I «senatori» che inventarono l'Europa

I «senatori» che inventarono l'Europa I «senatori» che inventarono l'Europa Estate 1943, a Milano: in casa del professor Mario Alberto Rollier, il valdese che si iscrisse al Pnf, si gettano le basi del Movimento Federalista MMAGINATEVI un boi bouquet di padri nobili dolla futura Repubblica, di stollo di primo piano dolla nostra cul�tura, ili coraggiosi martiri dolla lotta tli Resistenza, riuniti in un appartamento milanese por darò vita approfittando degli spira�gli di liberta accesi dal tracollono mussoliniano dol 25 luglio 1943 a un nuovo movimento politico. I diritti di libertà in quell'interregno di quaranticin* quo giorni chi; sopara la sconfes�sione di Mussolini da parto del Gran Consiglio del fascista tiaii'B soitombro l'J43 sono formal�mente acquisiti ma la mano dura, usata dallo autorità milita�ri contro manifestazioni di piaz�za o dissidenti troppo rumorosi, induco i partecipanti a qualche (.aiuola. Cosi por approvare lo sci Tosi politiche che, attingen�do al Manifesto di Ventotone «Per un'Europa libera o unita» rodano dal confino di Voniolono da Altioro Spinelli o Ernesto Rossi, mirano a fondare il Movimenlo Fodoralisia Europeo ci si trova nella casa ospitale dol professor Mario Alberto Hollior, in via l'oorio. Solo elio i parteci�panti al convegno, i;iuiiti alla s liccioiata per non darò iioll'occhio, vengono invosiiti nel iragiito verso l'abitazione da uno di quei nubifragi ostivi che por un'ora possono trasformare Mi�lano in una città monsonica. A casa Hollior arrivano dun�que fradici, oli abili da strizza�re i ironlmi oelegati dol MEE. Il tempo stringo. Non si può nonostante il disagio di quei vestiti che sembrano usciti dal�l'ammollo rinviane il dibattilo, Clio faro? E' B questo punto cho Qualcuno ha la luminosa idea di dotare gli ospiti, fatti spogliare dui loro inaument�personali infissi subilo ad asciugare, dolio lenzuola ili casa. E cosi, acconcia�li con quel drappi bianchi cho li fanno assomigliare a solenni se�natori dell'antica Roma, Leone Ginzburg e Vittorio Eoa, Arialdo Banfi e Franco Venturi, Altiero Spinelli e Eugenio Colomi, Ludo�vico Belgioioso e Vindice Cavallo�ni, Guido Morpurgo Tagliabue e Manlio Rossi Dorìa, Willy Jervis e Emesto Rossi e altri ancora dibattono sulle caratteristiche del movimento cho vuole rico�struire l'Europa. Senza peraltro cho nessuno dei presenti rinunci all'impegno di gettarsi nella bru�ciante immediatezza della Iona politica italiana, attraverso l'at�tiva militanza nel Partilo d'Azio�no. Un aspeit.o, quello dell'entri�smo dei «federalisti» all'interno dol l'd'A, ben tratteggiato da Giovanni De Luna nella sua '«Sto�ria dol Partito d'Azione». All'incontro milanese di via l'oorio non mancano gentili pre�senze a cominciare dalla padro�na di casa, Rita Isenburg, o continuando con Lisli Carini Bas�so. Ursula Ilirschinan, Ada Kossi, Luisa Villani Usellini e le due sorelle Spinelli, Gigliola e Fiorel�la. Di questo atto di fondazione del MEE ma soprattullo della militanza azionista e federalista del padrone di casa che organiz�za l'incontro parla l'accurato saggio di Cinzia Rognoni Vercelli dedicato appunto a «Mario Albe-r�io Hollior. Un valdese federali�sta». Hollior, nato a Milano nel 1909 da una famiglia valdese, in molte vicende legate al Movi�mento Federalista Europeo e al Partito d'Azione gioca un ruolo non irrilevante anche se, con il suo deciso abbandono della poli�tica dopo la partecipazione alla lotta di Liberazione, ha conse�gnato la sua figura ad una sorla di silenzioso oblio. Un appartar�si al quale è sialo fedeli! por decenni, dispiegando una vita