Firenze e i suoi 31 misteri insanguinari di Vincenzo Tessandori

Firenze e i suoi 31 misteri insanguinari ORRORI INFINITI I GIALLI CHE HANNO FATTO STORIA Firenze e i suoi 31 misteri insanguinari Scomparso Pacciani, resta l'incubo dei serial killer senza volto reportage Vincenzo Tessandori inviato a FIRENZE QUANDO l'altro giorno han�no trovato il conte Aldo brando Rossi Ciampolini strangolato in casa con il filo della segreteria telefonica e una palla di carta in Uicca, qualcuno lia tiralo le somme: qui a Firenze, sono 31 t'.li omicidi a sfondo maniai ale di cui, con maggior o mino�re lena, ;.i cercano i responsabili, •d mostri», osserva Umberto Cecchi, dirci loie del quotidiano «La Nazione», amore de «L'Arlecchi�no del Re Sole», de «La luna di Haiar», e, ora, d�«Fegato» (Stam�pa Alieinativai l'autobiografia dell'assassino dello coppiette. Ro�manzata, naturalmente, scrina, assicura, senza l'intenzione di pubblicare. Lui e uno che ha passato gran parta della vita a raccontare le storie del mondo. Compresa ((nella del «mostro». Che occupa un posto a parte, in quei :tl capitoli, con la mia para�bola cominciata nella notte del 21 agosto (ili ^ chiusa, forse, l'H settembre '86: lungo un itinorano al traverso i colli chi! circonda�no la citta o sviluppando un disegno rimasto incomprensibile, concluso con l'uccisione di Ifi pei .one, sempre in coppia. Ri�mangono, quei delitti, un mistero di questa cilUi capace di colpire la fantasia non soliunlo per il suo patrimonio d'arte unico nel mondo. Thomas Harris nel be�stseller «Il silenzio de^li innocen�ti» ci racconta come il suo, chia�miamolo eroe, Mannibal Leder, «Hannibal the cannibal», tenesse appeso a una panile della cella un panorama della città. Dove si rifugia, una volta liberatosi dalla maschera di ferro che gli avevano imposto, E un colto, mite, all'ap�parenza inoffensivo «Hannibal» lo ritroviamo per le strette vie, estasiato davanti a un'opera da restaurare, cliente assiduo doll'officina profumo-farmaceutica di Santa Maria Novella, quella al 10 di via della Scala, luogo esclusi�vo per gente esclusiva. Girano '(Hannibal», nei posti del mostro, t'.li slessi che un disinvolto tour operator aveva incluso in un itine�rario «speciale», un po' come a Londra avevano sfruttato le im�prese di .Jack lo Squartatore. La macchina da ripresa ha frugato le campagne e le slradicciolo che salgono sui colli, la via San Leo nardo, dove abitava il pittore Ottone Rosai e dove Hannibal passa e uccidi; con disinvoltura, quasi sotto gli occhi di lutti. Firenze è sempre stata cosi: bella e inquietante. Più di 150 anni fa, racconta Nino Pilastò, penalista di fama e apprezzato scritture di thriller, uscirono ben tre versioni dei «Misteri di Firen�ze», scritto da Angiolo Panzuni, da ggisto Maccanli e da Carlo Loronzini, l'autore di «Pinoc�chio». Ma alla line dei conti, i , personaggi di quella città ri» sullavano quasi bonari i spesso lo stiletto si ac�compagnava a un bic�chiere di rosso. Poi lut�to e cambialo, sottoline�ava Pilastò in un artico�lo dal titolo esplicito, «Il mistero di Firenze», og�gi «sono accadute più cose che a Londra, più che nel Marais di Pari�gi, più che a Dusseldorf. Qualcuno assedia i fio�rentini, senza cannoni, né trombe, ma con la pistola calibro 22 e un coltello». Filaatò è un convinto assertore del�l'innocenza di Pietro Pacciani, il contadino accusato di esaere il ma�niaco delle coppiette, lo Hannlbil1 ha gridalo nel suo «Pac�ciani innocente». Con�cludeva: «E la città attendo un nuovo delitto, con paura, ma an�che con una specie di impazien�za, pnr convincersi che questo orrore non appartiene al regno degli incubi e dell'irrealtà». Tutti convinti che il mostro avrebbe continuato. Piombato a San Casciano, dove «lui» si era preso la quindicesima e lu sedicesima vit�tima, io pure scrissi su «La Slam�pa»: «Ammazzerà ancora, pur�troppo, ix-'rché di lui nessuno sa niente e gli inquirenti ammnitono che, fino ad ora, non esistono "ragionevoli speranze" per identilicarlo». Invece scomparve. La citta è rimasta nel dubbio, poi il processo a Pacciani no hu un po' placalo l'ansia, il tempo ha fatto il resto. E ci si è resi conto che i omosessuali, prostitute, raffinati aristocratici, tutti sbrigativamen�te definiti «a sfondo sessuale», c'erano sempre stati, il punto ò che, per lo più, sono rimasti impu�niti. Aveva fallo epoca, quasi 40 armi fa, quello in via dol Guanto, alle spalle del Tribunal e e di Palazzo Voc..