Riforma elettorale, il Polo: trattiamo di Fabio Martini

Riforma elettorale, il Polo: trattiamo Riforma elettorale, il Polo: trattiamo Oggi, dopo un vertice, arriva la proposta della maggioranza Fabio Martini ROMA Appena 35 minuti di discussio�ne, altri 20 per scrivere un documento. Da quando il Cava�liere ha riconquistato le reclini del Polo a furor di voti, i vertici in casa Berlusconi durano meno di prima, per non parlare di quello di ieri mattina sulla rifor�ma elettorale: è filato in un batter di ciglia. Nella sua casaufficio di via del Plebiscito, Sil�vio Berlusconi ha spiegato ai suoi alleati che è forte la pressio�ne del Capo dello Stato perché si arrivi ad una riforma; che il rapporto con Ciampi non va incrinato; che il Polo deve dare l'impressione di assecondare ogni tentativo pur di non restare con il cerino in mano. Ma poi ha ripetuto la frase-magica: «E' scontato che ogni ipotesi di ac�cordo è subordinata alla modifi�ca della legge sulla par condi�cio...». Detto e fatto: in pochi minuti è stato approntato un comunicato super-aperturista («il Polo ribadisce la sua disponi�bilità a rivedere la legge elettora�le»), ma poi nelle ultime due righe è contenuta la vera condi�zione: «Naturalmente ogni con�fronto è subordinato alla revisio�ne della legge sulla comunicazio�ne politica». E allora, ecco il paradosso di queste ore: mai come adesso le posizioni di Polo e Ulivo si sono avvicinate, fin quasi a sovrap�porsi, ma poi informalmente tut�ti i leader confidano: «Ouasi certamente non se ne farà nulla neanche stavolta...». Certo, oggi il tormentone della riforma elet�torale avrà necessariamente un punto fermo: i segretari della maggioranza si incontreranno a piazza del Gesù e alla fine pre�senteranno una proposta unita�ria. Gli ultimi dettagli saranno decisi questo pomeriggio da Vel�troni, Castagnetti, Parisi, Mastel�la, Dini, Boselli, Diliberto, Francescato e La Malfa, ma grosso modo la proposta è pronta: il centrosinistra proporrà un siste�ma senza premi di maggioranza, con indicazione del premier, sfi�ducia costruttiva e assegnazione dei collegi ripartita a metà: il 50IX) dei seggi assegnato con il sistema maggioritario in collegi uninominali, il restante SC/ó di�stribuito con il sistema propor�zionale. Lo sbarramento è fissa�to al 50à. Naturalmente i leader del cen�trosinistra nel presentare la propria proposta, lasceranno inten�dere di essere pronti a discutere «eventuali controproposte» del Polo, faranno capire che si po�tranno esaminare anche le com�plicatissime varianti di cui i tecnici stanno discutendo in que�ste ore. E alla fine, come sempre, tulli i partili faranno il calcolo dei costi e dei benefici. Silvio Berlusconi, nel suo pragmati�smo, si ò già fatto i suoi conti e a lui il Maitareìlum conviene. Con l'attuale legge elettorale, a Polo e Lega basterebbe prendere gli stessi voti del 1996 per vincere le elezioni. Alla Camera Polo e Lega se si fossero presentati alleati nei collegi avrebbero otte�nuto 365 seggi e l'Ulivo 264 e dunque il calcolo del Cavaliere è che col Mattarellum, persino con gli stessi voti del '96, è già garantita una solida maggioran�za per il centrodestra. Ecco spiegato perche Forza Italia ha drasticamente modifi�cato la propria posizione. Per mesi ha sbandieralo la proposta Urbani-Tremonti, una riproposizione quasi letterale del sistema tedesco e dunque senza premio di maggioranza. Ieri il cambio: nel comunicato uscito da via del Plebiscito, neU'annunciare la di�sponibilità del Polo, si ponevano due condizioni: «indicazione del premier e premio di maggioran�za». Dunque, il Polo accantona la proposta Urbani-Tremonti e ora va bene il premio di maggio�ranza, che però guarda caso. manda in bestia la Lega: «Riba�diamo la nostra contrarierà asso�luta al premiou, faceva sapere Roberto Maroni dopo aver lotto il comunicato del Polo. Il premio rende sostanzialmente super�flua la Lega e per questo Bossi la osteggia con tutte le energie. Ma per lutto il pomeriggio alla Lega l'unica vera preoccupa�zione non è slata il premio di maggioranza, consideralo un espediente lattico di Berlusconi. «Cosa ci faceva il ministro delle Comunicazioni Cardinale alla riunione di maggioranza sulla riforma elettorale?», si chiedeva�no Maroni e Bossi. «Non è che Berlusconi sta Erattandu per dav�vero sulla par condicio e dunque anche sulla legge elettorale?». Soltanto in larda serata alla Lega hanno sapulo la verità. Alla riunione tecnica di maggio�ranza non si era parlalo di par condicio e soltanto per le alchi�mie interne al suo partito, il ministro Cardinale era li: per rappresentare l'Udeur. Berlusconi convince gli alleati: ma ogni ipotesi di accordo è subordinata alla modifica della par condicio Si Va VCtSO un sistema senza premi di maggioranza con l'indicazione del premier?

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