Tra sesso e denaro, com'è inedita la New York di Singer
Tra sesso e denaro, com'è inedita la New York di Singer Tra sesso e denaro, com'è inedita la New York di Singer RECENSIONE Claudio ' Gorlier MOLTI anni or sono, nel corso di una amabile e divertente conversazio�ne, Isaac Bashevis Sin�ger, fresco di Premio Nobel, mi rivelò la sua scarsa simpatia per New York, città in cui viveva ormai dal '35. «A New York», mi disse, «ci si vede soltanto per parlare di sesso o di denaro». Sta di fallo che per quasi tutta la vita Singer scrisse coerentemenie in jiddish (mi scuso ancora con il lettore per la mia pignoleria. Yiddish è grafia inglese o france�se per convenienza fonetica, ma la parola deriva dal tedesco judisch, e si tratta di una lingua alto-tedesca); ambientò i roman�zi e racconti divenuti giustamen�te classici nelle piccole comunità ebraiche shtetl della sua Polo�nia o a Varsavia e a Lublino. Proprio quando Singer mi esprimeva il suo ironico dislacco da New York aveva già pubblica�lo sulla rivistajf'iddwn americana «Forward--) (Avanti) a puntale un romanzo ambientalo a New York, questo Ombre sull'Hudson lascialo incompiuto, rimesso in�sieme da due redattori editoriali, tradotto in inglese da un professo�re dell'Università di Johanne�sburg, mentre il più illustre tra�duttore di Singer rimane Saul Bellow, suo dichiaralo discepolo, e ora, in italiano da Mario Biondi con la consueta finezza. Ma che travaglio. Cosi, l'autore di La famiglia Moskat e di II mago di Lublino si cimenta con la metropoli ameri�cana, proprio nel segno di ciò che mi aveva scherzosamenie dichia�ralo: Ombre sull'Hudson è riRECENCla' Gocolmo di sesso, e vi conta parecchio il de�naro. Nella folla di personaggi, tutti ebrei che vivono a New York in misura maggiore o minore rimpiangendo la pa�tria perduta, sia essa la Polonia o la Germania, spicca Hertz Grein, padre di due figli, marito di una santa donna, Leali, con una prima amante, Esther, per passare poi a un'altra donna, Anna, moglie di un amico, Slanislaw Luria (nome di un celebralo cabalisial. Quando Luria muore di infar�lo, Grein, che pure si sente pro�fondamente legalo alla moglie, peraltro lasciala per Anna, amma�latosi di cancro, piomba in una cupa forma di disperazione, che si illude di esorcizzare con tutta una serie di esperienze erotiche. Gli pare di essere un assassino, e alla fine emigra in Israele, in un kibbutz dove non cessa la sua inquietudine. Nella lettera al�l'amico Moshe Gombiner, rima�sto a New York, ebreo viennese scampalo a Hitler, che chiude il libro, sostiene che «qui gli ebrei sono profondamente agitati di non poter imitare i gemili ancora più da vicino di quanto già non facciano». Peggio ancora: Grein, da buon «assimilazionisla», con�fessa che a forza di riflettere gli viene in mente che «la Torah e SIONE dio er un'opera dell'imma�ginazione e che Mese non è stalo sul Monte Sinai...». Ombre sull'Hud�son è gremito di per�sonaggi che appaiono e ricompaiono, ritrai�ti con singolare, vivi�da intensità e protagonisti di contraddizioni e paradossi: uno ha riaccolto la moglie che lo aveva lascialo per un nazista, un altro, pittore affermato, anche lui sopravvissuto all'Olocausto, si interroga su Dio, un Essere che si prega anche «se della sua esistenza non vi era assolutamen�te alcuna prova... Lui, il geloso e vendicativo Dio, dov'era Lui ades�so che America, Inghilterra e Russia stavano ricostruendo la Germania?». L'atteggiamento iconoclasta del pittore riflelle quello, ben nolo, di Singer, ma esistono qui anche personaggi che credono nel bene in senso tradizionale. Eccone uno che grida la sua professione di fede: «Quand'an�che dovessi arrivare nel Mondo a Venire e vedere con i miei occhi che Hitler siede in Paradiso, men�tre la Fonte di Ogni Saggezza arde nella Geenna, muoia il pen�siero, griderei ancora con Gere�mia che "il male non viene dal Signore"». L'America predica il mito del successo, e bisogna adeguarsi: ecco l'importanza del denaro. Forse che Grein non fa il «bro�ker», da buon americano? Ma le ombre gravano, e naturalmente quella più cupa, incancellabile, rimane il ricordo dell'Olocauslo. Ogni discussione, ogni interroga�tivo, riconduce a una memoria piena di angoscia. Ombre sull'Hu�dson è permealo di riferimenti biblici o profetici, indispensabili e inevitabili. Altre ombre si ag�giungono, per ebrei che provengo�no dall'Est europeo: la più ingom�brante e urgente, quella di Stalin. L'America non può consolare, non può dare ia pace. Un altro personaggio chiave, Zadok Halperin, che si aspella fama e succes�so da un suo libro appena uscito, nel «ricordo vivido dei massacri di Killer, delle purghe e liquida�zioni di Stalin», si vergogna di aspirare a conseguire soliamo 1'«onore mondano». Certo, Ombre sull'Hudson ri�sente dell'incompletezza e del forzato lavoro di montaggio com�piuto dai curatori, ma la crepitan�te inventiva di Singer c'è luna, il suo linguaggio lampeggiante, il rapporto inscindibile ira comme�dia, farsa, dramma, nel ricordo della tragedia. Qualche recensore americano, specie quello del Sup�plemento leuerario del «New York Times», lo ha rifiutato in blocco; va notalo, in una prospet�tiva ebraica risentila. L'ebraicilà tormentata ma alla fine libera�mente rivendicata di Grein orinai solo in Israele, quella che consen�te di «imbrigliare la belva uma�na», sanziona, insieme alla vitali�tà caotica ma spesso irresistibile della ricca galleria di uomini e donne, una riuscita che appartie�ne al Singer che abbiamo impara�lo a conoscere e, perché vergo�gnarsi di ammeUerlo?, ad amare. «OMBRE SULL'HUDSON»: UN ROMANZO PUBBLICATO SU UNA RIVISTA JIDDISH E LASCIATO INCOMPIUTO, UNA VARIETÀ' DI CONTRADDIZIONI E PARADOSSI Una folla di ebrei che in misura maggiore o minore rimpiangono la patria perduta, Germania o Polonia Tra gli altri spicca Hertz Grein, marito di una santa donna: morta la seconda amante, ammalatosi di cancro, piomba nella disperazione, che cerca di esorcizzare con varie esperienze erotiche: finirà in un kibbutz Isaac Bashevis Singer a Stoccolma nel '78, quando ricevette il premio Nobel. A destra: un gruppo di ebrei ortodossi a New York Isaac Bashevis Singer Ombre sull'Hudson traduzione di Mario Biondi, Longanesi, pp 608, L 30 000 ROMANZO
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