Mancino: sì alla Costituente per le riforme di Ugo Magri

Mancino: s�alla Costituente per le riforme Mancino: s�alla Costituente per le riforme «Da varare nel2001, ma subito la legge elettorale» Ugo Magri ROMA Ieri è caduto uno dei «tabù» politici più longevi, quollo del�l'Assemblea Costituente. Perla prima volta nella storia della Repubblica, a sponsorizzarla non è stato un esponente deil'opposizione, bens�Nicola Mancino, presidente del Sena�to, personalità di spicco della maggioranza al governo, secon�da carica dello Stato dopo Ciam�pi. In un discorso a Perugia ha detto a chiare lettere che «forse è il caso di varare nella prossi�ma legislatura un'Assemblea costituente, non numerosa, che lavori ad importanti modi�fiche» in matena di federali�smo e di rapporti tra i due rami del Parlamento. «Sono sempre stato contrario a una Costituen�te», ha ammesso Mancino, «fi�no a quando non ho visto che il Parlamento non può o non intende fare certe cose», tipo la riduzione del numero dei suoi membri. Una situazione, ha aggiunto, che ha causato tra i cittadini «delusione, sconforto, sconcerto». In altri momenti, un'uscita cosi esplicita avrebbe scatena�to polemiche sopra le righe. Stavolta, invece, i no si conta�no sulle dita di una mano: Cossutta, Bertinotti, i Verdi (che considerano l'idea «perico�losa»), più La Malfa ostile al governo di unità nazionale «che una Costituente portereb�be con sé». Tutti gli altri si sono dichiarati in sintonia con Mancino. Oppure, hanno evita�to di bocciare apertamente l'idea che, non si sa mai, potreb�be tornar buona nella prossi�ma legislatura. Quindi si oscil�la tra il plauso entusiastico di Pierferdmando Casini (nei gior�ni scorsi il leader del Ccd aveva proposto qualcosa di molto si�mile) e il circospetto «valutere�mo con attenzione» del diessi�no Angius. «Come non si può essere d'accordo con Manci�no», s'interroga il capogruppo Ds al Senato, «sul fatto che le riforme sono quantomai neces�sarie dopo vent'anni che se ne parla?». Discutiamone, dun�que, purché non si tocchino i principi sacri e inviolabili rac�chiusi nella prima parte della Costituzione. E soprattutto, av�verte Angius, senza che questa discussione «costituisca prete�sto per non modificare la legge elettorale attuale». Identica obiezione è stata sollevata, in termini assai ri�spettosi, dal socialista Boselli e dal popolare Castagnetti: come la mettiamo, hanno chiesto a Mancino, con l'iniziativa di riforma elettorale sponsorizza�ta dal vertice massimo della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi? Non più tardi di saba�to scorso il Capo dello Stato aveva esercitato tutta la sua moral suasion nei confronti di Silvio Berlusconi, ospitato nel�la tenuta presidenziale di Ca�stel Porziano con moglie e figli. Fonti vicine al Quirinale so�stengono che l'incontro «è an�dato bene», il Cavaliere è parso più disponibile a trattare di quanto pubblicamente non di�ca. Restano grossi ostacoli sul�la via di una nuova legge eletto�rale (Berlusconi ad esempio non vuole toccare la mappa dei collegi altrimenti, avverte, non se ne fa nulla), ma Ciampi nutre molte speranze. E si attende che il centrosinistra arrivi a formulare una sua proposta unitaria già la prossi�ma settimana, sulla base di un testo cui stanno lavorando Franceschini e Villone, consi�gliati da due uomini vicinissi�mi al Colle, come Manzella e Meccanico. Perché aggiungere, con la proposta di Costituente, dell'altra carne al fuoco? Lo stesso Mancino ha perce�pito l'insidia. E in una successi�va dichiarazione ha subito fat�to capire di non volersi mette�re di traverso: l'idea di Costi�tuente non vale per questa ma per la prossima legislatura. «L'attuale Parlamento», ha chiarito il presidente del Sena�to, ipuò e deve approvare la legge elettorale, la sfiducia co�struttiva e il federalismo». Dun�que, la sua proposta e quella di Ciampi possono andare a brac�cetto. Anzi, argomenta il socia�lista Boselli, se si creassero le condizioni per un'intesa sulla legge elettorale, si potrebbe spianare la strada all'accordo pure sull'Assemblea costituen�te. Nessuna di tali preoccupa�zioni affiora nel centrodestra. Tra le file del Polo, l'intesa sulla legge elettorale appare al momento come un'ipotesi re�mota, puramente teorica. Né ci si preoccupa che la futura As�semblea possa scardinare la prima parte della Costituente cui un «grande vecchio» come Paolo Emilio Taviani si sente legalo. Perciò gli azzurri Pisanu e La Loggia condividono senza riserve le parole di Man�cino. E con eguale entusiasmo le solloscrive Antonio Di Pie�tro: «Se l'Assemblea costituen�te rappresenta l'unico strumen�to concreto per fare le rifor�me», dice l'ex pm, «ben venga. Mancino è uno che ha il corag�gio di dire quello che pensa». «Mi sono convinto il Parlamento non intende fare certe cose...»

Luoghi citati: La Loggia, Perugia, Pisa, Roma