Andreotti: i tempi sarebbero maturi

Andreotti: i tempi sarebbero maturi IL SENATORE «DOVEVA AIUTARCI A CAPIRE.. Andreotti: i tempi sarebbero maturi «Um legge entm l'estate, le carceri scoppùmo» intervista Federico Geremlcca ROMA s E' una domanda impropria». Una cinquantennale espe�rienza politica e una speri�mentata prudenza istituzionale, inducono Giulio Andreotti ad aggirare, per non proprio respìn�gere, l'interrogativo posto dal cronista in maniera, forse, esage�ratamente netta: ma lei, senato�re, l'avrebbe concessa la grazia ad Ali Agca? La voce del sette volte presidente del Consìglio arriva ferma e chiara attraverso il cellulare: «Non possiamo mica stare a sindacare ogni atto del Presidente della Repubblica... Ma un po' d�tempo fa, in tv, mi chiesero che cosa pensavo d�Acga e delle voci intorno a una possibile grazia. Ricordo che al�lora risposi cosi: deve prima aiutarci a capire che cosa è successo davvero, chi ha com�plottato e chi voleva la morte del Papa. E lo dissi non perché a me piacciano gli spioni, si figuri, ma perché il fatto è troppo importan�te perché resti avvolto nell'om�bra». E questo è lo spirito col quale Giulio Andreotti accoglie la notizia dell'avvenuta grazia. Chi vuol capire, capisca: mentre assai meno obliquo è il pensiero successivo. «Adesso aggiunge bisogna accelerare la legge sul�l'amnistia, farla entro restate. Nelle carceri c'è una situazione dura, difficile. Dopo tanto parla�re, sarebbe davvero grave non farne nulla». E perché mai, senatore? «Perché se ne è discusso tanto e l'attesa ora è grande. Nelle carce�ri c'è una situazione pesante : sapesse quante lettere di detenu�ti ricevo da quando ho una rubrica in tv. Non fare la legge dopo averla quasi annunciata avrebbe, per i carcerati, addirit�tura il sapore della beffa». E crede che in una situazio�ne politica cos�deteriorata si possa trovare una maggio�ranza dei due terzi che dia il via all'amnistia? «Io spero di si. Del resto mi pare che le ultime proposte in mac�ina di falso in bilancio, per esem�pio, prevedano una depenalizza�zione di quei reato: quindi, se questo ora un problema o un ostacolo, ora non lo è più. Poi, guardi: la modifica costituzionale che fissò in due terzi la maggioranza necessaria per pro�cedere a un'amnistia la introdus�si io, all'epoca del mio ultimo governo, perché non si poteva andare avanti con un'amnistia all'anno. Ma ora �tempi per un provvedimento di clemenza mi sembrano maturi». In più, sostengono alcuni, è l'anno del Giubileo... «Questo non c'entra niente. An�che perché, se fosse questo il criterio, che significa, che dob�biamo aspettare il 2025 per un'altra amnistia?». Quindi l'amnistia si e la grazia ad Agca no? «Io non ho detto questo. La penso semplicemente come mi dicono che la pensi il giudice Antonio Marini: o cioè che, parti�to Agca, addio verità sull'attenta�to al Papa. Perché è del tutto evidente che lui se ne va senza aver chiarito, diciamo cosi, l'itinerario politico che lo ha condot�to a Roma». A cosa pensa? «Nel libro che ha scritto, è Agca stesso a liquidare la pista bulga�ra, che proprio lui, del resto, aveva tirato fuori. E dunque resta il mistero degli appoggi e delle coperture di cui ha potuto godere nella decina di capitali europeeioccate prima di giungere in italìa, per iscriversi all'uni�versità di Perugia, salvo poi cambiare idea. Chi lo ha aiutato e finanziato? Chi lo copriva? Insomma, resta il grande miste�ro sul mandante o sui mandanti dell'attentato al Papa. Senza con�lare che, forse, una certa perico�losità sociale Agca la mantie�ne...». Altre obiezioni al provvedi�mento di grazia? «Non sono obiezioni. Sono in parte constatazioni e in parte interrogativi. Per esempio, spe�ro e la cosa magari non è da escludere che qualcuno abbia raccolto da Agca, prima della sua partenza, notizie utili al disvelamento del giallo. Sarebbe importante, per dirne una, sape�re cos'erano o cosa sono questi lupi cri ci o l'ipotizzata loro sotto�specie. Sappiamo che Agca evase dal carcere turco nel quale era rinchiuso perché un agente di custodia gli diede la sua divisa, appartenendo allo stesso gruppo o setta cho sia. Mi pare un po' poco, no?». che la vicenda abbia troppi buchi neri Io sostengono quelli che hanno seguito o lavorato all'inchiesta. «Lo so. Io, per esempio, avevo molti meno dubbi sull intera sto�ria prima della lettura del libro di Agca. E' stato lui stesso, con quel che ha scrìtto, con quel che ha detto e soprattutto con ouello che non ha detto, a moltiplicare interrogativi e sospetti. Né mi pare, come qualcuno pure ha ipotizzato, che si possa prender interamente per buona la tesi di chi sostiene che la rete di aiuti e coperture di cui ha goduto Agca nel suo girovagare in Europa possa essere legata al traffico di droga. Questo può magari spiega�re il suo rapporto con un capo�scalo come Antonov, ma certo non basta a comprendere lutto il resto». Comunque, senatore, se Ac�ga non ha raccontato tutto aucl cho sa durante 19 anni i carcere, difficile immagi�nare cho potesse ripensarci ora, no? «Si, è possibile Resta il fatto, comunque, che cosi va vìa l'uni�co uomo che poteva svelare i misteri dell'attentalo al Papa A proposilo, ora sono io che chiedo una cosa a lei; ma dove va Agca, resta in Italia libero?». No, senatore: viene estrada�to in Turchia, dove torna in carcere per scontare una condanna por omicidio. A questo punto, attraverso la cornetta del telefono, giunge l'in�confondibile risata del senatore Giulio Andreotti: un ghigno, qua�si. «Ali. ah, ah... Un carcere turco, non mi dica. Mi sa che quella piovuta su Agca non è una grazia, ma una disgrazia...». «Ali Agca se n'è andato portandosi dietro i suoi misteri Era l'unico in grado di svelare la rete di coperture di cui ha goduto girovagando per mezza Europa» «Da quando ho una rubrica in Tv ricevo tante lettere dai detenuti Dopo averne parlato per mesi, sarebbe unabeffa non decidere un gesto di clemenza» «L'attentatore di Papa Wojtyla è già tornato in un carcere turco? Allora, su di lui non è piovuta la grazia ma la disgrazia» Qui sopra II noo ministro per la Giustizia Piero Fassino ~:ls|f Ha foto a destra il senatore a vita Giulio Andreotti Il pubblico ministero Antonio Marini: sostenne l'accusa al processo contro Ali Agca per l'attentato al pontefice in piazza San Pietro

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