IL «CARCERE» DI GERRATANA

IL «CARCERE» DI GERRATANA LO S'IWXOMMAJW IL «CARCERE» DI GERRATANA Marco Belpolili SCHIVO, riservato, austero, puntiglioso, tenace, fedele alle amicizie, cosi appare nei ricordi e nei giudizi di amici ed estimatori Valentino Gerratana, lo studioso marxista morto venerd�a 82 anni. Il nome di Gerratana, nato in Sii ìlia, giurista di formazione, tra i fondatori degli Editori Riuniti, è legato all'edizione critica dei Quaderni Jet carctn di Antonio Gramsci, uscita nel 1975 presso l'Einaudi. Comunista militante, Gerratana ha identificato il suo lavoro di studioso con In vicenda stessa del proprio partito, di cui è stato membro autorevole, per quanto sempre appartato. La redazione di quella edizione critica, durata quasi un decennio, lia segnato il suo profilo di intellettuale; a lui si devono inoltre importanti studi su Antonio Labriola, Lenin, Rousseau, di cui ha curato l'edizione del Contratto SOCÌalt, o la raccolta dei testi di Giaimc Pintor, llsangttt d'Europa, uscito nel 1930. Gerratana sembra appartenere a un'altra epoca geologi�ca, ciucila In cui la discussioni sul marxismo era all'ordine del giorno e per i giovimi studiosi e intellettuali di sinistra era quasi d'obbligo la lettura delle pagine di Rinascita o di Critica marxista, dove i suoi saggi spiccavano per il loro rigore e la cura filologica. Per quanto i "giovani turchi» dell'operaismo italiano, i vari Tronti, Cacciari, Asor Rosa, avessero negli anni Sessanta e Settanta scosso l'albero del gramscismo, Gerratana e gli studiosi dell'Istituto Granisti avevano e ont innato itni^rterriti il loro lavoro di trascrizione e atvuotazione di quella ponderosa a quasi perfetta edizioni crii i?a. Gerratana lavorava nella convinzione che, come scrive nella prima pagina della sua prefazione all'edizione del '75, il valore di Gramsci non fosse confinato dentro i limiti ili una visione eroicoscmimentalo di "tcstimoman/a del tempo"», ma funzionasse come volano di una precisa azionepolitica. A guardare oggi i quattro voluminosi tomi che dispongono gli scritti del fondatore del Partito comunista italiano, cosi tome li aveva effettivame-nie vergati nelle prigioni fasciste, non si può non pensare che (|uella visioneche legava politica e filologia si è infranta sugli scogli di una pratica partitica rivelatasi via via incompleta, fallace, velleitaria. Eppure, aprendo anche a caso quei Quadarni cosi ricchi di intelligenza, cultura e pensiero, non si può non pensare a un'altra opera alcrectanto frammantaria, ma ricci di intuizioni geniali/ ripubblicatu proprio in queste settimane il.iHT.m.uuii l «pauagts* ai Parigi di Walter Benjamin. Gramsci e Benjamin, l'abbinamento non è poi cosi balzano, dal momento che si tratta di opere non terminate, al limite della dissipazione e dell'oblio, che ruotano intorno a un medesimo asse storico, gli anni Venti e Trenta del XX secolo, cercando una via d'uscita dall'impasse di quel tempo, attraverso la rivoluzione, Gramsci, attraverso la rivolta e la redenzione, Benjamin.

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