azio�ne dalla breve vita, entrarono in rapporto in occasione di uno scambio di articoli e lettere, sulle pagine di Rinascita, il settimanaledei Pei. Qggetlo della discussio�ne, Che risale al 1964, il partilo unico della classe operaia, cioè lo storico problema dei rapporti fra i comunisti e la democrazia. Il I964 fu un anno decisivo nella storia del Pei. Moriva To�gliatti (il 21 agosto a Yalta), lasciando il famoso memoriale per una via democratica al socia�lismo, e venne defenestralo Kruscev ( 15 ottobre), il segretario del l'eus più apprezzalo in Occiden�te. Avvenimenti che riproposero appunto il tema dell'unita della sinislra in un contesto democra�tico, su cui Bobbio aveva già discusso, direttamente con To�gliatti, fin dal 1951, negli articoli raccolti in Politica scultura. Bobbio non ricorda la ragione per cui fu spinto a scrivere pro�prio ad Amendola. Mollo proba�bilmente perché Amendola rap�presentava nel 1964 la linea aperta al rinnovamento del parti�to, all'interno del vecchio grup�po dirigente, anche se in politica internazionale egli appariva un comunista di vecchio stampo, preoccupato di non incrinare il legame con i sovietici. Infatti sarà contrario all'eurocomuni�smo. I rapporti tra Amendola e Bobbio furono anche favoriti dal fallo che il dirigente comunista veniva dalla grande tradizione del liberalismo democratico, di cui il padre Giovanni ora stato un coraggioso combattente. Se�condo Bobbio, egli non aveva mai dimenticato del tutto questo filone, pur estraneo alla cultura comunista. Ne faceva fede la sua devozione alla memoria di Piero Gobetti e alla lezione di Benedet�to Croce (fu tra �primi aderenti al Centro torinese intitolato a Gobeilil. La discussione fra Amendola e Bobbio ebbe vivacissime riper�cussioni noi partilo comunista. Nel suo diario (Ventiquattro an ni) Davide Lajolo ricordava che Amendola fu oggetto di duri at�tacchi, por aver accollo la propo�sta del filosofo e soslanzialmente equiparato socialismo e social�democrazia, come condirlo sine qua non per il partito unico della sinislra. Non solo Secchia si di�chiara «sbalordito», ma «si scale�na nel parlilo una violenta pole�mica». Nel 1966 ci fu un'appendice di dialogo, fra Amendola e Bobbio, con uno scambio di lettere priva�le sempre sul problema dell'uni�ficazione delle forze socialiste. In quell'occasione Bobbio criticò il fallo che il Pei avesse rinuncia�to al partito unico, abbandonan�do al suo destino l'ala socialde�mocratica, «destinata a diventa�re in una società capitalistica in progresso sempre più numero�sa». Per il filosofo bisognava ristabilire «un didlugo civile» fra le due parti: mututis inutaiidis, una questione ancora attuale. Tutta questa vicenda è stala rievocata da'feóbfjio nel 1985 su Acciaio, rivista de! Partito della Rivoluzione socialista, diretta da Vincenzo Calò, di cui si è persa traccia (da cui è tratto l'iniervenlo che pubblichiamo). Erano passali allora cinque anni dalla morte di Amendola. Quan�do aveva tenuto a Torino uno degli ultimi comizi, Bobbio era andato a sentirlo. Era un oratore avvincente, dalla voce tonante. Alla fine il filosofo andò per salutarlo, ma il servizio d'ordine dei comunisti gli sbarrò la stra�da.
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