Gardenie bianche per l' addio a Cuccia di Francesco Manacorda

Gardenie bianche per l' addio a Cuccia Gardenie bianche per l' addio a Cuccia Sul Lago Maggiore cerimonia all'alba per il banchiere Francesco Manacorda InvialoaMEINA (Novara) Se ne va cosi, nella cappella delle Suore Poverelle, sotto un cielo gri�gio, sulla bara solo un cuscino di gardenie bianche, mentre le prime macchine dei gitanti del sabato sciamano sul Lago Maggiore. Se ne va, Enrico Cuccia, in una cerimo�nia che di solenne ha poco o nulla: comincia all'alba, con un aprirsi silenzioso di cancelli e gli occhi gonfi dietro gli occhiali scuri, e alle nove e trenta è già finita, con l'ultimo colpo di cazzuola che mu�ra la lapide sotto quella della mo�glie Idea. La salma del banchiere, morto nelle prime ore di venerdì, è già da un giorno intero nella villa al nuniero 23 di via Saini, dalla strada solo uno spicchio di muro bianco con un portone e due finestre. L'hanno vegliata i tre figli e i parenti più stretti e adesso, sono le sette, cominciano ad arrivare le auto dei pochi invitati al funerale. Tre carabinieri e un paio di poliziot�ti in borghese filtrano gli accessi; una catena con la guaina di plasti�ca rossa blocca U cancello, sul citofono scrostato non c'è nome. Appena le campane della chiesa di San Martino battono la mezz'ora arrivano un furgoncino con quat�tro necrofori e un carro funebre vuoto che entrano nel giardino della villa. Passano due decine di facce sconosciute, parenti ed ami�ci, giovani e anziani, poi il presiden�te di Mediobanca Francesco Cinga�no e Giorgio La Malfa. Il figlio Beniamino esce sul piazzale per accogliere tutti; c'è anche Antonio Bartorelli, il medico che aveva cura�to Cuccia all'Istituto Monzino. Alle 8 e qualche minuto il cancel�lo si apre: il corteo funebre imboc�ca la statale e poi sale per i tornanti di Villa Faraggiana, dove le suoru dell'Istituto Bealo Palazzolo hanno preparalo una cappella per la mes�sa funebre. Cinque minuti dopo, proveniente da Milano, un'altra fila di auto blu porla un distillalo del potere economico e finanziario italiano: ci sono il governatore del�la Banca d'Italia Antonio Fazio, Cesare e Maurizio Romiti il padre presidente di Rcs, il figlio ammini�stratore delegato di Hdp -, l'ammi�nistratore delegato della stessa Me�diobanca Vincenzo Maranghi, il presidente di Bancaroma Cesare Geronzi. Niente omelia, nella cappella dell'isliluio, ma una semplice mes�sa funebre, come aveva chiesto lo stesso Cuccia. Officia Don Franco Giudice, parroco di Meina da un anno e mezzo, che non ha mai conosciuto il presidente onorario di Mediobanca. «Vegliale dunque, perché non conoscerete né il giorno né l'ora». Don Franco legge la para�bola delle dieci vergini, dal Vangelo secondo Matteo, per spiegare che «ognuno deve essere pronto a pre�sentare il suo conio al Signore». La legge «davanti a una bara dice adesso che i familiari hanno volulo meilere per terra. L'ho trovalo mollo significativo dello spirilo del personaggio». Il rigore e la riservatezza, la semplicità e il segreto. Anche da morto Cuccia non iradisce quell'im�magine che si era coslruito nel corso dei decenni. Niente campane a morto, nemmeno un rintocco: «La famiglia ha chiesto un rito mollo riservalo». Niente addobbi e qui. per l'ultima messa, un luogo che descrive il padre di Medioban�ca meglio di mille articoli: il Bealo Palazzolo, una «residenza assisten�ziale» che ospita donne anziane o con handicap. Niente informazioni dalla Madre Superiora delle Pove�relle («Ci hanno domandalo di non parlarne»! che ha già inlroielialo lo stile della giornata: «Il mio nome? Ma non esiste la legge sulla pri�vacy?». In prima fila le sedie con la plastica imbonita, ima cacofonia di marmi ira pavimento e altare. Padre Pio die guarda da una pare�te, accolgono familiari e polenti. Le vecchiette die di solilo sciamano ira i corridoi e il giardino ombreg�giato dalle palme devono resiare al primo piano: scruiano dalla terraz�za quelle facce che rivedranno la sera in tv. Andie al cimitero una cerimonia semplicissima: benedi�zione e inumazione. Gli ospiti uffi�ciali non ci sono più, resiano solo i parenti e gli intimi come Maranghi e La Malfa. Ora Cuccia riposa nel loculo più basso di una colonna di quattro. Sopra di lui quello della moglie, morta nel '96, sulla lapide di granilo rosa di Baveno, solo il nome «Idea»: anche su quella del presidente onorario di Mediobanca presto incideranno «Enrico». E' una Spoon River di provincia, que�sta di Meina. A sinistra della tomba dei coniugi Cuccia l'immagine di Giuseppe Crociera, 1906-1980, fac�cia da conladino smozzalo dalla cravatta nera e con il cappello della festa, e quella di sua moglie Cesira Cozza in Crociera, 1908-1977, che col matrimonio guadagnò un acco�stamento che anche qui strappa un sorriso. A destra la rispettabilità di un «Doli. Carlo Montano», 1920-1973 e della moglie che gli sopravvisse un quarto di secolo, Adele Invemizzi, vedova Monta�no, 1926-1998. Se al Paese dove da irentacinque anni veniva in vacanza la villa era siala acquistata nel '64 Cuccia aveva olTerto sempre e solo i suoi silenzi, ieri Meina lo ricam�bia, rispettando in pieno quello che si immagina fosse il suo desiderio. Con in mano le sporte del supermer�cato tBon Merk» i paesani snobba�no compatti l'evento che ha porta�to (jui giornali e televisioni. Alle dieci, quando le berline sono già partite e la famiglia sta lasciando la villa, il funerale della «leggenda vivente» della finanza iricolore come scrive il Financial Times è storia vecchia e anche Don Franco si sbriga. Un'ora dopo le campane della chiesa di Santa Margherita suoneranno di nuovo, ma questa volta a festa: si sposano Rosa e Maurizio e i primi invitati con il fiocco sull'antenna dell'auto stan�no già rimpiazzando quel pezzetto di Italia silenziosa e polente che ha attraversato Meina senza lasciare tracce se non quella lapide ancora senza nome con il cuscino di garde�nie bianche. Funzione a Meina senza omelia Presenti soltanto i più stretti familiari e pochi amici Maranghi, Romiti Fazio e La Malfa

Luoghi citati: Baveno, Italia, Meina, Milano, Novara