Il coraggio del burocrate

Il coraggio del burocrate BUONGIORNO iGramelllnl Il coraggio del burocrate BAIAMO abituati a consideraK]B^'iv lo Sta") come un os,ra' H^neo, un nemico da temere e ^da fregare. Certe notizie alimenta�no il sospetto che oualche volta lo Stato sìa peggio che cattivo: sia fesso. Possiamo sempre leggere un fondo di malizia nel fmto-lontismo dell'impiegato a cui stiamo chieden�do per la decima volta il rimborso d�una tassa. Ma quale molla segreta, se non l'ottusa insensibilità, può aver spinto degli ispettori ministe�riali a chiedere 10 milioni di danni agli eredi del giudice Rocco Chi n n in peruna banalità burocratica: «Hitardò a dissequestrare un corpo del reato»? Ho conosciuto la vedova a Palermo nel salotto con vista sui marciapiede dove l'autobomba del�la mafia le fece saltare in aria il marito. E uno prova un po' d�veigogna perché comunque la pen�siate «lo Stato siamo noi» e ci spetta di diritto una quota delle sue fesse�rie. I funzionari che hanno multato un eroe 20 anni dopo la sua morte avranno senz'altro agito in buona fede e nel rispetto delle regole. Il problema è che le regole sono come gli uomini: anche le più intelligenti in un determinato contesto diventa�no stupide. E allora un burocrate dovrebbe avere il coraggio di cam�biarle, a costo di andare contro la leggo e i suoi superiori. Invece tulli puntano solo a pararsi il fondoschie�na perché gli hanno insegnato che è comportandosi da fessi che si fa camera

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