Una diga contro Venere

Una diga contro Venere In Turchia, a Gaziantep, si scava un prezioso sito archeologico. Con ansia frenetica, prima che l'acqua sommerga tutto Una diga contro Venere Mario Baudlno inviato a GAZIANTEP (Turchia) LJ ULTIMO mosaico appare nelle prime ore del matti�no, mentre l'acqua spinge una schiuma bnmastra su per i pozzi e si affaccia qua e là nel cantiere archeologico. E' il quindi�cesimo che viene salvato, e Mehmed Ornai, il responsabile turco per gli scavi, gli gira intomo, quasi saltella, scatta fotografie, non sta fermo im momento. E' il pavimen�to d'urta sala d'attesa in quello che fu un grande palazzo romano sulla riva destra dell'Eufrate, sede pro�babilmente d'un comandante mili�tare. Gli archeologi ci erano arriva�ti il giorno prima. Ora, mentre nelle prime luci del giorno comin�ciano la pulitura, compare Venere nella sua conchiglia, sorretta da due centauri. E' perfetta, le manca solo un pezzo di spalla grande quanto una mano, sorride misterio�samente a questa sua rinascita dopo mille e ottocento anni. Resta pochissimo tempo per staccarla da terra e portarla al museo di Gaziantep, a una cinquantina di chilome�tri da qui. Poi l'Eufrate, che sta colmando il bacino creato dalla grande diga di Birecik, coprirà tutto. Per sempre. La parte fin'ora scavata della città romana di Zeugma, centro importantissimo sulla frontiera con i Parti, verrà digerita dal lago senza possibilità di ritorno. L'ora X è in agguato tra i frutteti di jistacchi, sotto un sole inslancabie e un cielo spietatamente azzur�ro, fra le colline giallastre a poca distanza dalla frontiera con la Si�ria, dove la Turchia sta completan�do un enorme sistema di dighe. Nel piccolo cantiere si lavora in fretta, mentre intorno i contadini taglia�no i loro alberi ormai condannati e assistono impassibili a un via vai da ore di punta: archeologi, qual�che curioso, operai, scolaresche in gita, troupe televisive. In un par�cheggio improvvisato hanno mes�so anche un chiosco di bevande e gelati, e risuona talvolta (in turco) un grido a noi ben noto: «C'è da spostare una macchina». Molte co�lonne sono già impacchettate, pronte per essere trasferite, accan�to a cani carichi di vasellame; dovunque polvere calcinata e im�palpabile e, a contrasto con la confusione, un silenzio irreale, de�sertico, ansioso. Si sta salvando il salvabile, in un corsa contro il tempo mista di eccitazione e di rabbia. Alle spalle di Mehmet Ornai si materializza. comparendo da una camera anco�ra sotterranea scavata sotto il ripi�do costone della collina, il profes�sor Pierre Leriche del CNRS di Parigi, proprio nel momento in cui una giovane archeologa turca sta liberando la parte alta del mosaico. I due cominciano a leggere, compi�tano la firma dell'autore i cui caratteri greci compaiono a poco a poco: Zosimo da Samosata. Non doveva essere un artista eccelso, il disegno è relativamente grossola�no osserva il professore Leriche, ma qurii home che emerge dal passato pare un'evocazione beffar�da. La atta di Samosata (patria di Luciano, l'erudito autore di celebri Dialoghi, fra cui quelli degli dei e quelli dei morti) sorgeva a non molta distanza di qui, nel deserto. Era stata identificata ma non sca�vata, vicino al villaggio di Samsat. Dieci anni fa, un altro bacino artifi�ciale prodotto dalla grande dign Atatiirk sommerse tutto. Samosata è perduta per sempre. Accadrà lo stesso per Zeugma? La risposta non è univoca. Zeugma, che fiori prima sotto il regno euenìsticu dei Seleuddi e divenne poi romana, era in realtà la somma di duo centri, sulle opposte rive del fiutne. Un insediamenio più antico Da allora si è perduta ogni memoria, anche se gli archeologi sono convinti che dopo l'incendio ri furono nuovi insedia�menti. 