Potentissimo e rispettato, ma con due soli amici di Valeria Sacchi

Potentissimo e rispettato, ma con due soli amici Sacerdote del silenzio, ha coltivato il mito della riservatezza, rotto soltanto con Adolfo Tino e Ugo La Malfa Potentissimo e rispettato, ma con due soli amici Valeria Sacchi T TN A delle ultimo visite ò siala [ quella del suo bBjrbiere« Gian\^J ni Hompieri. padrone dolio (Baiberìa Colin», che tre giorni or sono ora andato u nisurio e a regolar�gli i i iprlh «Ui vedo benissimo», aveva ilotlu Gianni, tmvundn Cuc�cia in |)crfotlu forma. «Mu, voramonte ovova risiMwlo il prosidonlo onorario di Mediobanca ho qual�che disturbo». NonosUintc i distur�bi, nello ultimo sottimano Cuccia si ora rìprvsu, o aveva deciso di rìm.atore piodo in ufficio. Tulio, compre�sa una piccola cerimonia tra intimi, ora pronto in via Filodrammatici per festoggiame il «ritorno», fìssalo per la prossima settimana. Invece il cuore hu tradito il vec�chio padro-padrono di Mediobanca che, nell'ulailà noi quale corno catto�lico credeva, ha raggiunto i due grandi amici della sua viut: Adolfo Tino e Ugo La Mallo. Crandi o unici, l'orche dal banchiere d'afiàri più potente d'Italia non si conoscono altre froquoniazioni «amicali» in senso slrollo. Non era corto amico dogli imprenditori che pr lungh: anni sono siali sotto fu sua ala protettrice, Tulli ne hanno sempre riconosciuto In doti straunlinurie di intelligenza, lucidità, prontezza. Ma nelle hxli non trusiiaro mai traccia d'aflbtto. Nemmeno tra lui e IU,iTaolo Mat�tioli, iwdro-pudrono della Banca Commercialo, l'uomo cui moltissi�mo doveva por avorio accollo all'uf�ficio sludi prima e avergli affidalo poi la nuonata Mediobanca facendo�gli quindi scoprirò la sua «voni» vocazione, corrovano rapporti di amicizia. Il figlio di Mattioli, Mauri�zio, ricorda di aver incontrutu qual�che volta da bambino Cuccia a colazione in casa, ma mai d�avorio visto partociiKire alle famoso soralo di via Bigli nelle quali don KafTuclo soleva riunire gli .unici, da Riccardo Baccholli allo stosso Tino. Pochissimi veri afTotti, dunque, e nessuna vita mondana. Massimo riserbo e una giornata scandita su orari precisi. A lotto presto la sera o sveglia anleluco per una passeggia�ta solitaria nella Milano desorta prima di andare a piedi in via Filodrammatici, Lungo il ritomo a casa le abituali sosto in libraria. Questo por anni è stato il suo ritmo visibile, ma nossuno die ubbia tenta�to di intercettare Cuccia è riuscito a ottonora da lui più di un blando sorriso. Uno stilo rigoroso, con so stesso prima di tutto, che ha tenuto al ripuro la famiglia: la meglio Idoa Socialista Bonoduce, un figlio dirigontc di un gruppo chimico in Ger�mania, o duo figlie, una dolio quali sua abituale accompagnatrice negli ultimi tempi. Una segretezza mania�cale, che alla lunga risultorà utile al «suo» mito. E' in questo mondo che Cuccia tosse anno dopo anno un potere silenzioso, fino a diventare un perso�naggio quasi leggendario, a cavallo tra grandi virtù e la gloria forse lo dirà grandi errori. Tre le virtù certamente il senso profondo della missione affidatagli da Mattioli, quella di aiutare nel dopoguerra la ncostruzione industriale ael Paese. Tra i possibili vizi, una affezione quasi maniacale por lo creature protette, comò nel caso della Monte�dison. Sulla quale, in barba ai Cofìs, agli Schimbemi e allo stesso Cardi�ni, Cuccia non ha mai mollato la presa, scaricando di volta in volta il perdente a favore dol neo-vincitore. In questo compito gli riusd un vero capolavoro: diventare lui, ban�chiere sotto i vessilli dell'in, il più famoso e potente banchiere privato. Curiosamente si può dire oggi che la stagiono della Mediobanca pubblica sia stata la sua stagione vincente. Forse perché il nemico (le Stato) era più facile da identificare e il gioco più semplice. E' proprio su questa posizione, e sul rapporto privuegiato con Comit, clic Cuccia fondo la sua fama di banchiere «laico» e apolitico, anche se apolitico non fu mai poiché, d�volta in volta, dei politici si servi, ultimo in ordine di tempo Massimo D'Aloma. In quel�l'era felice le tre Bin, Comit, Credit e Bancaroma, fornivano a Medioban�ca la raccolta necessaria e ne colloca�vano i titoli. A costi ragionevoli. Poi venne la privauzzaziono, fortissimamente voluta proprio da Cuc�cia, nella quale uno dei prezzi pagati (per il via libera di Cnixi, almeno cosi si narra) fu l'ingresso di Salvato�re Ligresti, padrone della Sai e di un impero edilizio, nella cerchia ristret�ta degli happy few, quel «salotto buono» che si specchiava negli Agnelli, Pirelli, Orlando e Pesenti. Le tre Bin a loro volta furono priva�tizzate e irruppe il «mercato». Col mercato le banche d'affari straniere e non, le guerre, le fusioni e le alleanze. Com'era Cuccia? Una descrizio�ne inedita di Cuccia il Giovane la troviamo nei Diari di David E. Lilientha!, presidente della «Tennessee Valli'y Authority» ed esperto di sot�tosviluppo, che nel dicembre del '56 aveva incontralo a Roma Mattioli, Stefano Siglienti e Cuccia. Scrive: «E Piccolino e di aspetto giovanile. A prima vista gli dareste 35 anni, poi dopo un'ora aumentate fino a 50. Ha occhi vivaci, e le sue piccole mani di redo stanno ferme. A differonza di Mattioli, che ha un'aria solida. Cuccia scoppia di parole, risatine, quasi ghigni, non per sotto�lineare uno scherzo non racconta mai storielle buffe, certo non con noi ma come parte del suo siile di conversazione». Di Cuccia, tutti hanno un'idea: un signore curvo, immancabile cap�pello in testa, che cammina verso ìa «sua» Mediobanca. Non frequentò neppure la casa di Raffaele Mattioli Uno stile rigoroso anche per la famiglia

Luoghi citati: Italia, Roma, Tennessee