Così si suicida una classe dirigente

Cos�si suicida una classe dirigente Veleni e rancori deli antifescisti vinti: nell'indaine di Tasca un'analogia con la sinistra d'oggi in crisi �d Cos�si suicida una classe dirigente Giovanni De Luna LA sconfitta politica è sempre difficile da metabolizzare. Più è vistosa, più i suoi effetti durano a lungo, trascinandosi una scia di recriminazioni, rancori per�sonali, scissioni organizzative e, insieme, un pauroso senso di impo�tenza. I venti di disgregazione che scuotono oggi la sinistra italiana che si confronta con la «sconfitta annunciata» delle prossime elezio�ni politiche offrono una conferma probante di questa realtà. C'è stato di peggio, comunque, nella nostra storia. Nessun paragone è possibi�le, ad esempio, con le reazioni che segnarono lo schieramento antifa�scista dopo la disfatta quella si, catastrofica s definitiva del bien�nio 1922-1924. Ad offrircene una disanima punluale e impietosa fu per primo Angelo Tasca, una figura ancora assente nel piccolo pantheon che la sinistra italiana tenta faticosa�mente di ricostruire per dare un senso alla propria identità e alla propria storia; troppo tormentato il suo percórso biografico (fondato�re del Pei, protagonista di aspre battaglie contro Bordiga, contro Stalin contro Togliatti, espulso nel 1929, dopo il 1940 coinvolto nell'at�tività collaborazionista del regime filofascista di Vichy); troppi episo�di controversi nel suo passalo (il riscatto nelle file della Resistenza belga); ancora bruciante il ricordo del suo rigido anticomunismo che lo portò, in piena guerra fredda, a proporsi conio un implacabile ne�mico del gruppo dirigente del Pei loglialliano. Eppure, nella prefazione alla prima edizione italiana del suo capolavoro, Wascita e awento del fascismo. La Nuova Italia, 1950), Tasca aveva proposto con nitida chiarezza un album di famiglia rispettabile, drasticamente sottrai�lo all'abbraccio mortale con lo stalinismo e con la plumbea orto�dossia di marca sovietica. Per Ta�sca, il Pei aveva sacrificalo i fer�menti più vivi, libertari, federali�sti e antistatali del socialismo italiano, quelli definitisi intorno a Gramsci (il nesso irriducibile tra marxismo e liberazione), Gobetti (la morale della libertà), Kosselli, (la necessità di fare dell'antifasci�smo quello che Mazzini riusci a fare dell'unità italiana), Salvemini (il concretismo riformista). Si trat�tava di ripartire da quei nomi e da quelle posizioni per costruirsi per�corsi e identità alternative. Proprio a Nascita e avmifo del fascismo è legato un piccolo miste�ro storiografico che sta per essere finalmente risolto. Il libro nel suo jenere ormai un classico fu pubilicato nel 1938, prima in Cecoslo�vacchia e Inghilterra, poi in Francia. In Italia, dopo quella del 1950, ne usc�un'altra edizione, nel 1965, questa volta da Laterza. Fu omes�sa, però, per un discutibile suggeri�mento di Renzo De Felice, la prefa�zione del 1950, amputando cosi l'opera di un documento essenzia�le per comprendere la passione civile e il rigore storiografico che Tasca aveva profuso nel libro. Quella stessa prefazione è siala invece opportunamente ripristina�ta nell'ultima edizione, quella del 1995, curala e inUxHlolta con gran�de efficacia inlepretaliva da Sergio Soave. Ed è lo slesso Soave, in un'av�vertenza iniziale, a segnalare que�sta sorta di «giallo»; «Nel riesami�nare la documentazione che aveva salvalo miracolosamente dalla di�struzione della guerra, (Tasca) si imbattè nelle trascrizioni quasi stenografiche dei colloqui da lui avuti con molli testimoni eccellen�ti. Li trovò a distanza di tempo tanto interessanti da pensare di presentarli integralmente ùi una sorta di II volume dell'opera che l'editore si impegnò a pubblicare a parte, nel corso dello slesso anno. Ma il volume tanto atteso non vide la luce. Che cosa era accaduto? II termine più approprialo è miste�ro». In realtà, ci si era convinti che ouelle trascrizioni fossero andate definitivamente perdute. Il «mistero» invece sta per esse�re finalmente svelato in un'altra edizione del Ubro che, sempre