11 problema vero è che per studiarli bisognerebbe portare alla luce quanto più possibile della zona che tra pochi giorni verrà sommersa. «E non ci sarà più nulla da fare, perché l'acqua dei bacini artificiali si allarga in modo irrego�lare, sale e scende creando un'ero�sione formidabile ci spiega il professor Leriche -, e distrugge tutto. Neanche i muri resisteran�no». Lo studioso francese ha fatto in tempo a ricostruire la planime�tria tipicamente ellenistica di Apamea, sull'altra riva, dove il fiume ha già vinto là sua partita. «Anche da questa parte quel che andrà perduto aggiunge la responsabile per parte francese degli scavi, Ca�therine Abadie-Reynal è proprio la possibilità di studiare i rapporti Occidente-Oriente, perché il lago si sta mangiando la zona costiera della citta, quella più interessante dal punto di vista storico economicow. I risultati sono comunque importanti: affreschi, mosaici (so�no ormai quindici quelli portati alla luce) capitelli, una bellissima statua bronzea di Marte, alta un metro e mezzo e in condizioni magnifiche, faranno la fortuna del Museo Archeologico di Gaziantep. trasformandolo da istituzione di provincia con pochi pezzi e una paccottiglia incredibili (macchine da scrivere e da cucire, pendole, telefoni) in uno dei più bei Musei dell'Anatolia meridionale. Un mu�seo dionisiaco, perché il dio venuto dall'Oriente qui la fa da padrone. Sono tutti ritrovamenti «spetta�colari», ma all'archeologa non ba�stano. Ironia della sorte, ne verran�no altri, perché ben due terzi della città, ovvero tutta la pane intorno all'Acropoli, resteranno integri, so�pra le acque. Nel ventre dell'alta collina che sovrasta gli scavi c'è la promessa di un tesoro. Le missioni intemazionali cominceranno a la�vorarci dopo ottobre, quando il bacino atificiale si sarà stabilizza�to ai livelli previsti, con importanti fondi messi a disposizione dal Packard Humanitìes Institute, una fondazione californiana che ha pro�messo almeno cinque milioni di dollari. Gli accordi col governo turco stanno per essere firmali in questi giorni, e i! professor David Kennedy, dell'università australia�na di Perth, non vede l'ora di cominciare. Anche lui, capofila del terzo team archeologico coinvolto nell'impresa (composto anche da inglesi e americani) si aggira tra atrii e colonne cercando un po' d'ombra per fare quattro.cijiacchiere. Non ha cappellacci all'Indiana Jones come alcuni colleghi, sem�bra uscito cinque minuti la dall'uf�ficio e jiare anche il meno eccitato, ma forse è colpa del caldo. E' suito il primo a lanciare l'allarmo intemazionale. Nel '92 i turchi avevano cominciato gli sca�vi, portanclo alla luce una villa romana alla sul costone, in una zona pero non minacciala. Trova�rono un enorme mosaico di squisi�ta fattura, raflìguranle il trionfo di Bacco e Arianna, die venne imediatamenie rubalo ed ora è in Ameri�ca, anche se l'Interpol lo avrebbe individuato e s�appresterebbe a farlo tornare in Patria. Nel '93 il professor Kennedy, seguilo di li a poco dai francesi, tentò di smuove�re le istituzioni accademiche per salvare Zeugma. Anche a lui oue terzi della città non bastano. «Qui avremmo potuto imparare moltLsintercullurali del mondo antico. Più in allo temo di no. E il tempo ormai ci manca. In teoria possiamo lavorare fino al 28 giugno. Ma non ne siamo sicuri, l'acqua può arrivare in qualsia�si momento». An�che domani? «Anche domani». Il nibinetio è in mano a! governo turco, che ha fissato la data dopo lunghi bracci di ferro con gli arche�ologi, rinviando di volta in volta il tennine finale. Ora però non Gam�biera più idea. Zeugma (vuol dire «giogo», «col�legamento», «ponte») è ormai un labirinto di responsabilità. Per il governo turco la diga è un'opera insosutuibile, che oltretutto ha cre�alo ben altri problemi. Irak e so�prattutto Siria sono preoccupatissimi per le acque deU'Kufrate, temo�no di restare all'asciutto in un Vicino Oriente dove l'acqua è poca e come accado sul Giordano causa di guerra. Sono siate necessa�rie lunghe trattive intemazionali, con