Dialogo dell'amor platonico che non fa tredici

Dialogo dell'amor platonico che non fa tredici UN LUI TURISTA E UNA LEI ARCHITETTO IN VOLO TRA FILOSOFIA E SUPERSTIZIONE Dialogo dell'amor platonico che non fa tredici Achille Varzi, filosofo della Columbia University di New York, è uno del più brillanti giovani studiosi italiani. In coppia con Roberto Casati ha scritto un discusso saggio sulla «teoria dei buchi», elogiato da Umberto Eco. Questo dialogo, scritto da Varzi in collaborazione con il filosofo Luciano Coen, indaga sulla superstizione del numero 13, che fa scomparire da aerei e grattacieli In uso negli Stati Uniti le poltrone numero 13 e i piani numero 13. Perché? Se davvero siete superstiziosi la fila 13 «è» la 13 non importa cosa ci scrivete sopra. Il problema è allora tra le cose e il nome delle cose. Per esempio, il mitico asso dell'automobile Achille Varzi, antenato del nostro collaborato�re, avrebbe mai corso sulla vettura 13? E perché la targa dello sfortunato Paperino è 313? Luciano Coen Achille Varzi LO steward. Allacciare le cinture di sicurezza Lei (architetto). Buon�giorno, mi scusi, la scavalco per andare al mio posto. 14 K. Ecco, mi metto comoda. Lungo viaggio. Lui (turista). Già, lungo viaggio. Anche troppo lungo por i miei gusti: sono sempre un po' nervoso su questi aerei. Sara superstizione, ma almeno non siamo seduti nella fila tredici! Lei. Non vorrei metterla a disagio, ma questa è la fila tredici. Lui. Come? Non siamo alla quattordici? Lei. Quattordici è il numero scritto qui sopra. Ma guardi il numero della fila davanti a noi. Lui. Dodici! Siamo seduti nella fila dopo il dodici! Quindi siamo alla fila tredici anche se scrivono quattordici. Voglio cambiare. Lei. Se vuole cambiare signi�fica che lei è un platonista. Per lei i numeri esistono e sono quel che sono indipendente�mente da come li si chiami giusto? Lui. È vero, sono un platoni�sta, ma sono anche superstizio�so, E se questa è la fila dopo il dodici qualcosa mi dice che ci troviamo proprio nella fila in cui non vorrei essere, indipen�dentemente da come la chiami�no quelli della compagnia ae�rea. Anzi, mi sento ingannato: se non ora per lei avrei conti�nuato a pensare di essere tran�quillamente seduto nella fila quattordici. Lei. Tuttavia, anche se lei è una persona superstiziosa, non è dotto che debba preoccuparsi. Forse la fila tredici c'era, ma l'hanno tolta e hanno eliminato lo spazio tra la dodici e la quattordici. In un qualche han�gar di questa compagnia aerea hanno messo tutte le file tredici di tutti i loro aerei. Lui. Praticamente una sala cinematografica. Dubito che le compagnie aeree facciano tan�to per i loro clienti superstizio�si. Si limitano a sopprimere un numerale, credendo che questo basti a far sparire un numero. Una truffa filosofica. LeL In effetti. Mi stupisco che nessun passeggero si sia mai lamentato. Lui. Anche perché se vera�mente il problema era quello del nome, le compagnie aeree avrebbero potuto lasciare la fila tredici e scrivere «12bis», oppure soltanto «fila senza nu�mero». Mi pare che a New York molti grattacieli abbiano pro�prio un piano dodici bis, per lo stesso motivo. Lei. Guardi, sto andando in una metropoli dove si sta co�struendo il Palazzo Mondiale delle Culture, un grattacielo d�trecento piani. Lui. La nuova Torre di Babe�le. Lei. Non sa quanti problemi di questo tipo ci siamo trovati ad affrontare in fase di proget�tazione. Gli italiani non voglio�no il diciassettesimo piano, gli americani non vogliono il tredi�cesimo. Dobbiamo saltare il terzo, il settimo, il quarantotte�simo, e molti altri: ogni cultura ha i suoi numeri sfortunati. Ma non basta. Gli europei contano il piano terra come piano zero, per gli americani il piano terra e il primo. Quindi abbiamo dovuto saltare anche il sedicesi�mo, il dodicesimo, e via dicendo. Lui. Ma come avete fatto a «saltare» i piani? Fate solo finta, come le compagnie aereo? LeL No. Abbiamo fat�to un sondaggio e abbia�mo scoperto che il set�tanta per cento della polazione mondiale e platonista, come lei. Quindi alla fine li abbia�mo lasciati vuoti. Spazi aperti, buchi architetto�nici. Da lontano il Palaz�zo delle Culture sembre�rà un merletto. Presto verrà ribattezzato il Piz�zo della Superstizione. LuL Ammetto che es�sere superstizioso e pla�tonista a un tempo ha i suoi svantaggi. Forse è anche per questo che le superstizioni sono lega�te ai simboli più che alle cose. Insomma, questa conversazione mi ha re�so nervoso. Vediamo che cosa offre il pro�gramma musicale. Il Canto della Terra di Mahlor: bene, molto ri�posante. LeL Coincidenza sfortunata, se mi permette. Lei dimentica che per evitare la fine di quei compositori che erano P riusciti a vivere solo fino alla iVona sinfonia (Beethoven e Schubert, per esempio), Mahler aveva deciso che la sin�fonia dopo l'ottava si sarebbe chiamata il Canto della Terra. Naturalmente il trucco non fun�zionò e Mahler mori prima che l'opera potesse venir eseguita in pubblico, anche se nel frat�tempo si era affrettato a com�porre un'altra sinfonia e mezza. Lui. Quelle che oggi chiamia�mo la nona e la decima? Do�vremmo allora dire la decima e l'undicesima. Bene, ho impara�to che una buona superstizione non serve a nulla se non si fa attenzione anche alla metafisi�ca dei numeri. Ma dobbiamo ritenerci platonisti anche ri�guardo alle sinfonie? Lui: «Come? Non siamo allafìlal4Mei'.*l4è il numero scritto qui sopra. Ma guardi il numero della fila davanti ami». Lui: «12! Siamo seduti nella fila dopo il 12! Voglio cambiare». Lei: «Se vuole cambiare significa che lei è un platonista» P «Da lontano H Palazzo delle Culture sembrerà un merletto...». Disegno di Manco Pencoli

Luoghi citati: New York, Stati Uniti