^ chio: avevano giovane nocenti nel suo rifugio scanna�lo come un capretto. Delitti al parco delle Cascine, consideralo il luogo degli incontri più turpi, ma pure negli ap�partamenti poveri e in quelli di lusso della vec�chia Firenze, sui colli naturalmente, dove per anni aveva imperversa�lo «lui». Ma era davve�ro il contadino di Vicchio, l'assassino delle coppiette? Una volta la legge ha detto si, un'al�tra no: alla fine è rima�sto il dubbio perchè il Pietro è morto con tutti i suoi segreti. Ammesso che ne avesse. «Il fatto è che non c'è mai stato uno straccio di prova, che fosse lui il serial killer», dice convinto Umberto Cocchi. Il ma�niaco, quello vero, è sicuro di averlo ascollato, fra i tanti che m quegli anni telefonavano al gior�nale. «Diverso da tutti gli altri, sapeva molli particolari, anche quelli non pubblicati dai giornali. Si fece semini fin dopo ultimo delitto della Berella cai. 22, quel�lo dei due giovani francesi. Poi è scomparso», Perché? L'idea del libro gli venne il giorno in cui andò in carcere a Sollicciono per un'intervista a Pac�ciani, p*oco prima del processo. «Mi spiegò la sua teoria: "Voi vedere che i mostri 'e son due, uno è quello che ammazza, l'altro 'e sonoi poliziotti, i giudici». Nac�que cosi il racconto che è l'esplorazione del cervello di un serial kill(;r ver�rebbe da dire molto particolare sennonché sono tutti particolari gli omicidi seriali. E qui gli assassi�ni sono due, l'originale e la copia, due maniaci: il secondo bracca l'altro, lo imita, lenta di superar�lo. Il racconto scivola rapido, an�che se ogni pagina è insanguinata: ma, si sa, cosi è la stona di un mostro, di tutti i mostri. Il protago�nista è un giornalista, colto, atten�to, abile. Come possibile colpevole allora si parlò di un medico, poi di un letterato, di un avvocalo: per�ché un giornalista? «Perché a for�za di andare a vedere gli scempi del mondo, qualcosa di orribile rimane in noi, un po' lo diventia�mo tulli, dei mostri).. Dunque, c'è qualcosa di aulobiografico, nel libro? «Mollo, diciamo un 40 per cento: prendendolo dalla parte giusta. Per esempio, quando lui, il protagonista della storia, raccon�ta delrultimo boia di Pechino, uno che aveva ucciso una donna scar�nificandola lentamente, molto len�tamente, per tre anni filali, e aveva finito per innamorarsene: beh, quel racconto l'ho ascollalo io a Shangai proprio dal boia. E gli lacrimavano gli occhi per quel suo amore finito». C'è Firenze, nel racconto, vista non da occhio estraneo com'è quello di Harris, c'è «quella» Fi�renze terrorizzata ed eccitala dal�le imprese del killer delle coppiet�te; i suoi dintorni verdi e collino�si, i personaggi che li popolano, oggi come allora: i guardoni, i «forasiepi», che non sono sempre poveracci ai mai?gini di muo co�me, per esempio, nella realtà era�no gli «amici di merende», quelli che, assolto Pacciani sono stati condannati come suoi complici; ci sono gli affermali professioni�sti, e l'avvocalo Maggino Maggi, «frullo di fantasia», no è sintesi. Eppoi, i ragazzi ai quali il «mo�stro» vero un tempo aveva tolto non soltanto la vita ma pure la libertà. E i magistrati terribili, usciti quasi dall'Inquisizione. E il crudele mondo contadino, quello da cui proveniva il Pietro. Come il vero «mostro di Firen�ze», il giornalista-killer ammazza e fa scempio delle sue vittime: questo, però, castra il maschio, violenta le ragazze e strappa loro il fegato per mangiarlo. Non è un po' eccessivo? «In certe culture africane e in quelle dell'Amazzonia, ancora oggi, mangiare il cuo�re o il fegato del nemico significa impossessarsi del suo coraggio». Il fatto è che anche al mostro presunto, a Pacciani, quelle cose rimanevano oscure. Era diventa�to una sorta di consigbere partico�lare per il libro, l'editor per usare un tennine oggi in voga, ma le pagine che Cecchi gli portava proferiva non leggerle: se le face�va raccontare, «lo i libri 'un li capisco, sono coso per gente istru ita», gli disse una volta. E un'al�tra: «'Un è che uno nasce mostro, mostri si diventa piano piano». E non parlava di sé. Ricorda Cec�chi: «Quando si arrivava ai punii diciamo più cruenti, e gli spiega�vo quell Africa e quell'Amazzonia, lui scuoteva la testa e diceva: "Ma questi 'e son mostri veri"». L'ultimo omicidio è quello del conte Ciampolini strangolato in casa IL MOSTRO Sedici vittime in 17 anni. Gli otto duplici delitti del «mostro» sono avvenuti tra l'agosto '68 e il settembre '85 ed hanno colpito sempre coppiette, tranne in un caso, quando furono assassinati 2 ragazzi tedeschi, nelI'SB. Pietro Pacciani è stato il «sesto mostro». Prima di lui altri S erano finiti in carcere, accusati di avere ucciso ILPLURIOMICIDA Milvia Malatesta, 31 anni, e il figlio Mirko, 3 anni, furono uccisi e bruciati dentro una Panda, la notte tra ili 9 e II 20 agosto 1993. Un giallo risolto con l'arresto di Francesco Rubblno, 26 anni, marito separato della donna uccisa e padre del bambino GLI AFFITTACAMERE Lei uccisa con due coltellate alla gola e prima torturata, lui ammazzato a colpi di vanga; i corpi trovati distanti e a distanza di giorni nell'aprile di quest'anno. Augusta Mearini. 69 anni, e Vincenzo Murena, 59, conviventi, abitavano a due passi dal Duomo. Vivevano affittando in nero un appartamento Lecter, Il protagonista del «Silenzio degli Innocenti » sullavano quasi bonari i il resto. E ci si è resi conto che i Palazzo Voc ..^ chio: avevano giovane que cosi il racconto che è l'esplorazione del cervello di un serial kill(;r ver�Ma questi e son mostri veri».