Un proiettile biologico contro il cancro di Marco Accossato

Un proiettile biologico contro il cancro Un proiettile biologico contro il cancro I geni potranno essere utilizzati come farmaci Marco Accossato TORINO ^ Dal vini.-, dell'Hiv una speranza in più ncìllu lotta ai tumori, i iMli/./.ando la terapìi. gmiiua che conuenU! di introdurre materiale genetico in una cellula, i ricercatori dell Istituto per la Ricerca -j la Caia del Cancro lianno ines»/ u punto a (iandiolo un proiettili^ hioluf.ii.'j chi: uccide le neoplasie. Il lavoro, pubblicato dalla rivista «Nature Genetica», è stato presentato ieri nella sedo dell'lrcc dal professor Luigi Naldinì, padre della scoperta, che ha iniziato la ricerca cinque anni fa al Salk Institute d�San Diego: dopo studi e speri�mentazioni nei laboratori del centro alle porte di Torino, Naldini o la sua 6qui(X) hanno trovato nel micidiale onjaiiisiiic dell'Aids opponunarnenle modilicato il più eflicace «mezzo di trasportm jier rimpiazza�re nella cellula cancerogena lo infor�mazioni genetiche sbaghale (la ma�lattia! con un giusto corredo (la cura). «Non si tratta ancora di un'ap�plicazione utilizzabile sui malati procLsa Naldini -, ma è un grosso passo avanti nella ricorca oncologi�ca». Individualo il veicolo che può trasportare la salute, si tratta ora di passare alla seconda fase del proget�to: elaborarogli i antidoti» da utiliz�zare u ueoinda Jei '.uniu!\. Soipriru cioò, per ogni tipo di cmimo, i! muccanismo che scongiu. h il tracol�lo. Geni come fannad. Sulla tempia genica ai fondano giù da tempo lo speranze di guarigione (Hir numuio90 patologie eroditarie. Ma i ricerca�tori delllrcc, grazie anche a un finaiiziainenUj di'Colfilhon, sono an�dati oltre. Naldini o i colleglli Anto�nia Pollenzi, Uni rie Ailles, Silvia Bakovic a Mossiino Gonna lianno individuato o mperato, col ricorso al virus dell'Hiv, il punto finora debole della metodica: la perdita di energia del vettore durante il tragitto verso la cellula da rendere sana. «Abbia�mo cioè scoperto spiega Naldini che una secpienza genetica che in passato veniva eliminata dal vettore modificato, è invece in grado di favorire il trasferimento dei geni nelle cellule da curare. Abbiamo quindi aggiunto questa sequenza al nuovo vettore anti-tumore». Speri�mentato già su diversi tipi di cellule mature e staminali, questo proietti�le biologico ha ottenuto esiti vicini al 100 per cento, proporzione netta�mente superiore a quella raggiunta con la generazione precedente di virus-vettori. Il lavoro presentato a Candiolo (fra i presenti donna Allegra Agnelli, presidente della Fondazione Pieinontese per la Ricerca sul Cancro) si inserisco nella scia de^li studi sulla terapia genica, il cui pnmo tentativo di applicazione risale al '90, negli Usa: il ricercatore Michael Blaese applicò il metodo alla cura di una bambina affetta da una grave forma di immunudoficionza ereditaria. Ancora il professor Naldini: «Il ricorso al virus dell'Hiv come mezzo trasportatore dipende dalla sua altis�sima capacità infettiva: è in grado di penotrareceiluio che risultano fortemonte refraiu.rie ai trattamenti, co�rno cniello staminali del midollu os�seo e i neuroni del cervello». «Il sìstuma più semplice per modificare [gerii di una cellula malata puntua�lizza -, sui ebbe stato quello di inietta�li: diretuunonle il Dna nei tessuti da curare. Nella pratica, però, risulta ostromanionte ineflìcaco, perché il "Dna nudo' viene captato molto dilìicilmente dalle cellule. E inoltre auesto processo richiede l'iniezione di ogni singola cellula o gruppi di cellule del paziente». Per ottenere la maggiore aderenza del virus-vetto�re alla cellula neoplastica, i ricercato�ri dell'lrcc hanno unito l'organismo dell'Aids al virus della stomatite vescicolare, «patologia altamente in�fettiva per il tumore, ma non patoge�na per l'uomo, e che non ha creato quindi barriere immunitarie». Impossibile, per il momento, dire quanoo la scoperta usdrà dai labora�tori dell'Istituto di Candiolo per di�ventare terapia in ospedale. Ma già si profila un nuovo potere del virus modificato. Potrebbe diventare un organismo suicida, cioè la formula per combattere la stessa malattia che l'ha prodotto: l'Aids. E' U risultato della scoperta dei ricercatori dell'Istituto di Candiolo A fianco il professor Luigi Naldini. A destra un momento della presentazione della scoperta

Luoghi citati: Candiolo, San Diego, Torino, Usa