protocolli d'intesa assai com�plicali sui moiri cubi d'acqua che la Turchia lascerà ai suoi vicini più a valle. Ma il sistema di sbarramen�ti in questa zona è vitale per l'energia La citta di Gaziantep ha varie attività industriali, importan�tissime per lo sviluppo di un'area calda come questa, dove è nato, per esempio, il leader curdo Ocalan. Le tensioni si intuiscono dai nietal detector che decorano hotel e supermercati, anche so vengono tranquillamente ignorati da una folla allegra e laica, dove il numero di veli e fazzoletti in testa è sicuramente inferiore a quello di Torino. La produzione della fruita, e soprattutto dei pistacchi (ci sotui fruitoti per decine e decine di chilomeiri) è allretlanlo vitale, e ha bisogno di acqua. Non è detto che le grandi dighe siano la rispo�sta (anzi, gli specialisti omiai ne dubitano), ma il govemo non può più aspettare. Tener femie le turbi�ne vuol dire perdere milioni di dollari, e questo è un lusso che ad Ankara non pensano ili potersi concedere. Perciò hanno dato (lo�chi giorni ancora agli archeologi, mentre sono siali svuotali i villag�gi costieri, e quello di Belkys sorlo sulle rovine di Zeugma è già sommerso. «Ma diciamo la verità, non è la dina il nemico», spiega un po' piccato il professor Leriche. «Ko letto sui giornali internszionali varie cose inesatte. Ma non ho mai trovato scritto che il progetto del grande sbarramento fu reso pubblico vent'anni fa quando, no�nostante tutti i Paesi occidentali avessero missioni archeologiche ad Ankara, nessuno fiatò» «Nessuno provò a chiedere che quel progotto venisse modificato prosegue l'archeologo (Vancese ■. Era passibile, si poteva costruire la diga due chilometri più a monte e salvare i siti archeologici svi en�trambe le rive. Zeugma non è una scoperta recento, e stata identifica' ta all'inizio del Novecento, non ieri». Il primo allarme venne inve�ce (piando onnai la diga era in costruzione. E anche in quel caso, il mondo accademico reag�male «Se fossero accorsi tulli a scavare, se si fosse croata una mobilitazio�ne intemazionale, avremmo finito quattro anni fa Invece abbiamo mandato missioni solo noi. con australiani e svizzeri, e natural�mente i turchi. Non è facile scava�re, qui. 11 govemo turco ha fissalo dopo lunghe attese gli indennizzi per �contadini, mi li ha decisi cinque anni fa e qui l'inflazione è al venti per cento. Bisognava con�quistarsi un albero di pistacchio alla volui, e il padrone non lo molla facilmento. Abbiamo fatto quo! che s�è potuto». K' poco, è tanto? Siamo d�fronte a una jierdita inestimabile o «tollerabile»? «E' tollerabile la perdita di una casa di Pompei? Guardi, lu verità ti che più in alto troveremo mosaici a iosa, faremo scoperte anche spettacola�ri. Perù iiuello che è importante qui, e cioè il passaggio del fiume, beh, ce lo scordiamo». Chi non si rassegna è la sua collega Calherine Abadie-Heynaul. che lavora frenelicaniente sui bor�di del campo, dove ci sono solo buchi e inureili. «Sono convùita di poter capir qualcosa sugli insedia�menti successivi all'incendio del terzo secolo. Perché la città non è morta con l'invasione sassanide» Ha pochissimi giorni per farlo. Ci riuscirà? «Guardi e ci indica un pozzetto slamaltina alle sette era asciutto. Ora sono le dieci, e ci sono già dieci centimetri d'acqua. Ouando il progetto della diga è stato fatto, bisognava tener conto di questo tesoro». Intorno a lei. i pezzi del palazzo die ospitò un ignoto e potente comandante mili�tare continuano a prendere la stra�da del museo. Solo una colonna resta integra, col suo capitello deco�rato. Un orologio di pietra che segna l'ora della fine, un totem: per ricordare che in podù giorni l'acqua salirà esattamente fino a quel punto. diga contro enere su quella sinistra, uno successivo su quella destra, sor�to intomo a una fortezza quando la prima città, Apamea, fu invasa dai Parti. Era un pun�to chiave nei com�merci