L'angelo della domanda perfetta
L'angelo della domanda perfetta Quando vogliamo una risposta, dobbiamo innanzitutto riuscire a farci capire L'angelo della domanda perfetta Luciano Coen Achille Vanti BISOGNA stare attenti quando si fa una doman�da se si vuole la risposta giusta. Dobbiamo innanzitut�to riuscire a farci capire. Ma serve anebe la cooperazione di chi ci rispondo. Chiediamo a un signore con l'orologio «Sa che ora è?» ed è chiaro che non ci aspettiamo che dica soltan�to «Sì». Domandiamo «Qual è il doppio di dieci?» e ci aspet�tiamo una soluzione, non una definizione: «È il numero che diviso per duo dà dieci». Rispo�sto del genere violerebbero le Ciù elementari regole della nona educazione. In certi casi però la domanda può nascondere una vera e propria ambiguità e allora è facile che nasca un malinteso. L'ispetto�re Clouseau, entrando in una locanda, vede un cane sullo zerbino e chiede al portiere: «Morde il suo cane?» «No», risponde quello. Clouseau fa un passo e la bestia gli pianta i denti nel polpaccio ringhiando come un orso. «Dannazione! Aveva detto che il suo cane non morde!" "Infatti è cosi. Quello ò il cane di mio cogna�to». Altra regola importante: non fate domande furbe se non volete risposte furbe. Se chiedete al vostro inlerloc itore: «Guai è la tua risposta alla mia domanda?» non potete lamentarvi se ciucilo vi liquida con un semplice «Questal». Ma immaginiamo la seguente situazione (la raccontava qual�che tempo fa Ned Marlcosian sulla rivista di filosofia Ana//sis). Ci troviamo al congresso mondiale di filosofìa. Lo monti più brillanti sono riunite nella sala conferenze quando all'im�provviso compare un angelo. «Vengo per mandato divino», annuncia. «Sono stato incari�cato di rispondere a una do�manda di vostro piacimento. Una domanda sola, attonzi'one, quindi badato di non spre�care le vostre parole. Avete 24 ore di tempo per pensarci.» L'angelo si dilegua e dopo qualche attimo di sbalordi�mento nella sala esplode un boato di entusiasmo. Che occa�sione! Che opportunità! I lavo�ri all'ordine del giorno vengo�no immediatamente sospesi e il presidente dell'assemblea apre il dibattito per fare il punto sulla situazione. Ci si mette subito d'accordo sul fatto che bisogna chiedere qualcosa di importante. Qual è il segreto della vita? Come vincere la fame nel mondo? Purtroppo ben presto ci si rende conto anche che è diffici�le decidere quale sia la doman�da migliore. Sarebbe comodo chiedere aiuto all'angelo, ma in tal modo egli ci rispondereb�be con una domanda alla qua�le gli sarebbe poi vietato forni�re una risposta. «Allora chie�diamogli direttamente qual è la risposta alla domanda mi�gliore che potremmo fargli!», suggerisce uno. Ma anche cos�non va. Il rischio è che l'ange�lo risponda «37», oppure «la luna», e noi ne sapremmo quanto prima. Una risposta è buona solo se si conosce la domanda. Le discussioni continuano e a pochi minuti dall'ora prefis�sata i filosofi navigano ancora nel buio. Ma ecco che uno se ne esce con una trovata. «Per�ché non chiediamo all'angelo di rivelarci la coppia consi�stente nella domanda migliore che potremmo fare e nella sua risposta?» «L'angelo vuole una sola domanda, ma cos�gli chiederemmo due cose», obiet�ta qualcuno. Ma il primo filosofo ha buon gioco: gli chiederemmo due cose, ma con un'unica domanda. Quindi l'angelo sa�rebbe tenuto a rispondere. Se gli chiedessimo: qual è la do�manda migliore? E qual. è la sua risposta? Allora effettiva�mente faremmo due domande e avremmo bisogno di altret�tante risposte. Ciò violerebbe i patti. Ma la proposta è di chiedere qual è la coppia che consiste nella domanda e nella risposta, e questo è un quesito unico, proprio come se chie�dessimo qual è la coppia che vinse il festival di Sanremo nel 1968. Ecco dunque l'angelo appa�rire a mezz'aria, nel punto dove lo si era visto il giorno prima. «Allora? Avete pensato a una domanda?». Un alito di trepidazione attraversa l'as�semblea. Il presidente del con�gresso si alza ed enuncia solen�nemente: «Le chiediamo: qual è la coppia consistente nella miglior domanda che potrem�mo formulare e nella sua rispo�sta?» L'angelo ascolta attenta�mente e dopo un istante ri�sponde in tono leggermente sarcastico: «È la coppia consi�stente nella domanda che mi avete appena posto, e nella risposta che vi sto dando.». Dopo di che scompare lascian�do l'assemblea in un silenzio di tomba. Tanto valeva chiedere i nu�meri del lotto, si dirà. Infatti. Ma dove sta esattamente l'er�rore, chiedeva Markosian? Do�ve hanno sbagliato i filosofi? In una breve nota di commen�to, anch'essa pubblicata su Analysis, Ted Sider ha osserva�to che in realtà l'angelo dove-, va essere un impostore. La prima parte della risposta im�plica infatti che la domanda posta dall'assemblea è la mi�glior domanda che si potesse formulare, ma il fatto stesso che la seconda parte della risposta lasci tutti ammutoliti sembra dimostrare il contra�rio. Quindi: o l'angelo ha menti�to nel dire che quella era la domanda migliore, oppure quella era la domanda miglio�re e l'angelo ha semplicemen�te dato la risposta sbagliata. In entrambi i casi l'angelo ha barato e i filosofi avrebbero tutto il diritto di lamentarsi. Supponiamo dunque che per porre rimedio alla situazio�ne un secondo angelo si ripre�senti all'assemblea, pronto a dare una risposta onesta. C'è qualche speranza che la sua risposta risulti più informati�va? E se i filosofi avessero la possibilità di ripensarci, do�vrebbero porre la stessa do�manda oppure farebbero me�glio a cambiare? Un disegno di Matteo Pericoli
Persone citate: Luciano Coen Achille, Matteo Pericoli, Rispo, Sider
Luoghi citati: Sanremo
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