per La Nuova Italia, sta preparando David Bidussa. Lo slesso Bidussa, infatti, nelle «carte Tasca» conser�vale alia Fondazione Feltrinelli ha ritrovalo i resoconti scrini a mano con nitida grafia da Tasca di quelle interviste e si appresta a pubblicarle. Tra il 1934 e il 1936, mentre uno dopo l'altro allineava i tasselli della sua ricostruzione. Ta�sca, incontrò Nilli, Cianca, Modi�gliani, Buozzi, Rosselli, Nello Baldi�ni, Lussu, Campolonghi, insomma lutti i principali esponenti dell'an�tifascismo italiano non comunista. Quei colloqui verranno ora offerti in versione integrale agli studiosi italiani. E certamente aiuteranno a capire meglio il modo con cui Tasca si è districato tra le sue fonti. Ma non s�tratta solo di questo: a rileggere quelle note si avverte come un senso di slraniamento legato proprio alle considerazioni iniziali sul a triste sorte che spetta ai vinti. Il libro di Tasca getta infatti una luce impietosa sugli effetti devasuml�che può avere una sconfitta politica. E' come se in dù ha jjerso l'amarezza s�coniu�ghi con una sorta di balbettìo intellettuale, l'impotenza con un rassegnato sbalordimento. Quan�do Tasca intervisui i suoi lestimoni, sono passati ormai più di dieci anni dalla vittoria del fascismo. Eppure, Nilli (soprattutto) ma an�che Buozzi, Modigliani, Baldini, sembrano non aver ancora acquisi�to nessuna forma di consapevolez�za nei confronti degli eventi tragici e grandiosi di cui sono siati prota�gonisti. Il loro racconto è fitto d�aneddoti, una sequenza in cui tul�io è casuale, con ampio spazio ai pettegolezzi sulla rivalità tra Nini e Giolitti (Buozzi; «Gìolìiti aveva messo in giro la voce che Nilli aveva guadagnalo 100 milioni col�le banche... Nini aveva fatto sorve�gliare gli acquisiti in borsa di Gìolìiti...»), sui reiroscena pecunia�ri dell'avversione d�D'Annunzio contro il «Cagoia» Nilli («nel giu�gno 1919, D'Annunzio chiese tre milioni per organizzare un raid aereo su Tokio, che Nitti rifiutò»), sul doppio gioco del Duca d'Aosta (Nilli; «era sotto l'influenza di un certo Sinigaglìa, amante di sua moglie, che durante la guerra era imboscato come chauffeur»), sulla superiicialìlà di Giovanni Amendo�la («non c'è da spaventarsi. Musso�lini s�coslìtuzìonalizzerà»). La stessa «marcia su Roma» (Modigliani: «Mussolini sarebbe stato spinto alla marcia su Roma a calci in culo. Ci sono degli articoli di R. Forges Davanzali scrini un anno dopo da cui que�sto risulta chiaramente»; Nilli: «1 quadrumviri fecero la marcia su Roma contro la volontà di Musso�lini»! assume i contomi di una grottesca casualità. In compenso, si aprono spiragli significativi sul complesso lavorio di personaggi sconosciuti, o quasi, (l'imprendiUire Brambilla, Pinzi, SciJTGiorgini, RomanoAvezzana...), interme�diari improvvisali che trattava�no con Nilli, con Salandra, con Mussolini, fuori da ogni mandalo istituzionale, «mediatori» e sensa li che si accampavano nei territo�ri lasciali liberi dalla decomposi�zione delle istituzioni rappresen�tative dello Slato liberale. La sensazione insomma è che, più che illuminarci sulle ragioni del�la vittoria del fascismo, queste pagine inedile ci restituiranno il ritratto del fallimento di un'inte�ra classe dirigente, di un'Italia liberale precipitata nella sconfit�ta senza rendersene conto cosi da trasmetterne come unica chiave interpretativa quella delPnvettiva e della recriminazione. Una delle carte di Angelo Tasca consultate da David Bidussa; in alto Benito Mussolini entra in Roma alla testa dei quadrumviri il 28 onobre 1922 Angelo Tasca, tra i fondatori del settimanale L'Ordine nuovo (con Gramsci, Terracini. Togliatti) e del Partito comunista. Nato nel! 892 a Moretta (Cuneo), mori nel 1960 a Parigi. Dopo l'avvento del fascismo emigrò in Francia, quindi fu espulso dal partito per contrasti con Stalin. Dopo avere per brevt tempo appoggiato il regime di Vkhy. entrò nella Resistenza belga. Nel dopoguerra avversò la linea politica del gruppo dirigente togliattiano. A una nuova edizione del suo Nascita e avvento del fascismo sta ora lavorando David Bldussa