dell'antichi�tà, dotato deD'unicu passaggio stabi�le sul fiume, la ve�ra porta sulla «via della seta». Arrivò a 70 mila abitanti di etnie molto di�verse, perché qui si mischiarono si�riaci e romani, e non solo soldati. Fu il vero punto d'incontro tra cul�ture dell'Occiden�te e dell'Oriente, fino al fatale 252 d.C. quando l'eser�cito del re sassanide Sagur I superò il fiume, incendiò di\ v Un archeologo al lavoro e. a sinistra, uno dei mosaici salvati e portati nel museo ,' di C.uiantep Nella cartina sono evldenziate la diga di Birecik e, poco lontana. quella di Urfa che distrusse Samosata ,.» '.V.X-N' ', iv,.-...,.***.-^ sinio sin rapport W?s?tfZVF^^fttfZfÌ Si salva il salvabile: capitelli, mosaici statue. Afine giugno qui ci sarà un lago: servirà all'industria e agli orti di pistacchi messo almeno cinque milioni di dollari. Gli accordi col governo turco stanno per essere firmali in questi giorni, e i! professor David Kennedy, dell'università australia�na di Perth, non vede l'ora di cominciare. Anche lui, capofila del terzo team archeologico coinvolto nell'impresa (composto anche da inglesi e americani) si aggira tra atrii e colonne cercando un po' d'ombra per fare quattro.cijiacchiere. Non ha cappellacci all'Indiana Jones come alcuni colleghi, sem�bi dllfintercullurali del mondo antico. Più in allo temo di no. E il tempo ormai ci manca. In teoria possiamo lavorare fino al 28 giugno. Ma non ne siamo sicuri, l'acqua può arrivare in qualsia�si momento». An�che domani? «Anche domani». Il nibinetio è in mano a! governo turco, che ha fissato la data dopo lunghi bracci di ferro con gli arche�ologi, rinviando di volta in volta il tennine finale. Ora però non Gam�biera più idea. Zeugma (vuol dire «giogo», «col�legamento», «ponte») è ormai un labirinto di responsabilità. Per il governo turco la diga è un'opera insosutuibile, che oltretutto ha cre�alo ben altri problemi. Irak e so�prattutto Siria sono preoccupatissimente inferiore La produziosoprattutto dei fruitoti per dechilomeiri) è alha bisogno di ache le grandi dista (anzi, gli spdubitano), ma ipiù aspettare. Tne vuol dire pdollari, e questAnkara non pconcedere. Percchi giorni ancomentre sono siagi costieri, e quesulle rovine dsommerso. «Manon è la dina il po' piccato il «Ko letto sui gioli varie cose inmai trovato scridel grande sbapubblico vent'anostante tutti avessero missad Ankara, ness«Nessuno prquel progotto vprosegue l'archEra passibile, sidiga due chilomsalvare i siti atrambe le rive. scoperta recentta all'inizio deieri». Il primo ace (piando on su quella sinistra, uno successivo su quella destra, sor�to intomo a una fortezza quando la prima città, Apamea, fu invasa dai Parti. Era un pun�to chiave nei com�merci dell'antichi�tà, dotato deD'unicu passaggio stabi�le sul fiume, la ve�ra porta sulla «via della seta». Arrivò a 70 mila abitanti di etnie molto di�verse, perché qui si mischiarono si�riaci e romani, e non solo soldati. Fu il vero punto d'incontro tra cul�ture dell'Occiden�te e dell'Oriente, fino al fatale 252 d.C. quando l'eser�cito del re sassanide Sagur I superò il fiume, incendiò e distrusse. Si salva il salvabile: capitelli, mosaici statue. Afine giugno qui ci sarà un lago: servirà all'industria e agli orti di pistacchi Un archeologo al avoro e. a sinistra, uno dei mosaici salvati e portati nel museo di C.uiantep Nella cartina sono evldenziate la diga di Birecik e, poco lontana. quella di Urfa che distrusse Samosata Gli scavi di Zeugma. La città sorgeva sulle due rive dell'Eufrate Fiori in età ellenistica, poi divenne romana. Importante punto d'incontro tra Oriente e Occidente, e vera porta sulla -via della seta», fu conquistata, incendiata e distrutta noi 252 d.C. dall'esercito del re sassamde Sagur I. Da allora se ne è perduta ogni memona, anche se gli archeologi sono convinti che. dopo l'incendio, nella sua area si stabilirono altri insediamenti