professionale operosa sia in Italia elio negli Slati Uniti e concludendo la sua carriera acca�demica di docente universitario di chimica pochi mesi prima della molte, avvenuta nel 1980. Nonostante questa riservatez�za alcuni scoici della vita di Hollior. ben illustrati da Cinzia Rognoni nel suo libro, possono apportare qualche scheggia di concretezza al dibattilo su talu�ni aspetti dell'antifascismo tori�nese e azionista. In particolare emerge anche attraverso la storia personale di questo giova�no che dopo aver studiato al Berchet si iscrive alla facoltà di Chimica di Torino, dove si lau�rea nel 1931 il diramarsi discre�to, ma sempre più deciso, dell'op�posizioni! dei valdesi al regime fascista. 1 giovani della Chiesa Valdese, a partire dal concorda�lo tra il Vaticano e lo Stalo italiano ma sopraitutlo dopo l'avvento al potere in Germania di Hitler, fanno particolare riferimento alle tosi del teologo tede�sco Karl Barth decisamente confliggenti verso ogni ipolesi di soggiogamento dei protestanti al carro trionfante del nazionalso�cialismo. A questo impegno tra i giova�ni valdesi, dispiegato con la colla�borazioni! a «Gioventù cristia�na», Hollior affianca un sempre più deciso interesse verso la politica, alimentato dall'amici�zia con i giovani Luzzallo che hanno nel padre, Fabio Luzzal�lo, avvocalo e docente universi�tario refrattario al giuramento fascista del 1931, un solido riferi�mento E tuttavia Alberto Hol�lior, nonostante questi sentimen�ti, nella primavera del 1933 decìde di iscriversi al pattilo nazionale fascista: «Dopo lunghi e penosi ripensamenti ricorde�rà la moglie decidemmo, o meglio; Mario decise insieme a me, di iscriversi al partilo. Ci recammo alla sede del Pnf a cui faceva capo il Politecnico di 'forino, in via Andrea del Sarto 31, i! mentre piangevo su una panchina li vicino, Mario entrò a iscriversi». La decisione susciterà lo sde�gno di Spinelli che, anni dopo, nelle suo memorie', tlalerà l'oppo�sizione d�Hollior all'antifasci�smo solo a partire dal 193(3, quando vengono approvalo le leggi razziali. Di certo negli anni di guerra Rollier riprende l'impe�gno politico e durante la Resislenza la sua casa, a Torre Pellice, è punto di riferimento per ebrei in fuga e per combattenti della Resistenza. Coinvolto diret�tamente nel lavoro clandestino Rollier assume nomi di battaglia che descrivono il suo carattere più di tante parole: nei primi tempi è «Pessimista attivo» e, più avanti, «Tardino». Direttore deir«Unilà Europea» stampala clandestinamente durante la Re�sistenza, con il ritorno alla pace Hollior molla progressivamente l'impegno politico tanto da susci�tare, alla vigilia del secondo congresso del MFE, svoltosi a Milano nel febbraio del 1948, le rampogne di Ernesto Rossi che, come al solilo, non ha peli sulla lingua. E infatti gli scrive: «Mi pare che da un pezzo come federalista lu "siloncggi"... Mani�festi dello velleità di faro, ma fai poco o niente. E invece dovresti essere tu il pilastro più saldo a Milano. Mi raccomando: sve�gliai». Ma «Pessimista attivo», alias Rollier, è ormai avvialo verso impegni irofessional�e accademici. Anche l'ultimo ap�pello di Rossi «Non vivere di ricordi» che lo raggiunge nel luglio del 1948, non cambia il suo silenzioso, deciso tragitto verso la vita privala. DA LEGGERE Cinzia Rognoni Vercelli, Mario Alberto Rollier. Un valdese federalista Prefazione di Giorgio Spini Edizioni Univemtàne Jàca, Milano 1991 Giovanni De Luna Storia del Partito d'Azione. 1942-1947 Muori Riuniti, Roma 1997 Ernesto Rossi con la moglie al confino di Ventotene dove redasse con Spinelli il manifesto per l'Europa