Il grande burattinaio di Damasco di Igor Man

Il grande burattinaio di Damasco Il grande burattinaio di Damasco Un realista astuto e spietato che usò il terrorismo personaggio Igor Man E adesso? L'unica cosa cer�ta è che gli faranno un gran funerale; per il re�sto: Allah'alam, Dio solo lo sa. «Senza l'Egitto non si fa la guerra, senza la Siria non si fa la pace»: il famoso adagio della diplomazia me�diorientale sino a 48 ore fa sembrava più attuale che mai: sapevamo che Assad, in�calzato da un conto alla rove�scia senza mise�ricordia, lavo�rava senza po�sa, più non ba�dando ai medi�ci, affinché do�po di lui Bashir, suo figlio, gli succedesse automatica�mente, come avviene (anzi: avveniva) nelle monarchie arabe. Ancorché devastato fisicamente da un funesto cocktail di malanni (antichi, recenti), il Leone di Dama�sco conservava intatta la sua proverbia�le lucidità, so�rella d'una in�telligenza non comune: «E' un vero uomo di stato», .511^, .di lui{...iK»8S»ngpr che, a quanto ci risulta, non hatmai cambia�to parere. La bozza di pace con Israele fati�cosamente ar�rangiata quan�do ancora a Gerusalemme regnava Rabin e recentemen�te tradotta in termini più concreti con la copertura della nuova leadership (mo�derata) iraniana e grazie alla spinta di Clinton (carsica�mente aiutato da un sempre più incisivo contributo della Francia), sembravano garan�tire ad Assad una uscita di scena in consonanza con l'alta considerazione che il duce siriano ha sempre avu�to di se slesso. Egli era consapevole che da relativa la sua inferiorità bellica ri�spetto a Israele s'era fatta abissale. E questo perché la fine deU'Urai aveva aperto un incolmabile buco nero nel destino della Siria, confi�nandola nel limbo della pre�carietà. E tuttavia, Bashir avrebbe potuto chiudere la partita con Israele con non AsterminòPappogg«un soverchia difficoltà. Uscen�done bene. Egli, infatti, pote�va giuocare sul tavolo della trattativa finale una carta chiamata Libano. Un Libano morganaticamente retto da Assad in persona (nelle ulti�me settimane il Leone di Damasco lo aveva affidato proprio al figlio), dove i guerriglieri di Hezbollah, il partito di Dio, logoravano giorno dopo giorno non sol�tanto Thasl, ma altres�i nervi d'una opinione pubbli�ca, quella di Israele, dove il movimento delle «quattro madri» premeva da vent'anni sul govemo perché i ragaz�zi tornassero a casa. Israele è una forte potenza atomica, un paese d'alta tecnologia ma territorialmente è un paese piccolo dove ogni sol�datino morto ha nome, co�gnome e indirizzo. Come sappiamo, hanno vinto le madri e quello che rischiava di diventare (a tutto vantag�gio della Siria) il Vietnam israeliano è stato sgombera�ta in fretta e furia e senza traumi. Un ritiro b'.indato, si disse subito e infatti i guerri�glieri di Hezbollah non han più toccato l'Alta Galilea, sicché la situazione è rima�sta sotto controllo, come usa dire. Ma di chi? Teoricamen�te della Siria che tiene nel paese dei cedri ben 35 mila uomini e condiziona il gover�no di Beirut. Epperò il ritiro fulmineo di Israele dal Liba�no ha sparigliato la partita che Bashir si apprestava a giuocare (queste, almeno, sembravano essere le inten�zioni dell'agonizzante ma lu�cido Assad) su di un tavolo che non c'è più: il Libano) giustappunto. Meglio: il Libano cosi com'era prima del ritiro lampo ordinato da Ba�rak. Di più: non risulta che Assad sia riuscito a creare per il figlio nominata colon�nella con decreto paterna, una sponda nell'esercito o rimane un mistero l'effettiva natura del rapporto fra l'oculista mancalo (Bashir, appunto) chiamalo dall'oggi ai domani a sostituire il carismatico fratello EMasal, morta in un banale inciden�te d'auto, e il potente quanto intelligente Faruk al Shara, ministro degli Esteri molto