Sartre Il grande cannibale di idee, donne, parole

Sartre Il grande cannibale di idee, donne, parole Sartre Il grande cannibale di idee, donne, parole I RITRATTI George Steiner N Francia è «Sartre lime», il momenlo di Sartre: Sludi leviatanici, monografie, libri di ricor�di, colloqui, incontri, mostre. Il XX secolo è sialo definito «il secolo di Sartre». Lui svetta sugli spirili inferiori grazie alla sua fenomeno�logia filosofica, ai romanzi e alle pièces teatrali, all'impegno ideolo�gico, i saggi sulla politica e le arti; ma soprattutto per l'ubiquità e la forza della sua testimonianza. Questa apoteosi viene dopo alcu�ni decenni di relativa indifferenza, il passaggio postumo attraverso quello che la lingua francese chia�ma «il purgatorio» di un grande scrittore o pensatore. In fondo Jean-Paul Sartre sapeva che i gio�vani e i posteri gli si erano rivoltati contro, che Camus e Raymond Aron, che lui aveva cosi duramente combattuto e '/imo, erano in fase ascendente. La spaventosa debolez�za fisica di Sartre sembrava dichia�rare un'eclissi ancora più grande. Oggi certamente in Francia ma anche, immagino, in Germania, Ita�lia, Giappone e in parte dell'Europa dell'Est, il prestigio di Sartre, la leggenda dell'uomo, è al suo zenilh. E' la leggenda, quasi al di là dell'irregolare e parziale lettura delle opere, che ora occupa chi è rimasto dei cerchi concentrici di Sartre e le generazioni più giovani, per le quali lui è davvero un mito. E' lo splendore dei suoi primi ro�manzi, «Il muro», «La nausea»; è il dialogo con Husserl e Heidegger in «L'essere e il nulla»; è la meraviglia stilistica di «Le parole». Ma ancor più, è la relazione con Simone de Beauvoir (la terza nella costellazio�ne di eros e pensiero, dopo Eloisa e Abelardo, Heidegger e Hannah Arendt). E Sartre sulle barricale o nel rifiuto del Nobel, con l'aperto disprezzo per chi si pensava investi�to del potere di rendergli onore. È l'inleraizione di de Gaulle, ai tempi della crisi di Algeria e dell'appel o di Sartre a opporsi alla coscrizione obbligatoria, «non si incarcera Vol�taire». La rottura con Camus è una delle rotture classiche nella storia inlellelluale. Come quella con Mer�leau-Ponty. Dispule sulla politica della Guerra Fredda che mettevano nei rapporti personali un'intensità rara. Come si addice a una leggen�da, però, restano opache molle cose, che l'adorazione isterica da una parte (nel santuario spettrale di «Tempi moderni») e la denigra�zione al vetriolo dall'altra celano, annettono o falsificano. Di fronte alle strategìe camaleontiche, alla pura e semplice dimensione della persona e degli scritti quante lettere sono ancora inedite, forse migliaia? I metodi classici di descrizione e analisi sembrano ina�deguati. Quale altro filosofo nella storia ha guadagnalo, speso, spreca�to, messo nel posto sbaglialo milio�ni? Quale altro ontologista o morali�sta ha attraversalo e riattraversato il pianeta, ipnotizzando uditori va�sti quanto uno stadio, da Parigi a Lisbona, da Praga all'Avana, da Alene a Marrakesch? Bemard-Henri Lévy ha fatto di tutto per imitarlo. Si è autoproclamato «philosophe» al di fuori del�l'accademia, argomentando le sue idee nai media popolari. È roman�ziere e regista. I suoi convincimen�ti umanitari e libertari lo hanno portato a Sarajevo e in altri luoghi di battaglia. Straordinariamente bello (Sartre era brullo come Socra�te), Lévy ha dettalo mode maschili. Mentre Sartre ha scritto su Tintoretto o Giacomelli, Bemard-Henri Lévy ha prodotto sludi su Mondrian e Frank Stella. Entrambi gli scrittori sono stali affascinali da Baudelaire. Lévy ha imitalo Sartre nel