La saga sfortunata di una famiglia

La saga sfortunata di una famiglia SETTANT'ANNI TRA IMPRENDITORIA E CULTURA La saga sfortunata di una famiglia Il successo ha sempre presentato un pesante conto personaggi Pierangelo Sapogno TORINO IN principio, il padre era «il ragioniere». Poi diventò il «re dei tubi», tirando su una fabbrìchetta negli Anni Sessan�ta come si faceva in quei tem�pi, lavorando di giorno e di notte per inseguire una scom�messa: qualche lustro dopo contava già 400 dipendenti e fatturati da miliardi. Si chiama Paolo Alessio, e «Alessio tubi» era la sua impresa. Non è un uomo fortunato: per salire nel mondo ha sempre dovuto scala�re la vita e perderci il fiato. Ad arrampicarsi, le forze non gli devono essere mai bastate mol�to. La sua Famiglia è stata come quella di un romanzo. Dentro, ha avuto le scansioni che sognava un ragioniere. Fuo�ri, ha incontrato gli uragani dei tempi. Ncll'Sl, lui fu rapito dai banditi. Quando fu liberato, 173 giorni dopo, disse: «Erano delle bestie». Salutò i cronisti: «Signori, buon appetito. Final�mente vado a mettere le gambe sotto un tavolo». Pagò più di 4 miliardi per tornare a casa. Nel '97, gli mori la moglie, Anna Maria Barone: guidava lui, la macchina sbandò e usc�di strada. Qualche anno prima, neir89, aveva lasciato la sua azienda, rilevata da un gruppo francese. Ieri, gli hanno rapito il figlio nello Yemen, Alberto Alessio, 33 anni. Nella crona�ca, molte volte si raccontano storie ingiuste. Questa sembra la storia di ima Famiglia che ha dovuto sempre pagare i suoi successi. , Alberto Alessio è vicepresi�dente della Fondazione Briche�rasio, che si occupa di manife�stazioni culturali. Il presidente è il padre, Paolo. La Fondazio�ne nacque il 20 gennaio del '95, nel Palazzo dove venne costitu�ita la Fiat. Fu un'idea della mamma, Anna Maria, che era una grande appassionata d'ar�te e che aveva trasmesso que�sto interesse al figlio. In cinque anni ha allestito mostre impor�tanti, come Kandinskij, Malevie, Dal�e Boterò: 15 rassegne e più di 500mila spettatori. E' l'ultimo successo della Fami�glia. Pagato anche questo. Alberto Alessio era partito marted�scorso per lo Yemen proprio per organizzare una mostra: «La regina di Saba. Arte e leggenda». Ieri avrebbe dovuto rientrare in Italia. Ales�sio è padre di una bambina nata appena 15 giorni fa. Era stato invitato dalgoverno del�lo Yemen a visitare l'area che si crede sia stata il regno della regina di Saba e che, una settimana fa, era stata teatro della sanguinosa conclusione di un altro rapimento. Alberto è come il babbo: un grande lavoratore. Daniela Magnetti, la direttrice della Fonda�zione, lo descrive cosi: «Un uomo molto attivo. Una perso�na riservata e scrupolosa. Per visitare il sito archeologico si era fatto accompagnare da un funzionario yemenita. La fami�glia Alessio è una famiglia davvero forte. Ha saputo sem�pre superare tutto, basta pensa�re a quello che è successo al padre». Adesso, tutti riescono a . mostrare serenità e coraggio. La moglie, Patrizia Alessio: «Viviamo brutti momenti. Pe�rò, ho fiducia nelle autorità italiane e yemenite. Spero di ricevere quanto prima notizie da mio marito». Il padre Paolo, all'Ansa; «Siamo preoccupati, ma tranquilli. Nello Yemen i rapimenti di stranieri sono al�l'ordine del giorno e si conclu�dono nella maggioranza dei casi in tempi brevi e in manie�ra positiva». Il fratello Erne�sto: «Certo, siamo sconvolti. I funzionari della Farnesina ci hanno rassicurato, ci hanno ripetuto che gli ostaggi non cprrono rischi per la loro inco�lumità. Le notizie che abbiamo ricevuto finora sòno'piuttosto scarse. Sappiamo che sono in corso trattative. Non ci resta che aspettare. Ma questo rapi�mento non è assolutamente comparabile con quello accadu�to a mio padre». Quello fu un sequestro lun�go e terribile, che durò sei mesi e costò una cifra altissima per quei tempi. Paolo Alessio fu rapito la sera del 23 novembre 1981, alla periferia di Moncalieri, alle porte di Torino, sulla strada che percorreva ogni se�ra per tornare a casa dal lavo�ro. Due auto speronarono la sua Lancia Gamma 2500. Un commando di otto banditi. La prigionia fu dura, tra brevi contatti e lunghi silenzi da parte dei banoiti. Paolo Alessio fu sempre tenuto prigio�niero in una capanna di lamie�ra sui monti della Calabria: «Una cosa tremenda, allucinan�te. Non si possono fare coso simili a una persona, legalo come un cane». Tentò anche una fuga, ma fu ripreso dopo aver vagabondato nei boschi. Lo raccontò ai cronisti: «Era buio. Fuori dalla baracca non c'era nessuno. Non sapevo do�ve andare. Massi e roveri, cespugli e querce. Bricchi ripi�di e infidi. Ho cercato di sfuggi re all'accerchiamento. Erano in quattro che mi cercavano. Ero braccato. Non sapevo dove fuggire. In quei posti non pote�vo che perdermi o cadere nelle loro mani. Alla fine, li ho visti arrivare con le pistole in mano. Uno me l'ha puntata allo sto�maco. Mi ha insultato. Ho pensato che era la fine, che sparasse davvero. Poi mi han�no solo strattonato e mi hanno riportato nella baracca di la�miera». Paolo Alessio fu liberato nel�la notte del 15 maggio 1982, dopo che il legale della fomiglia, Gian Vittorio Gabri, conse�gnò a sette uomini incappuccia�ti vicino al casello di Altare della Torino-Savona una borsa con il riscatto: 4 miliardi e 200 milioni. Disse: «Mi ha salvato l'aria di montagna. Doveva essere un bel posto, dove mi tenevano». Blitz e pentiti porta�rono al processo un clan di catanosi e alleali calabresi. Soltanto che, dopo lo dure condanne in primo grado, furo�no tutti assolti. Restò il buio su quella vicenda. Anche in que�sto, la storia della Famiglia è stata sfortunata. Quando tornò a casa. Paolo Alessio disse: «Non so se riuscirò a dimentica�re». Non sappiamo se ce l'ha fatta. Dopo, la vita non gli ha moi voluto restituire niente. Il padre Paolo costru�dal nulla una grande azienda Sequestrato nelTSl, fu liberato dopo 173 giorni e un riscatto di quattro miliardi La tragedia del 497: la madre mor�in un incidente d'auto, guidava il marito. Amante dell'arte, fii lei a trasmettere la grande passione al figlio Alberto La famiglia Alessio In cima allo scalone di Palazzo Bricherasio. a Torino Al centro, i genitori Paolo e Anna Maria. morta tre anni fa in seguito a un incidente d'auto: a sinistra, la coppia Patrizia e Alberto. il figlio rapito: a destra, l'altro figlio. Emesto. con la moglie Caroline. Il Palazzo è la sede della Fondazione Bricherasio. che allestisce mostre d'arte dlgKinderichiahW; J"''"^ In basso, una foto di Alberto Alessio durante un convegno della Fondazione Bricherasio i Ui/L

Luoghi citati: Calabria, Italia, Savona, Torino, Yemen