Ma si può ripetere il «miracolo del '47»?

Ma si può ripetere il «miracolo del '47»? Dopo la Liberazione, in pochi mesi di «concordia quasi irreale» nacque la Costituzione Ma si può ripetere il «miracolo del '47»? Pierluigi Ballista D ICONO che per realizzare una nuova Costituente ci vor�rebbe un miracolo. Ma l'argomen�to del miracolo è un grande boome;: quale miracolo più grande prima e unica Assemblea Costituente che si cimentava nella redazione della Carta fondamenta�le della nuova Italia mentre, nel '47, il fronte politico si spaccava, l'unità della Resistenza si disinte�grava, cominciava la guerra fred�da, l'Italia si divideva in due eserci�ti contrapposti? Dicono che d vor�rebbe la benedizione divina per raccogliere in una nuova Costi�tuente la babele dei nuovi partitini, la litigiosità di fazioni die non sanno metterei d'accodo nemme�no sullo scorporo, la polvere di leadership che non esistano più. di schieramenti acefali, di rancori inestinguibili. Eppure, i 556 padri costituenti, nell Italia massucrata dalla guerra, d misero pochissi�mo, soltanto diciolto mesi, a redi�gere un testo che insomma, sarà pure criticabilissimo, ma qualche lustro l'ha retto. E nemmeno tanto male. Erano 556, appunto. Distribuiti secondo l'equilibrio politico sanci�to nelle elezioni del 2 giugno '46: De al 35,2 per cento, Psiup al 20,7, Pd 18,9 e oasi via. Il clima che si respira, ricorda lo storico Silvio Lanaro, è di «concordia quasi irrea�le». Tra i padri costituenti si ritro�vano Farri e Nanni, Togliatti e Lussu, Gronchi e La Malfa, Basso e Dossetti, Pertini e Boldrini. L'As�semblea Costituente, investita del�la missione di ridisegnare i contor�ni istituzionali e i principi essen�ziali dell'Italia repubblicana, no�mina subito il presidente dei lavo�ri, Giuseppe Saragat. Si ritrova pure a eleggere Enrico De Nicola come primo capo dello Stato re�pubblicano. E poi dopo nemmeno un mese, vengono designati oon rigido criterio proporzionale i 75 membri di una Commissione di 75 componenti, guidata da Meticcio Ruini, che devono elaborare e sot�toporre al giudizio dell'Assemblea plenaria la stesura provvisoria del�la nuova carta costituzionale. Tut�to con una rapidità sorprendente, senza tanti arzigogoli su codicilli e Maltarellum, quote e diritti di tribuna. Certo, i lavori della Commissio�ne non possono non diventare l'arena in cui i giuristi possano mettere in mostra il loro valore. Viene nominato ad hoc un altro organismo ristretto, il Comitato dei dicioito, in cui il testo viene limato, corretto, glossato e restitui�to al giudizio dd colleghi costituen�ti e in cui i Piero Calamandrei e i Costantino Mortati, i Renzo Leeo�ni e i Paolo Rossi si cimentano in un braccio di ferro giocato con abilità e dottrina. Ma niente lun�gaggini, bizantinismi, dottrinari�smi freddi, ostruzionismi accade�mici. Già nel marzo del '47, proirio mentre si sta preparando la 'rallura che porterà De Gasperi a estromettere la sinistra dal gover�no mandando in pezzi l'unità cciellenislica». l'Assemblea comincia a discutere il testo redatto dalla Commissione. Certo, d saranno scontri durissimi, a cominciare dalla spaccatura sull'articolo 7 che costituzionalizzava i Patti Lateranensi tra il Vaticano e l'Italia di Mussolini Certo, ci saranno mugugni, perplessità, scontri. Cer�to, si farà sentire fortissima l'ispi�razione di un compromesso tra la cultura cattolica e quella comuni�sta permettendo che nella prima parte della Carta si abbondasse, come ebbe amaramente a dire lo stesso Piero Calamandrei, in arti�coli e norme che somigliavano piuttosto a «precetti morali, defini�zioni velleitarie, programmi, pro�positi, magari manifesti elettorali, magari sermoni». Certo, sull'istituto del referen�dum, sulla scuola, sulle Regioni risulta diffìcile e impervia la stra�da maestra del compromesso. Ma quello che conta è che la discussio�ne comincia a marzo e alla fine del '47 l'Italia ha una nuova Costitu�zione che entra in funzione il primo giorno di ouol '48 ricordato per la durezza dello scontro che oppose le forze della democrazia occidentale a quelle della sinistra socialista e comunista. Un miracolo di rapidità e di efficienza? Forse, più semplice�mente, la sensazione urgente di un nuovo inizio. La percezione netta che l'Italia aveva vissuto ima discontinuità cosi radicale da rendere immediato il lavoro di ricostruzione di un edificio istitu�zionale distrutto, di un Paese trau�matizzato dalla disfatta delle guer�ra, stordito da vent'anni di regime fascista oramai dissoltosi nel «cu�po tramonto» di Salò. E oggi? I reiterati appelli a una nuova Costi�tuente non cadono su un terreno emotivamente cosi coinvolto dalla necessità di un «nuovo inizio». Il primo che ne parto nd 1991, l'allo�ra capo dello Stato Francesco Cos�siga, ebbi; accoglienze ora indiffe�renti, ora iraconde. Poi è arrivata la sberta di Tangentopoli, il collas�so del sistema poUtico. la nasata di forze politiche che non hanno nella Costituzione la loro religione civili;, l'inizio della cosiddetta Se�conda Repubblica. Ma sull'Assem�blea Costituente molti discorsi, e poco costrutto. Con la Commissio�ne bicamerale si creò una specie di surrogato di Costituente. Ma nean�che quella funzionò. Oggi molti temono la nascita di una terza Camera. Ci vorrebbe un miracolo. Ma ora già arrivato poco più di cinquant anni fa. Con la Costitui�te, ma quella «vera». La prima seduta dell'Assemblea Cottltuente

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