tentativo di allargare il ruolo dell'intellettuale all'azione politi�ca; quale titolo potrebbe essere più sartriano di «Le avventure della libertà»? È inevitabile perciò che «Il secolo di Sartre» (Grassel, pp. 663, fr. 148) sia, nel suo nucleo profondo, un'autobiografia, una cronaca di Sartre attraverso gli incontri di Lévy con le sue opere, con l'ombra ispiratrice che Sartre ha gettalo sull'esistenzialilà slessa di Lévy, pre-svuotando, a volle anche prosciugando, i compili, le occasioni, le glorie che Lévy avreb�be potuto rivendicare perse. Il frullo di questo incontro edipi�co e narcisistico Lévy ha ima consuetudine con il lessico freudia�no superiore a Sartre, che aveva deciso che l'inconscio non ha sfatus epistemologico è un tiranno�sauro.Un libro che lancia fiamme di orgoglio, sfida chiunque arrivi, delimita un vasto terreno polemico e contemporaneamente manovra con leggerezza rapida e addirittura con eleganza. È la celebrazione del concetto stesso di «inlelligenlsia», degli incantamenti dell'alto pette�golezzo filosofico-letterario, delle quasi inquietanti energie dello spi�rilo che hanno dato ai testi france�si, da Sartre Beauvoir Camus a Barthes Foucault Lacan Derri�da e ora a Bourdieu il loro «irradia�mento», il loro influente prestigio nella modernità. La struttura del libro tracce del bricolage di Lévi-Strauss è anti-si�stematica, contro-cronologica. Quello che abbiamo è un'antologia, che spesso si avvita su slessa, di saggi su aspetti cardinali della calei�doscopica vita e del genio di Sartre. Dentro questo labirinto ci sono escursioni, a volte assai ampie, su aspelli secondari, come la sovrani�tà di Heidegger in Francia o il ruolo di Louis Althusser. La prosa è incalzante; nomi e allusioni scendo�no a cascala sulla pagina: «Appog�giarsi a Celine per dimenticare Gide... far leva su Chateaubriand o Hugo per poi sbarazzarsi di Celi�ne... Salutare Camus, e Blanchot, ma per meglio riprendersi da loro Kakfa... Correggere Ponce attraver�so Jules Renard e Jules Renard attraverso Ponge... Investire Faulkner e Blanchot ... Giocare Camus contro Merleau e poi Merleau con�tro Camus... Utilizzare Dos Passos contro Martin du Gard ... Malraux contro Aragon...» Bernard-Hen�ri Lévy è convincente nel fare della sua stessa prolissità torrenziale una ri-rap�presentazione di quella di Sartre. Ciò che dice di Sartre vale anche perse: «Credono che'faccia critica, invece fa strategia. Credono che scriva prefazioni, articoli, mentre sono macchine da guerra». L'affresco inizia con un intensa rievocazione di «un amore chiama�to Castoro», del ruolo assolutamen�te infimgibile di Simone de Beau�voir. Donne e ragazze hanno un ruolo costante noi bisogni di Sartre. «Un giorno una. Un giorno l'altra», come dice Lévy. Ancora una valanga di nomi: Arlette, Wanda, Michelle. Evelyne, Liiiane, Dolores, r«amanle d America», Lena «la russa». Come altri. Lévy s'inierroga sul tono masturbalorio, voyeuristico della sessualità di Sar�tre. Non solo Beauvoir doveva esse�re informata, ma sembrerebbe che qualche volta abbia agito come procacciatrice e testimone oculare ilei giochi del Moloch. Forse hanno anc le condiviso la preda. Comun�que sia. Anche lei scritiore e pensa�tore di qualità, Castoro rese possibi�le la creatività di Sartre. Era il lettore «per eccellenza», l'unico cri�tico che lui jjrendeva sul serio, il guardiano ringhioso del tempio. Per l'ingenua furia delle femmini�ste odierne, Simone de Beauvoir non solo sacrificò mollo delle sue polsnzialità per «as-secondare» parola chiave quella ili Sanie, ma accettò l'idea esplicila di Sartre che questa fosse una