coriacea, catafratto nel suo odio verso Israele; un odio fallo anche di repulsa fisica, una sorla di intossicazione esistenziale. Il figlio del cuore di Assad, l'amatissimo Basai chiama�to al riposo eterno sei anni fa, aveva buoni agganci nel�le forzo armate e nel parlilo unico, il Baas, e veramente era un duro, tanto da riusci�re a mettere al passo l'inquie�tante fratello di Assad, quo) Kifaal forocemenlo dietro le quinto in attesa spasmodica di rientrare in scena. Il suc�cessore designalo, ancorché incensalo dal Gran Muft�di Damasco, e financo celebra�lo in canzoni militari ed esaltato da oanzonettari di regime, rimane pur sempre un oculista mancato, un ap�passionalo di filosofia e di rose da giardino. «Dubito che Bashir abbia in sé quelle doti cho possano assicurar�gli la sopravvivenza», dice Kon Tira che noli'Intelligen�ce israeliano curava il dos�sier-Siria. «Non è come Uday, il figlio di Saddam Hussein che prima del bre�akfast fa fuori qualcuno». Certamente il successore sa�rà eletto con un volo bulga�ra: due are dopo la morte di Assad i! Parlamento siriano ha volalo una modifica alla Costituzione che abbassa l'età minima per accedere al vertice dello Stato du 40 a 3-1 anni (Bashir ne ha 35, di annil. Ma lo scenario prepa�ralo con meticolosa cura da Assad, dopo il ritiro di Barak dal Libano ha un ultimò atto ancora tutto da inventare. E i tempi in Medio Oriente sono cambiati. Il 13 dicembre del 1971. agli utto stro re Assad ora un uomo allegro, grassottello, la sua non cer�to elegante figura emanava sicurezza e straripava da lui un acuto status autoreferen�ziale. Mi disse: «La Siria Intende svolgere presso gli arabi il ruolo che fu del Piemonte in Italia». «Noi siamo diversi dagli altri pae�si arabi concluse cosi l'in�tervista -, ma lutto ciò ch'c arabo è nostro. La chiavo d'ogni soluzione è nelle no�stro mani". Quello mani, un tempo forti e avvolgenti nel salutare l'ospite, ora son tornato per sempre laggiù dove c'è luce solamente per i morii. Ed invero questo è un momento buio in Medio Oriento. Epperò non pochi anni di frequentazione del Vicino Levante ci hanno in�sognalo che non sempre quel che appare corrispondo alla realtà, laggiù. Sicché sululando per l'uliima volta con l'onore dello armi colui che enfaticamente qualcuno defin�«il Bismarck del Me�dio Oriente»: ricordando l'implacabile sterminatore degli integralisti musulmani (ne ammazzò ventimila ad Hamn nel 1980); non dim è n t i e a n d o l'ambiguità del�lo slulisla cini�co manipolato�re di terroristi infami (Abu Ni�dal, Carlos), vorremmo az�zardare cho l'ex spericolato pilota da caccia istruita in Urss ma alfascinaio da Cavour, non è Impossibile che abbia già scritto l'ultimo atto del co�pione. Forse ò già nel casset�to del suo erede. So cosi fosse e lo sapremo forse presto -, sarà vero finalmen�te che la pace verrà, grazio a quella Siria che ieri Assad ha fisicamente abbandonalo una volta per tutte. Ma se è vero che senza la Siria non si può faro la pace è anche vero che, oggi, lo chiavi della paco sono nella soluzione della tragedia palestinese. E quella chiave lu tiene Barak. 11 destina è un regista iranico: il Leone di Damasco è morto proprio nel giorno in cui, trent'anni fa. gli israeliani conquistarono di slancio il Golan, Recita il Corano: «Poi, dopo quell'im�menso dolore, Dio ti diede un sorso di tranquillità» (Ili, 154). «Noi siamo diversi dagli altri Paesi arabi, ma tutto ciò che è arabo è nostro La Siria vuole svolgere lo, stesso jruplo che fu del Piemonte nella storia italiana» Aveva 69 anni, nell'80 sterminò ventimila integralisti Presso di lui trovarono appoggio Abu Nidal e Carlos MapeyKissinger nonostante tutto era «un vero uomo di Stato» Una recente Immagine del dittatore siriano Assad, da tempo era gravemenu malato