La scrittura purifica la cronaca tra ragazze guerriere e incubi del traffico
La scrittura purifica la cronaca tra ragazze guerriere e incubi del traffico La scrittura purifica la cronaca tra ragazze guerriere e incubi del traffico IgorMan IL 16 di luglio del 1950 volavo verso New York. Era il viaggio inaugurale della Lai ed ebbi la fortuna di stare accanto a Eugenio Montale. Di quell'incontro colPoeta ricordo (soprattutto) queste pre�cise parole: «La cronaca è il primo gradino che attraverso la verità conduco alla poesia». Al Foghér di Cortina, in una sera doll'invemo del '66, Paolo Monelli e Pabnina avevano invitato Suzzati, mia mo�glie ed io. «... qualche critico storce U muso perché, dice, non pochi racconti di Buzzati, die poi sarei io, son tratti dalla cronaca. Bei somari: come se fosse facile far letteratura, e di quella buona, partendo da un "fatto vero*, un fattaccio, magari, di cronaca. So�mari; partire dalla cronaca, dal vero, e molto più diffidle che inventare». Cos�parlò Buzzati. La sentenza di Montale e lo sfogo di Buzzati mi son tornati in testa leggendo un libro avvincente. L'ha scritto un giovine giornalista de La Stampa, Carlo Grande, si intitola ! cattivi elementi. Sul ri�svolto di copertina è scritto che son quattro storie «di acqua, di aria, di fuoco e di terra»; una ragazza va via di casa per correre l'utopia ecologica di Greenpeace un bambino si ribella alla puzza del suo quartiere la lotu. di un insegnante contro gli incubi del traffico la resistenza di una vecchia contadina, superstite del Vajont. Il nostro Grande, dunque, rac�conta fatti di cronaca; compie doè «un esercizio di scrittura» tra i più diffidli. Passa per una cruna ideo�logicamente immensa, letteraria�mente stretta e dura. L'attraversa, codesta cruna, in forza non soltan�to d'un robusto talento narrativo quanto in virtù di quel candore magico ch'è solo dei f annulli quan�do si raccontano con assoluta sin�cerità, ignari di sfiorar spesso la Poesia. Prego il lettore di seguir�mi: un cronista, ch'è poi l'autore, assiste a un veloce assassinio. Banale nella sua terribile rapidità. Con un colpo di cric il Caimano fa fuori Zenobio; e il cronista raccon�ta. «Il primo solo della giornata gettava sulla scena una luce radio�sa. Bucai la folla ed entrai nel bar deserto. Appoggiato al muro, com�posi tremando il numero del gior�nale; 'Un camionista ha picchiato un fioraio, interessa?". Capirai' rispose Michele. 'Facciamo anche la nera, adesso?*. 'Ma è morto'. [...| Madido di sudore, corcavo l'attacco del pezzo; 'Ambulante massacrato da camionista acceca�to...'. No, cos�fa rima. 'Dramma della follia [...| per futili motivi...*. Alzai gli occhi, era tutto bell'e stampato sul soffitto; 'Non il pu�gnale arma della passione, non rattizzatolo, principe dei gialli, non la pistola, arma dei delinquen�ti professionali. Ma il blockster, simbolo dell'alienazione urbana, bacchetta magica del parricida Muso per ottenere la Delta integra�le... Il bloccasterzo... ultimo oaluardo deUe nostre auto, dell'autòs, di noi stessi..* ma cosa diavo�lo dico? Questo me lo tagliano di sicuro. Ordinai un caffi, dettai trema righe e riagganciai. I barel�lieri s'erano fatti largo a spalloni, il barista lavava con uno straccio la grande macchia scura. Lo spet�tacolo era finito, salii in casa. Mi sentivo tranquillo e disteso, come un grande fiume dopo la stagione delle piogge. Buono come un orti�ca in fiore, che non punge più». E allora? Cos'è tutto questo? È semplicemente e puramente «ne�ra» trasformata in buona letteratu�ra. A leggere questo libro di Gran�de si fa presto, ma posso immagi�nare quanta fatica gli sia costata l'impresa. Andie il Vecchio Croni�sta ha pubblicato un libro di «cro�nache con forma di racconto», ed ò stata una beila sofferenza, una fatica santa ma vera. Certo, poi. dopo, ci si sente puliti dentro, liberati dal «fatto» ma qualcosa ti rimane addosso di quel fattaccio, della fatica sofforta por raccontar�lo. Trasfigurandolo. Senza, tutta�via, tradire la verità. Ma non c'è solo il filo invisibile e tenero della poesia a cucire le quattro storie di questo libro cos�felicemente diver�so da tonti altri. C'è andie l'ironia amara di chi si rende conto di vivere, oggi, sul predpizio di quel�la che futa nostra Storia (o Cultu�ra) sicché cita Morinett�e strizza l'occhio a un nuovo Manifesto, quello della giovinezza: una giovi�nezza smogata ma tenace come e più di una capra decisa a brucare proprio quel poco d'eri» verde sopravvissuto all'insulto sistema�tico del «progresso». Quando, a lettura finita, ho chiuso questo bel libro insolito di Grande, mi son sorpreso a dire, piano, a me stesso: finché esisterà un filo d'erba, l'uomo potrà salvar�si. Fuor di metafora: libri cos�ti riconciliano con la letteratura. Con tanti saluti ai cannibali: vec�chi e nuovi. Cario Grande I cattivi elementi. Storie di icqua. di aria, di fuoco e di taira Femandel Z 55 pagine. 20 m/Za/if e
Persone citate: Buzzati, Carlo Grande, Eugenio Montale, Montale, Paolo Monelli, Senza
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