gerarchia giusta e naturale. Aver visto Sartre, ormai quasi cieco, entrare nella «Closerie des Lilas» al braccio protettore di Madame de Beauvoir, la testa di lei, maestosa e vigile, avvolta nel turbante, significa essere stati testimoni di uno di quei momenti-ico�na quando l'Europa è, contro unto e tutti, an�cora se stessa e al cuoir della vita della mente. Il fraseggio blasonato di Lovy non potrebbe esse�re miglioralo: «Architet�to di casa Sartre: donna inevitabile, amore neces�sario». Cenino figure-padre ila uccidere. Lévy fruga jìù a fonilo di ogni prece�dente archivista nel debito tli Sartre con Gide e Berg�son. Sartre «nasce da Gide». ma anche dalla dinamica del�la temporalità di Bergson. Celine conliene il seme. Più tardi Sartre scorticherà il bestiale odio antise�mita di Coline e arriverà a decreta�re che nessuna ideo-logia del gene�re può produrre buona leiteralura. Né i suoi primi romanzi ne alcuni aspelli delle sue analisi della con�sapevolezza sarebbero potuti maturare senza il «Viaggio al termine della notte». Quasi alla fine della vita di Sartre arrivo quel lampo lapidario: «Di tulli noi, reste�rà forse solo Celine». E' al di fuori di queste iniziazioni e di questi disconoscimonii dei suoi predecessori, dei maestri necessariamente «fal�si», che Sartre costruirà il suo straordinario programma. Lo svela a Beauvoir in un momenlo in cui la sua celebrità va e viene, quando la Stalag sembra aver messo fine alle campagne di Sartre. Come nessun altro autore e «pensatore» prima di lui. Jean-Paul Sartre combinerà nella sua persona Spinoza e Sten�dhal. Sarà il più rigoroso, il più influente degli epistemologi e il più adulto, il più intellettualmente vigi�le dei romanzieri. Avendo voluto essere questo e quello, riusci Sartre a essere almeno una delle due cose? Lévy sostiene con ardore i meri�ti del principale romanzo di Sartre, «Il cammino della libertà». Per la maggior parte dei letiori, esso rima�ne enfaticamente didattico. Manca della concisione e del nerbo dei primi racconti e romanzi. Quello che Lévy lascia da parte è il Sartre drammaturgo. Eppure è nel Guignol allegorico-ideologico di «Le mosche» e «A porte chiuse» che Sartre è. dal punto di vista leilerario, e nonostante una lontana affini�tà con Diderot, al massimo della sua originalità. Oltre «Le parole», le capacità di Sartre maestro di prosa sono ben visibili nella serie di «Situazioni», CONTINUA A PAGINA 12 n Francia si celebra filosofo e scrittore militante a 20 anni dalla morte. Spicca un saggio-biografia, di B.-Henri Lévy, 'intellettuale che più di tutti lo ha mitato, un libro edipico e narcisista che esplora il labirinto di un genio, una vita e un'opera vulcaniche, divoratrici tre ale parole Gide... far leva su Chateaubriand o Hugo per poi sbarazzarsi di Celi�e... Salutare Camus, e Blanchot, ma per meglio riprendersi da loro Kakfa Correggere Ponce attravercontro Aragon...» Bernard-Hen�ri Lévy è convincente nel fare della sua stessa sono macchine da guerra». L'affresco inizia con un intensa come dice Lévy. Ancora una valanga di nomi: Arlette, Wanda Michelle Evelyne Liiian Franfilosomilitandalla mun sagdi B.-H'intellepiù di tmitatoedipicoche esplabirintuna vitvulcaniqualche voprocacciatriilei giochi danc le condque sia. Antore di qualle la creatlettore «pertico che luguardiano Per l'ingenste odiernnon solo spolsnzialitparola chiaaccettò l'idquesta fosnaturale. quasi ciecdes Lilas»Madame lei, maestLrtinsailajìùdentli Sson. ma anla tempoconliene ilscorticheràmita di Colre che nessre può prodNé i suoi paspelli desapevmatutermine dfine della vlampo lapidrà forse solqueste iniz