Quando il Padrino riceveva a Palermo di Francesco La Licata
Quando il Padrino riceveva a Palermo Dai tempi del vertice al Grand Hotel et des Palmes al lento declino di Cosa nostra Quando il Padrino riceveva a Palermo Francesco La Licata nvMM Ne sono passati di anni da quando il poliziotto italo americano, Joe Peirosino. mise piede a Palermo per cercare di riper�correre la strada che portava i «clandestini» siciliani a sbarcare a New York, dalle stive di discrete petroliere, «chiamati» dalla «Ma�no Nera», antenata di quella che diventerà la famigerata Cosa nostra. Il poliziotto fu ucciso sotto la magnolia gigante di villa Garibaldi a piazza Marina. Era il 1902 e già i legami tra il crimine statunitense e la maua siciliana erano più che consolidati Era un'alleanza tra consanguinei e il san�gue, si sa, non tradisce. Da allora c'è un filo die ha letato le due «onorate società », un filo che di decènnio in decennio ha assunto connotazioni sempre diverse, a seconda delle esigenze. Un filo che negli Usa più che in Sicilia tiene conto, fino a uscirne condizionato, delle cosiddette problematiche ambientali. Che tradotto vuol dire una sola cosa: la mafia americana è stata più pronta a liberarsi dei codici d'onore e di tutta una serie di sovrastrutture, ubbidendo allo sperimenta�to pragmatismo statunitense. Eppure oe n'è voluto di tempo per allontanare i «bravi ragazza di Little Itaìy dalla mentalità sicula. Tanto che, fino a pochi anni fa, la Cosa nostra era praticamente una sola. Chi non ricorda, tra gli odierni cinquan�tenni palermitani l'arrivo dello zio d'Ameri�ca? Cera una nave, la Queen federico, eba attraccava praucamente ogni 15 giomi. I più ardimentosi sceglievano l'atterraggio all'aeroporto di Boccadifalca 11 boss baaava il suolo natio e cominciava un delirio di retorica e festeggiamenti. Si narra di uu grande capo che prese alloggio al Palaoe Hotel di Mondello. Si posizionò sotto l'om�brellone ai bordi della piscina, accanto ad un tavolo con bibite fresche e telefono (per quei tempi un vero lusso). Passava il tempo ad ascoltare Je «suppliche» che una intermi�nabile, quotidiana fila d�questuanti veniva a rivolgergli, dopo il rituale bado della mano. La geme arrivava da tutte le borgate. Per alcuni era un viaggio senza controparti�la, altri quelli raccomandati di autentici «amici* venivano ascoltati con attenzione e poteva accadere che fossero invitati a pranzo, magari da Spanò, il locale «in» sulla spiaggia d�Romagnolo. Poi lo zio tornava a New York e l'altra metà della Sicilia veniva a conoscenza d�tutte le magagne dei «cugini». Era appena stato firmato U patto per la commercializza�zione della dioga, con tanto di summit al Grand Hotel et des Palmes d�Palermo e tanto di presenza «americana»: i Magaddino, Lucky Luciano, i Bonventre, i Cambino, i Bonanno, i Buccellato, don Vito Phya e molti, molti ancora. D gruppo reggeva: Carlo Cambino, capo dei capi, arrivava sereno alla vecchiaia, moriva nel proprio letto, nel Qeens, dopo aver designato il successore. Cento limousi�ne nere seguiranno il feretro d�«don Cario». La famigha Cambino fu garante della pace, dopo mule guerre e tante vittime illustri del calibro di Galante, detto lillo the cigar. U dopo Cambino è stato un disastro, a comin�ciare dal nuovo capo. Paul Castellano cogna�to di «don Carlo». L'esempio del degrado può essere sintelizzalo nella figura d�John Gotti, oggi in carcere condannato all'ergastolo. Non usdrà mai dal carcere di Manon perchè «tradi�to» dalla propria arroganza e dall'incapadtà di leggere nella testa di amici e nemici Tanto ottuso da aver designalo come suc�cessore Salvatore Sammy Gravano, l'uomo che avrebbe poi contribuito in modo deter�minante alla sua rovina. Il governo america�no ha praticamente distrullo la «famiglia Gotti» servendosi d�una spia elettronica, che i poliziotti riuscirono a piazzare persi�no nel suo ritrovo preferito, il «Bergin Hunt and Fisti Club», e di una spia tradizionale: quel Sammy Gravano che, convinto a «pen�tirsi» raccontò come John fece assassinare il cape della sua «famiglia», Paul Castella�no. Ma anche Gotti, visto alla luce della nuova mafia degli affari, sembra archeolo�gia. Le nuove cosche hanno accantonato i vecchi codici d'onore e ragionano da manager
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