Amnistia, ci guadagniamo tutti

Amnistia, ci guadagniamo tutti Nessun rischio: uscirebbero 10 mila colpevoli di piccoli reati Amnistia, ci guadagniamo tutti Mario Maraalll SIETE mai stati in carcere? Non come «ospiti», ma erme visitatori. Penso che ognuno dovrebbe andare qualche volta in carcere. Si capiscono e si vedono meglio tante cose. Giovanni Pao�lo II andrà in carcere, a luglio, e sarà una tappa importante, nel cuore del Giubileo. Il primo Papa dei nostri tempi ad andarci fu Giovanni XXIII, e alcuni lo ricor�dano ancora. Li, nella rotonda di Regina Coeli, �detenuti con la divisa a strisce. Tutto era vero, in quella visita inaspettata e che la slampa chiamò «storica»: le paro�le, la commozione, un Papa mise�ricordioso che ricordava di avere avuto uno zio in prigione che si chiamava come lui, e che diceva ai carcerati di scrivere a casa che il Papa pregava per ognuno di loro. La Bbc mandò sei volte in onda quel pezzo, sommersa dalle telefonate che lo chiedevano. Bi�sognerebbe imparare dai Papi almeno che il carcere fa parte della nostra vita. Sono stalo a Regina Coeli e a Hebibbia. Quella rotonda, al cen�tro dei bracci falli a stella, non ò cambiala. È la slessa d�quei filmali in bianco e nero. Rebibbia ò più «a colori». Al centro c'è una chiesa d�mattoni rossi e una zona verde; qualche volta i detenuti possono andarci e incontrare la propria famiglia. Adesso non ci s�veste più a strisce. Chi ha i vestiti da casa sta in camicia o in ma�glietta, ma quasi tutti stanno in luta. Tute poveracce, scompagna�le. Il colore, in carcere, lo danno quelli; tìnte stinte e qualche stra�niero. La maggioranza dei detenu�ti sombra un mondo sparilo. Ri�cordale le borgate d�Pasolini? Non esìstono più, ma a Rebibbìa se chiodi da dove vengono in tanti rispondono l'ìetralaia, Primavalle, Quarticciolo, Tufello, Nuova Ostia e cosi via. È la cintura della periferia che s�rìcostituisce in carcere. È paradossa�le, ma alla mossa d�Natale o di Pasqua, quando ci si vede insie�me e non s�sia separali nelle sezioni, parte della festa è il piacere di rivedere amici di infan�zia, che stanno in un'altra sezione. Bene o male, chi viene da quella periferia l�ha più probabili�tà di finire in carcere di chi è cresciuto da un'altra parte. Come accade negli Usa, dove per lo stesso reato un ragazzo incensu�rato bianco, un ispanico e un nero hanno probabilità radical�mente diverse di finire in prigio�ne. Tanto dipende dagli avvocati, dalla famiglia che ti accompagna (o che non c'è) al processo, da come ti presenti, dalle scuole fatte o non fatte, da professori capaci e meno capaci di conqui�starti alla speranza di un futuro diverso. Nelle carceri italiane ci stanno circa 40 mila posti e più di 50 mila persone. Alcuni migliorano, in carcere, altri peggiorano, pare molti. La violenza e la rabbia, quando non si ha quasi niente e lo spazio è poco, è più facile che crescano anziché diminuire. Pri�ma del carcere ci stanno i proces�si, a centinaia di migliaia, milio�ni. Ma appena uno o due processi su dieci arrivano alla fine: insom�ma, non è detto che in carcero ci stiano sempre i peggiori. Quasi mai �processi s�concludono con pene alternative alla detenzione. Anche se le prigioni scoppiano. Se un detenuto in semilibortà com�mette di nuovo un reato si scate�na una campagna che invoca a gran voce più durezza e pacchetti «sicurezza». E pochi ricordano che solo lo 0,6 per cento dei detenuti in semilìbertà hanno . commesso reati mentre erano

Persone citate: Giovanni Pao, Giovanni Xxiii, Mario Maraalll, Pasolini

Luoghi citati: Usa