Ma è una vera rivoluzione? Rispondono i big

Ma è una vera rivoluzione? Rispondono i big Ma è una vera rivoluzione? Rispondono i big VENEZIA NON tutti i grandi personag�gi invitati alla Biennulo con�cordano noi giudizi sulla prcsenle edizione, sul tema pre�scolto, sulle creazioni siKjcie doi giovani e soprattutto siili onnipresentfl divinità delle nuovo gonoraziom: Inlemot e computer che tendono a sostituire i procedenti mezzi per progettare l'architottura. Siamo di fronte u una veni rivoluzione o si imita solo ih mez�zi per migliorare progotti, oggetti, edifici? Rispondono alcuno fra lo firmo più autorevoli invitato alla Biennali.' lagunare, ARATA ISOZAKI. «Kitongo che l'ar�chitetto possa davvero migliorare, non cambiare il mondo. Qui sono disugnate grandi utopie, la stessa tendenza elio avevamo noi nel '68, a distruggere ogni cosa. Poi, con la crisi del petrolio, tutto si è fermato per 20 anni. Il ixwlmodemo non ha concluso nulla, fino aU'89, alla caduta dei muri. Il molo doll'archiotetto ò cambiato, c'ò una sorta di 'Viti senza politica. Con il compu�ter ai giovani interessano solo mu ,ij',im in movimento, tutto è un déjà vu, un po' noioso in que�sta mostra. Ritengo che solo la spiritualitù possa salvare il mon�do. L'imjiortante fra le mille propo�ste d'un computer ò di capire l'idea giusta Michelangelo la intui�va subito, lo disogno con i pennelli della tradizione giap|)oneso e il mio sogno è andare nella casa in montagna, fuori Tokyo, dove ho uno studio con un albero. Da solo, senza telefono n^i computer, li riixjso, ponsò, disegno». LÓRO RICHARD ROGERS. «Ho fatto rarchitoito|)or seguire gli insegnamonti di mio cugmo Kmoslo Rogers. Siamo in un periodo diverso dagli ultimi 30 unni: l'attuale rivo�luziono d simile a quella industria�lo. Siamo poro solo ai primi passi. Questa Bienna�le è più dedica�ta all'arto che airarchilettura, ciò che con�ta è il cuore del�la città, come diceva Emesto Rogors, e pure il contesto. Nel tema non vedo nulla di nuovo; la novità ò forprcvole resteti3 osuotli coinci�dono. Fra estetica ed etica non dove esserci differenza. La città non può che essere sempre più ecologica. La vera differenza ò che oggi si può andare nello spazio e vedere come il nostro nido stia bruciando e sapere meglio che fare per protoggorlo. E' vero che la città lia vinto su tutto, addirittura si toma al contro, come alle anti�che piazze italiane, perché si inconZaha Hadid li. mi i amici e sconosciuti». ZAHA HADID. «Sono molto impres�sionata o lusingata da come gli italiani mi accolganu con entusiamo e calore. Per me non esiste differenza fra esletica ed etica, le due coso sono unite e fanno parte dell'ispirazione. Il computer e i nuovi sistemi aiutano a usare me�glio la pura funzionalità. A soli 11 anni, a Baghdad, ho deciso di diventare architetto, ho studiato a Londra, incontrando enormi diffi�coltà come donna e come stranie�ra. Ho però ricevuto ottima educa�zione e preparazione che mi han�no dato forzo nel propormi e pro�porro i miei lavon. Le donne sono assai più flessibili, la fiducia mi viene dall'impegno di lavorare be�ne. Io ho uno studio con 30 perso�ne, ho avuto successo, e non mi sento più né di Baghdad né ingle�se. Appartengo al mondo». PAOLO SOLERÌ. «Tutto ciò che vedo oggi al mondo al 'io"., è antiesteti�co. Succede an�che nella musi�ca che amo e nella letteratu�ra. L'estetica ò di per sé etica, quello che con�ta è la realtà. E i computer non creano la real�tà, si fennono prima con le lo�ro simulazioni, aporto dell'Ariiperimenti con terra e cemento. Giù che può ossere catastrofico è il materialismo che si sta sempre più diffondendo negli Usa. Ci muoviamo in un mondo virtuale pericoloso, li mo�lo dell'architetto allora è di creare fiori bellissimi, orchidee, abbiamo bisogno della foresta, dobbiamo sviluppare l'ombiente dell'umani�tà, senza l'arroganza e le ambizio�ni dei giovani, creare insomma la Paolo Solen foresta per lo nostre città. Io ho 60 assistenti, loro usano Internet e computer, io no». HANS HOLLEIN. «Non vedo diffe�renza fra estetica ed etico. Può essere tu medesima cosa, è forse solo un compiacimento nel titolo. L'importante ò che ci sia la parola città che non è un ibrido, né un muro. Apprezzo i nuovi sistemi e i computer (quando insegnavo 25 anni fa li feci inserire all'Universi�tà contro il parere degli studenti) perché possono aiutarci a svilup�pare più olla svelta le idee. Quello che conta è prima nella testa, poi nel mezzo. Non posso dare giudizi sulla mostra perché sono stato il direttore dell'edizione precedente. Sono solo contento che Fuksas sìa riuscito là dove io avevo tentato, senza fortuna: nell'ottenere l'Arse�nale e le altre pani. Li si può davvero fare architettura e il lun�go schermo sulle pareti è bellissi�mo», (f. ni.) Zaha Hadid Paolo Solen

Persone citate: Fuksas, Paolo Solerì, Zaha Hadid, Zaha Hadid Paolo

Luoghi citati: Baghdad, Londra, Tokyo, Usa, Venezia